
Torna al centro delle cronache il carcere di Pisa, dove ieri un Agente di Polizia Penitenziaria è stato ferito dopo la violenta protesta di un detenuto straniero.
“Colpa e conseguenza della protesta sconsiderata e incomprensibile di un detenuto straniero, di nazionalità tunisina, ristretto per i reati di spaccio”, spiega Francesco Salomone, vice segretario provinciale di Pisa del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria. “Il detenuto è in cella con il fratello e voleva uscire per andare a prendere del cibo in un’altra cella, operazione, questa, non consentita quando le inferriate sono chiuse e quando c’è sul piano, come ieri, il detenuto lavorante della Sezione detentiva che avrebbe potuto passare gli eventuali alimentari da una camera all’altra. L’Agente forniva questa spiegazione ma il detenuto, non nuove ad intemperanze e che evidentemente pretendeva di uscire dalla cella per altre ragioni, lo insultava, sputandogli, e lanciandogli contro una bomboletta di gas, di quelle usate per riscaldare il cibo, e colpendolo violentemente ad un ginocchio.
Solidarietà al poliziotto penitenziario ferito, ma vanno stigmatizzate con fermezza le gravi e pericolose intemperanze che accadono sistematicamente in un carcere, come quello di Pisa, fatiscente non solo dal punto di vista strutturale e con evidenti difficoltà operative per gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, che lavorano con un pesante sotto organico. Eppure, nonostante tutto questo, l’Amministrazione Penitenziaria regionale della Toscana non fa nulla per sanare e porre rimedio a queste gravi criticità”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, aggiunge: “E’ solamente grazie ai poliziotti penitenziari, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. Contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria e dalla Giustizia Minorile e di Comunità. Ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella mentre ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Aggressioni risse, rivolte e incendi sono all’ordine del giorno e i dati sulle presenze in carcere ci dicono che il numero delle presenze di detenuti in carcere è in sensibile aumento. Ed il Corpo di Polizia Penitenziaria, che sta a contatto con i detenuti 24 ore al giorno, ha carenze di organico pari ad oltre 7.000 Agenti. Pesantissima, in particolare, la situazione del Reparto del carcere di Pisa, nettamente sotto organico”.
“E non è un caso se, da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto, gli eventi critici nelle carceri sono decuplicati”, evidenzia. ““Non ci si ostini a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto: Gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio – aggrediti da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno, come dimostra quel che è accaduto ieri nel carcere di Pisa”.
Pasquale Salemme, segretario nazionale SAPPE per la Toscana, conclude: “Da tempo il SAPPE denuncia il ciclico ripetersi di eventi critici in carcere (anche a Pisa ed in Toscana) che vede coinvolti detenuti e detenute stranieri. E’ infatti sintomatico che negli ultimi dieci anni ci sia stata un'impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni '90 sono passati oggi ad essere oltre 19mila e 200. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d'origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi turbativi dell’ordine e della sicurezza durante la detenzione”.
Fonte: Sappe - Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria
<< Indietro