"Sagre, siamo all'anarchia". Non si arresta la legittima battaglia di Confcommercio Pisa contro l'esplosione di sagre e feste paesane, spesso fasulle, nella provincia di Pisa: “Rispetto ai mesi estivi, il numero e i giorni di sagre organizzati in provincia non sembra assolutamente diminuire” - esordisce il direttore di ConfcommercioPisa Federico Pieragnoli: “E' anche difficile contarle tutte, dalla ciccia al frate, dal fegatello alle pallette, non c'è borgo, non c'è paese, non c'è comune in cui non si svolgano quasi a ciclo continuo, manifestazioni che nella maggior parte dei casi rappresentano conclamate forme di somministrazione sleale e parallela”.
“Inutile fingere, è fin troppo chiaro l'aspetto spiccatamente commerciale delle sagre, che di fatto non promuovono alcuna tipicità” - spiega il direttore: “Soprattutto in Toscana, con un numero che supera le 5.000 ogni anno, siamo una delle regioni a più alta intensità di sagre, feste paesane, feste di partito, che incidono negativamente nell'ordine del 25% -30% dei fatturati dei pubblici esercizi regolari. Così, mentre bar, ristoranti, pizzerie continuano a chiudere, 1.747 solo nell'ultimo anno, parallelamente le sagre aumentano, sfruttando la complicità dei comuni e una serie di agevolazioni non più tollerabili”.
“Nessun obbligo di emettere scontrini, una fiscalità super-agevolata che prevede una tassazione forfettaria del 3%, e se pensiamo al peso dell'Iva e delle imposte dirette sui pubblici esercizi regolari ci rendiamo conto della evidente e inaccettabile disparità, nessun controllo sulla destinazione degli incassi, tirando le somme la perdita di imposte dirette e contributi per lo stato è di 710 milioni di euro l'anno”.
“E' obbligatorio e doveroso mettere fine a questo stato di anarchia, che dequalifica l'eccellenza eno-gastronomica locale e danneggia imprenditori e consumatori”, – conclude il manager della Confcommercio di Pisa - “stilando comune per comune un regolamento e una programmazione ben precisa, valorizzando i criteri di tipicità ed eccellenza, imponendo il rispetto delle normative in campo igienico sanitario, fiscali, della sicurezza, dotazioni obbligatorie in termini di servizi igienici, impatto acustico, raccolta differenziata, orari di apertura, impiego degli incassi in finalità di promozione e valorizzazione dei territori. E' interesse di tutti, sindaci in primis, portare avanti questa battaglia di legalità e di civiltà contro ogni forma di abusivismo che nel campo della ristorazione e dell'eno-gastronomia non hanno più ragione di esistere”.
Fonte: Confcommercio Pisa - Ufficio Stampa