Una serata nata quasi per caso, che si è concretizzata ieri sera, mercoledì 6 settembre, in largo Pertini o quello che è meglio conosciuto come il giardino davanti Villa Reghini a Sovigliana.
Ospite e protagoinista Riccardo Cucchi, voce diventata ormai storica di 'Tutto il calcio minuto per minuto', che da questa stagione è passato alla televisione alla conduzione della Domenica Sportiva dopo 35 anni trascorsi a raccontare calcio davanti a un microfono.
"Scusa Ameri... Radiocronache dal campo principale" è stata una serata fatta principalmente di aneddoti raccontati dal giornalista romano e di amarcord radiofonici accompagnati da alcuni contributi video, organizzata a e promossa dall'assessorato alla cultura del Comune di Vinci e che rientra nell'ambito degli appuntamenti culturali della città leonardiana.
Ed è proprio da questo principio, la cultura, che il discorso sul calcio affrontato ieri sera ha ripercorso uno dei capisaldi dell'immaginario collettivo italiano: le radiocronache delle partite di calcio.
'Tutto il calcio...' è stato infatti parte della cultura popolare e più in là oggetto di studio di linguisti e sociologi per come si è affermato nella vita degli italiani, influenzandone prima di tutto il modo di parlare, non solo di calcio. Secondo questo filo conduttore, Riccardo Cucchi ha risposto a quattrodici domande preparate dall'assessorato vinciano alla cultura in collaborazione con l'ufficio stampa comunale, rispondendo alle quali ha ripercorso la propria carriera radiofonica, ha svelato tanti retroscena deliziosi e ai limiti del romanticismo, dimostrandosi ancora una volta preparato e preciso come quando raccontava ogni singola partita.
Dall'esordio di Campobasso-Fiorentina di Coppa Italia nell'82 fino a Inter-Empoli del campionato 2016/2017, ultima partita raccontata in radio, Riccardo Cucchi è passato attraverso gli scudetti di Milan, Juventus, Roma, Inter e della sua Lazio o ha dato voce alla Nazionale, con la quale ha raggiunto l'apice nel 2006 con la semifinale mondiale contro la Germania e poi in finale con la Francia, dove confessa di vergognarsi per aver urlato troppo, contravvenendo a una sua marca stilistica peculiare, e cioè quella di essere stato sempre sobrio nell'aver raccontato qualsiasi partita con la stessa imparzialità.
Quattordici domande, dicevamo, che hanno spaziato dalle emozioni provate all'esordio, a quali sono le figure a cui lui si è maggiormanete ispirato per fare questo lavoro, passando per il dualismo fra Enrico Ameri e Sandro Ciotti, oppure sul linguaggio delle radiocronache e della sua evoluzione e dell'evoluzione del calcio stesso, che è andata di pari passo all'avvento della televisione, alla quale la radio non ha mai ceduto la propria autorevolezza in fatto di fiducia acquisita da parte del pubblico nei confronti di una categoria, quella del radiocronista, appunto, capace di raccontare quello che sta accadendo in campo solo con le parole e senza l'ausilio di molti dei ritrovati tecnici che inevitabilmente avvantaggiano la televisione.
Ma non solo. Essendo diventato la voce principale di 'Tutto il calcio...', Cucchi ha avuto la fortuna di arrivare a quel punto partendo da lontano, e cioè da una scuola di professionisti e poeti della parola calcistica che oltre ad Ameri e Ciotti hanno contribuito a rendere grande la radio e questo programma. Si parla di Povenzali e Bortoluzzi, altre voci storiche della trasmissione, o di Moretti e Zavoli, ideatori di questo cult.
Una serata che è stata una lezione, in qualche modo, su un certo modo di sentire il calcio - e non solo alla radio - e di parlarne, lontano dai sensazionalismi che mettono in risalto il futile piuttosto che il concreto, come tutt'ora continua a fare 'Tutto il calcio...'.