Santa Croce nell'Alluvione del '66: Andrea Mancini la racconta a teatro

Lunedì 3 aprile alle 10,30, davanti al pubblico delle scuole medie 'Cristiano Banti', l'assessorato alla cultura del Comune di Santa Croce sull'Arno organizza lo spettacolo "Nel 1966 avevo 12 anni" con Andrea Mancini, autore anche del testo - una specie di autobiografia a posteriori - e con il maestro Simone Faraoni.

Lo spettacolo nasce, come dice il titolo, da un episodio autobiografico dell'autore e attore dello spettacolo: Andrea Mancini nel 1966 aveva appunto 12 anni, quasi coetaneo del suo pubblico. Mancini racconterà le sue esperienze di ragazzo, quasi affogato sotto l’acqua dell’Arno, in quel 1966 di cinquant’anni fa.

Mancini ha svolto un lavoro importante nell'ambito della narrativa e nel teatro per e con i ragazzi. Ha diretto per più di quindici anni il Teatrino dei Fondi di San Miniato (specializzato nel teatro ragazzi) e per cinque la Fondazione Aida di Verona (anche questo legato a doppio filo ai ragazzi). Per queste due realtà ha scritto e diretto moltissimi spettacoli teatrali, in parte confluiti in alcuni libri. Si ricorda almeno il suo Ragazzi all'Opera, Undici testi, cinque poesie e un manuale per fare e far fare teatro con i ragazzi, Titivillus 2008.

Dagli inizi di quest’anno è diventato direttore artistico del prestigioso Festival internazionale del Teatro Romano di Volterra.

Il maestro Simone Faraoni, che accompagna Mancini, è un importante musicista, da anni impegnato in una dimensione sociale dell’uso della musica. Dirige moltissimi cori, gruppi musicali ed è uno dei principali animatori del gruppo CoRe, che riunisce gli anziani di una decina di case di riposo, in un formidabile lavoro di costruzione di spettacoli teatrali e musicali. Importante è anche il suo lavoro di ricerca e riproposizione della canzone popolare italiana e straniera, insieme al gruppo dei Vincanto.

Lo spettacolo è molto semplice: i due protagonisti indossano stivali di gomma e la scena è realizzata solo da alcuni secchi pieni d'acqua, che l’attore verserà via via uno dentro all’altro.

Si tratterà soprattutto di un racconto, alleggerito da alcune canzoni, anche un’occasione per parlare di un episodio singolare, che ha segnato un’epoca di S. Croce sull’Arno e un momento importante nella gioventù dell’autore, che in qualche modo corrisponde anche a quella di molti altri santacrocesi, che oggi hanno intorno ai sessantanni.

L’idea sarebbe quella di costruire un dialogo con le generazioni di oggi, anche con chi ormai vede l’Arno, non come una fonte di vita, di gioie e anche di disgrazie, ma semplicemente come un corso d’acqua a volte maleodorante, che scorre vicino a casa, poco di più che una fogna a cielo aperto.

Fonte: Ufficio stampa

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