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Sanità, Mauro Valiani: "La politica deve proporre è una rottura radicale del quadro attuale"

Mauro Valiani (foto gonews.it)

Si dà notizia (Corrierefiorentino 11 luglio) di un accordo in vista tra Coop Firenze e Unisalute (Unipol) circa l’utilizzo dei punti della spesa per sconti in prestazioni sanitarie presso strutture private Unipol e convenzionate. Una signora Maria, da tanti anni cliente coop, potrebbe dire: e che male c’è? Mi si offre una scelta in più, oltre ai soliti regali dei punti coop.

Invece è bene spiegare il senso della cosa e sopratutto in quale contesto si inserisce. A parte l’ovvietà che i regali coop non sono regali, ma oggetti già pagati dalla spesa di tutti, una prima osservazione generale si impone: i soci coop, come tutti i cittadini, hanno pagato in anticipo, attraverso le tasse, i servizi sanitari, ‘necessari ed appropriati’, di cui dovrebbero usufruire al bisogno.

Si sente dire: “la sanità non è una merce”. In questo caso, invece, risulterebbe lampante: la prestazione sanitaria è come un tostapane o un servito di piatti. Inoltre, sappiamo che l'accesso diretto alla prestazione specialistica o strumentale che non viene valutato dal medico di famiglia è a più alto rischio di inappropriatezza.

Certamente, questa proposta Coop-Unipol ha dalla sua delle ‘ragioni strumentali’ riferibili alle diffuse difficoltà del servizio sanitario. Chi ha bisogno di una prestazione specialistica o di un accertamento diagnostico si sente proporre date lontanissime dal servizio pubblico. Il servizio sanitario, che dovrebbe garantire tutte le prestazioni di cui necessitano i cittadini, non dice loro di no, ma costringe diverse persone, anche per via dei ticket salatissimi, a rinunciare oppure a ricorrere al privato sanitario. 

Inoltre, pagando, le lunghe liste di attesa del pubblico, si accorciano: ricorrendo alla cosiddetta intramoenia, il paziente ha anche buone probabilità di scegliere il professionista di riferimento anche per le eventuali prestazioni successive della struttura pubblica, a partire dagli interventi chirurgici.

Insomma, c'è veramente, anche nella nostra regione, un problema generale di difficoltà d'accesso. Insieme ad un diffuso crescente disagio per l’insufficiente presa in carico, anche durante i ricoveri. Si parla sempre più spesso di “privatizzazione  della sanità”. Questo processo non consiste certo in una singola legge che esplicitamente cambia il sistema, come hanno fatto alcuni paesi come, ad es., Spagna o Gran Bretagna. Si tratta piuttosto della promozione (certo anche con 'piccole leggi’, come ad es. l’ultima finanziaria che defiscalizza molto il welfare aziendale) di una serie di nuove 'pratiche' che, lentamente, ma inesorabilmente, cambiano il sistema.

Alcuni esempi:

- il grande sviluppo, già proposto da Sacconi nel suo ‘libro bianco’ al tempo del governo del centrodestra e incentivato dagli ultimi governi, dei sistemi assicurativi di categoria (il cosiddetto welfare aziendale, sul quale pare che la Cgil inizi una revisione critica..)

- accordi speciali per incentivare l’attività libero professionale intramoenia (com'è avvenuto in Emilia Romagna tra Asl e Coop)

- la pesantissima proposta della giunta leghista lombarda sulla presa in carico dei malati cronici con la quale si emargina il medico di famiglia e si impone al cittadino la scelta di un ‘gestore’ privato cui vengono affidati fondi pubblici regionali.

Ecco, dunque, il circolo vizioso: più dico che il sistema è ‘insostenibile’, più sviluppo questi tipi di risposta privata. Più sviluppo queste risposte private, più metto in crisi il sistema…. Perché, dunque, sarebbe sbagliata questa scelta Coop-Unipol per i cittadini in generale (ancorché utile per quelle imprese private che offrono questi servizi sanitari)?

- porta un mattone al senso comune (che sta vincendo, purtroppo) consistente nel considerare le prestazioni sanitarie non come un diritto ‘della persona’ (almeno fino ad oggi, come portato della Costituzione e della legge 833 del ’78), ma come una ‘possibilità’ che si ha in base, appunto, alle ‘possibilità’ (di reddito, di collocazione in una categoria sociale, di sapere come ‘muoversi’ e di ‘conoscenze’)

- indebolisce, insieme a tutte le altre modalità private o semiprivate sopra dette, il servizio sanitario universalista

Questa operazione avrebbe un valore emblematico negativo nella Toscana della sanità pubblica universale. Speriamo che si cambi strada.

Invece, quello che la politica deve proporre è una rottura radicale del quadro attuale.

Oggi, come non mai, anche in questo settore, se vogliamo salvare i fondamentali dobbiamo cambiare strada: un grande nuovo finanziamento del servizio sanitario, una politica di valorizzazione del lavoro in questo settore, un potenziamento vero della sanità territoriale e della prevenzione, una rinnovata lotta alla corruzione in sanità.

Mauro Valiani

ex direttore Dipartimento Prevenzione ASL Empoli

Tavolo regionale toscano Diritto alla Salute

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