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Epilogo Tuttocuoio, Dolfi: "Mollo tutto o si riparte dal fondo"

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Cerca risposte sul campo dai tifosi, ma Andrea Dolfi sa già qual è il suo destino e forse anche quello del Tuttocuoio. La formazione appena condannata a scendere di categoria dopo i play out con il Prato potrebbe non vedere nemmeno la serie D. È una questione di soldi, è una storia di difficoltà finanziarie, di debiti pregressi e di mancanza di aiuti da parte della "famiglia", citando un termine usato in un articolo di giornale per riferirsi alla società ma senza fare nomi.

"Pago i debiti che ci sono da pagare, sono circa 400mila euro, non voglio vergognarmi di andare al bar a Ponte a Egola. Però poi mi ritiro", afferma Dolfi nella lunga conferenza fiume al Leporaia. Le due scelte profilate sono dunque sotto la serie D (dall'Eccellenza giù fino alle Terza Categoria, non è ancora certo) o l'iscrizione in Serie D ma con un'altra dirigenza. "Mi dispiace tantissimo per essere retrocessi, non credete che non mi dispiaccia. Già arrivare ultimi in Lega Pro era una vittoria per un paese come Ponte a Egola".

"La 'famiglia' ha sbagliato, non si può partire in barca senza mettere la benzina. Io ero orgoglioso di portare il Tuttocuoio in giro per l'Italia, per me era un vanto per il mio paese. Ma a parte le quattro o cinque aziende che hanno messo qualcosa di tasca loro, nessuno ha tirato fuori una lira".

Dolfi pensava di avere l'aiuto da parte delle concerie, dal Consorzio Conciatori di Ponte a Egola e dal Consorzio Vera Pelle al Vegetale. Ma questi aiuti non sono mai arrivati.

La tensione in questa ultima stagione sembra essere salita alle stelle, specie negli spogliatoi. "Tutti mi dicono che ho mandato via Luca Fiasconi, ma non è vero. Ho parlato con lui fino a notte tarda, voleva le scuse di cinque persone e che gliele portassi fino a casa. A questi livelli non ci sto. Avrei dovuto mandarlo via a dicembre, non era all'altezza". Poi i giocatori: "Un procuratore faceva pressione sui giocatori affinché non si infortunassero, così poi sarebbero potuti andare a giocare altrove".

Forse Ponte a Egola non ha avuto il supporto nemmeno della città di San Miniato. "Ci chiamano pellai ma il cuoio è il nostro orgoglio. Perché dovrei litigare con Gabbanini per lo stadio? Ha fatto tanto e lo ringrazio".

Ci sono persone che meritano però il rispetto del presidente: "Umberto (Aringhieri, il ds NdR) dovevo conoscerlo almeno tre anni fa". Poi tutti i tifosi che erano presenti oggi e lo sono stati anche nelle lunghe trasferte. Molti di loro lo hanno ringraziato di persona, stringendogli la mano, come si fa in un paese,

"Se non ce la facciamo torno a Stibbio - commenta amaro Dolfi, ripercorrendo gli errori di tre anni ai grandi livelli della Lega Pro -. In cinque anni non abbiamo mai preso un soldo dai ragazzi andati in Serie B o in Serie A".

Vuole ritornare alla gestione delle sue azienda Andrea Dolfi, lasciando le chiacchiere alle spalle e l'immensa responsabilità del Tuttocuoio, soprattutto finanziaria. "Ci eravamo detti che avremmo fatto il presidente due anni per uno, poi gli altri si sono defilati. Sette anni fa non lasciammo perché la famiglia era unita. Se quest'anno mi fossi salvato però non sarei rimasto comunque, ma avrei pagato lo stesso i debiti".

Dolfi non ha problemi a fare i conti in tasca a quella che sembra essere ormai la sua ex società: "Abbiamo 80mila euro di debiti arretrati, altrettanti ne servono per giocare al 'Mannucci' di Pontedera, si arriva a un milione di euro all'anno finito in hotel, in pasti per i calciatori, in palloni, ecc".

A sentire le sue parole sembra che le ipotesi di fusione e di accorpamento non hanno nemmeno un fondamento: dell'accordo con la Cuoiopelli di Santa Croce non vi è fatta menzione, come se non fosse nemmeno mai esistito un contatto con quella società. Sul ripescaggio c'è la possibilità, ma a quanto pare, se non arriverà un'altra dirigenza, rimane lettera morta.

La palla passa ai tifosi, nel caso in cui volessero consorziarsi per prendere in mano la società (sulla scia dell'Ac Prato, che però sta tornando alla gestione dei Toccafondi), o ad altri imprenditori interessati. Quando i Petroni mostrarono interesse per la squadra, andando poi ad acquisire il Pisa, le cose finirono molto male, tra un arrivo zoppicante in serie B e la cessione che sembrava non arrivare mai. Il futuro del Tuttocuoio, almeno per ora, è più nero che verde.

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