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"Toscana regione di vecchi": un quarto della popolazione è over 65

Si apre domani al Palazzo degli Affari a Firenze il 17° Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Psicogeriatria – AIP, con oltre mille partecipanti. Al centro dell’attenzione, le principali patologie dell’anziano e la proposta di nuove soluzioni per un miglioramento delle condizioni di vita di coloro che hanno più di 65 anni. “Clinica, Ricerca, Speranze: queste sono le tre parole chiave” afferma il Presidente dell'AIP Marco Trabucchi. “La ricerca rappresenta il futuro: ci sono ancora ampi spazi da riempire. La clinica ci riguarda in tutte le sue dimensioni: include ovviamente la diagnosi e la terapia, ma anche la comprensione della sofferenza della persona anziana nelle dinamiche psicologiche e sociali, tanto che particolare attenzione è riservata al problema della solitudine, gravemente lesiva della salute. La speranza, infine, si fonda sui primi due punti e propone un intervento sul paziente per dimostrare che invecchiare non è una malattia”. In Italia, su quasi 60 milioni di persone, gli anziani sono circa 13 milioni. La demenza dovuta ad Alzheimer è la priorità da fronteggiare: circa un milione di anziani (il 10% degli over 65) soffre di demenza. Un problema per la società: risultati importanti si vedranno nel medio periodo, tra circa 5 anni, ma gli anziani di domani potranno contare su nuove soluzioni. “Numerosi gruppi in tutto il mondo sono alle prese con studi volti a trovare farmaci che rallentino fortemente la formazione della sostanza beta amiloide nel cervello” spiega il prof. Trabucchi “inducendo una riduzione dei sintomi e un rallentamento dell’evoluzione della malattia. Non siamo ancora pronti per la guarigione, ma probabilmente potremo far guadagnare anni di vita a chi soffre di questa patologia”. Insieme alla ricerca scientifica, lo studio sulle molecole e sui relativi farmaci, occorre poi una componente sociale che costruisca una rete adeguata ad una persona anziana, che si può ottenere mediante una società coesa, dove ogni cittadino e ogni politico danno il proprio contributo.

DEMENZA SENILE. Disturbi del sonno, depressione, suicidi, malattia di Alzheimer e altre demenze, delirium, le patologie affrontate. “Con il termine “demenza” si indica una sindrome, ossia un insieme di sintomi, provocata da varie malattie, che si manifesta con un declino progressivo delle funzioni cognitive (quali la memoria, il ragionamento, il linguaggio), tale compromettere le usuali attività (lavoro,

hobby, interessi) e relazioni” spiega il prof. Angelo Bianchetti, Responsabile Dipartimento Medicina e Riabilitazione presso l’Istituto Clinico S. Anna del Gruppo San Donato di Brescia. “Contrariamente a quanto ancora spesso si pensa, la demenza non costituisce una conseguenza inesorabile, un "destino ineluttabile" di chi invecchia. Essa invece rappresenta una condizione patologica determinata da varie malattie che, in modo diretto o indiretto, danneggiano il cervello”. Oggi le persone affette da demenza in Europa sono quasi 10 milioni, mentre a livello mondiale sono circa 35 milioni; nel 2030 arriveranno rispettivamente a 15 e 65 milioni. In Italia si stimano quasi un milione di casi di demenza e circa 3 milioni di familiari sono coinvolti direttamente nell’assistenza ai pazienti.

LA SITUAZIONE IN TOSCANA. Se in Italia gli anziani sono 13 milioni, ossia un quinto della popolazione, in Toscana sono più di mezzo milione, più di un quarto della popolazione, dunque sopra la media nazionale. “Sono numeri sufficienti per definire “anziana” questa regione” spiega il prof. Enrico Mossello – medico e ricercatore alla Geriatria Universitaria di Careggi. “Di conseguenza anche la demenza si configura come un fenomeno con numeri preoccupanti: tra gli ultra 65enni ci sono 92mila casi di demenza senile, di cui i due terzi sono di Alzheimer. Ovviamente più si va avanti con l’età più aumentano le persone affette da demenza: circa la metà di questi 92mila hanno infatti più di 80 anni. Ciò significa che si tratta di soggetti che non hanno solo la demenza, ma soffrono anche di depressione e di altre patologie che peggiorano con la demenza”. Circa la metà di questi 92mila casi sono di demenza lieve, per cui si può intervenire, ma la parte restante sono situazioni di demenza moderata o addirittura grave se non molto grave che hanno dunque un peso rilevante. A Firenze la stima è di 21mila casi di demenza su una popolazione di meno di 400mila abitanti. Tuttavia, nonostante l’invecchiamento della popolazione e i numeri locali così preoccupanti, la ricerca internazionale sta registrando dei miglioramenti. “La prevalenza di demenza per classe d’età si sta riducendo: ci sono sempre più anziani, ma a parità d’età, sono meno affetti da demenza senile rispetto al passato” spiega il prof. Mossello. Per migliorare questo processo è però necessario promuovere l’invecchiamento attivo e buono: a questo scopo servirebbero politiche adeguate per aiutare chi è più fragile o già disabile. Su questo punto la Toscana ha grandi potenzialità, grazie al privato sociale e a una ricca rete di centri ambulatoriali: una maggiore sinergia tra questi enti potrebbe produrre risultati ancor più incoraggianti

Fonte: Ufficio Stampa

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