Simona Maestrelli fa chiarezza sulla Cartotecnica: "Noi dipendenti pagheremo le conseguenze"

Da giorni il futuro della Cartotecnica Maestrelli è in bilico. Nelle ultime settimane si è assistito a un gran numero di scioperi e in molti hanno detto la loro. Stavolta a parlare è Simona Maestrelli, responsabile della gestione qualità. Di seguito la sua lettera indirizzata alla redazione di gonews.it.
LEGGI LA REPLICA DEI DIPENDENTI
"Sono Simona Maestrelli. Il mio cognome è nella ragione sociale dell’azienda fondata dalla mia famiglia nel 1968.
Mio padre ormai non c’è più.
Il fratello, Mauro, per ristrutturare l’azienda si è fatto da parte cedendo il comando ad un manager esterno, affinché la Cartotecnica si risollevasse dalla crisi che ormai la colpiva da anni. Anche prima dell’apertura della procedura di mobilità del Dicembre 2015 avevano rassegnato le dimissioni due capi-macchina ed il futuro responsabile di produzione, perché non erano sicuri circa il futuro della CM.
Per ristrutturare un’ azienda a conduzione familiare, dove veramente molti si sentivano a casa propria, serviva una persona capace di prendere decisioni importanti e difficili.
Nel 2015 la procedura di mobilità fu aperta perché il fatturato, e di conseguenza il lavoro,era diminuito, non a fronte di investimenti da parte della proprietà.
Vorrei fare chiarezza su alcuni dati, che si evincono comunque da documenti pubblici.
Dal Luglio 2014 vi è un Consiglio di Amministrazione di cui Mauro Maestrelli, mio zio, è il Presidente e Cesare Michelin l’amministratore delegato, dotato di tutte le deleghe operative.
Ancora oggi, 2017, l’immobile è di proprietà della Cartotecnica Maestrelli, ovvero sia lo stabilimento e che l’abitazione dove mio zio ha vissuto per circa 50 anni appartengono alla società, non ai singoli soci.
All’interno dell’azienda ricopro il ruolo di responsabile gestione qualità, sono quindi una dei 33, ostaggio di me stessa.
Quindi sono dipendente e anche socia. Dal 2011 possiedo il 14% delle quote. Dal 2011 a oggi non ho ricavato un euro di profitto. Ho rilasciato fideiussioni personali a due istituti di credito, al posto di quelle di mio padre.
Le bandiere rosse hanno sventolato su Viale Togliatti ben due volte negli ultimi anni, con una ricaduta negativa sul’immagine aziendale, il 22 Aprile 2015 e i primi di Maggio 2016. Ricordo le risposte di rassicurazione fornite alle telefonate allarmate di clienti e fornitori.
Anche l’amministratore delegato ha la sua parte di responsabilità, e io gliel’ho detto in occasione dello sciopero di Aprile 2015, di Maggio 2016, e lo ripeto ancora oggi. Se non avesse esacerbato gli animi oggi probabilmente la mia anziana madre non avrebbe il timore di uscire da casa.
Io per fortuna non abito più a Empoli da tempo, e i miei figli, che sono la mia ricchezza più grande, sono lontani dai cartelli oltraggiosi di Viale Togliatti, vetrina troppo ambita per troppi.
Alla fine temo che chi ne pagherà le conseguenze saremo proprio noi dipendenti".