Beni confiscati alla mafia: la comunicazione della Giunta


Il sistema informativo dell’Agenzia nazionale ci dice che dalla fine del 2016 “la Toscana ha 392 beni sottratti alla mafia: 52 immobili e 2 aziende già destinate agli usi previsti dalla legge, 296 immobili e 42 aziende da destinare e cioè ancora in gestione presso l’Agenzia”. A 25 anni dalla strage di Capaci, dove Cosa nostra uccise Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo ed i tre agenti della scorta, la Toscana onora la memoria delle vittime con una comunicazione in Consiglio regionale sui beni confiscati alla mafia. Il presidente Eugenio Giani ha chiesto un minuto di raccoglimento per ricordare le vittime di quella strage e rendere allo stesso tempo onore alle vittime dell’attentato di ieri a Manchester.

È l’assessore regionale Vittorio Bugli a delineare in Aula il quadro aggiornato e la direzione che la Toscana intende seguire sui beni confiscati alla mafia. “È necessario ribadire un principio con forza: i beni confiscati rappresentano una risorsa. La priorità resta il loro utilizzo per finalità di carattere sociale e le aziende per ragioni di carattere produttivo e di sviluppo economico”. La vendita del bene confiscato “deve restare un’ipotesi residuale e fortemente controllata”. Ed è con questo spirito “che nel 2008, all’indomani della confisca di uno dei beni più rilevanti confiscati a Cosa nostra, l’Azienda agricola Suvignano, la Regione Toscana ne ha chiesto l’assegnazione ai Comuni interessati. La questione purtroppo rimane ancora aperta – prosegue Bugli – e nel luglio del 2016 siamo nuovamente intervenuti, firmando un protocollo d’intesa con il Ministero delle politiche agricole, agroalimentari e forestali e con i Comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo per accelerare il trasferimento della fattoria di Suvignano ai Comuni interessati e, successivamente, costruire un progetto di sviluppo dell'azienda sequestrata, con l’idea condivisa di dare vita ad un progetto pilota di agricoltura sociale. Siamo ancora in attesa di una risposta dall’Agenzia”. Ora si tratta di accelerare le procedure di assegnazione. L’attuale sistema, spiega l’assessore, “dimostra una serie di limiti piuttosto evidenti: l’Agenzia, in più di un’occasione, ha palesato di non essere in grado di assolvere ai suoi compiti così come previsto dalla normativa”.

Nell’intervento in Aula, Bugli cita la legge Rognoni-La Torre, “che costituisce una pietra miliare nel quadro generale della legislazione antimafia”. Quindi la legge 109, di “alto valore simbolico, che il Parlamento approvò per consentire l’uso per finalità di carattere sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata”. Dal 2010, anno in cui viene istituita l’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, “un ruolo centrale viene assunto dagli enti locali”. In questa fase, dice Bugli, “è opportuno che il Consiglio regionale si esprima, occorre riprendere una azione politica, fare pressione perché l’azione di restituzione dei beni alla collettività avvenga nel più breve tempo possibile”.

Al 30 settembre 2015, “ultimo dato complessivo disponibile sul sito dell’Agenzia nazionale, risultavano censiti 17mila 577 beni e 866 aziende, buona parte dei quali risultavano destinati”. Sempre al 30 settembre 2015, in Toscana, “risultavano 170 beni, lo 0,96 per cento del totale nazionale, di cui 40 destinati, pari al 23,5 per cento”. Il dato aggiornato al 2016, come si vede, segnala un forte incremento dei beni confiscati. L’auspicio è che abbiano un seguito “le parole del Ministro dell’interno, Marco Minniti, secondo cui ci sono tutte le condizioni per approvare rapidamente il testo unico antimafia e che sarebbe un peccato mortale se la legislatura si concludesse senza questa approvazione”.

L’assemblea vota all’unanimità, nel prosieguo della seduta, un ordine del giorno presentato dal Partito democratico ed emendato in Aula per sollecitare il Senato ad approvare la nuova normativa per “favorire anche in Toscana il rapido prioritario riutilizzo dei beni confiscati alle mafie e alla criminalità organizzata”.

L’assessore, nella comunicazione, ricorda anche il “lungo elenco di servitori dello Stato che hanno sacrificato la loro vita per combattere la mafia; dai magistrati, alle forze dell’ordine” e il magistrato Antonino Caponnetto, “figura simbolo della lotta alla mafia, che dette vita al pool, la cui attività culminò nel maxi processo di Palermo”. Poi gli anni delle stragi, tra queste la strage di via dei Georgofili, che la Regione ricorderà con una cerimonia venerdì 26 maggio, nella sala Pegaso di palazzo Strozzi Sacrati, “alla presenza del presidente del Senato, Pietro Grasso. La commemorazione proseguirà dalle 21 in piazza della Signoria, per poi concludersi in via dei Georgofili”.

Fonte: Toscana Consiglio Regionale

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