Partito Democratico, anche nell'Empolese-Valdelsa il comitato per Orlando segretario

Anche una parte del Partito Democratico Empolese-Valdelsa sostiene la candidatura di Andrea Orlando a segretario. Oggi, sabato 18 marzo, nella sede del PD di via Fabiani, è stato presentato il Comitato locale e le iniziative in programma nei prossimi mesi.

A spiegare le motivazioni dietro la scelta di Orlando c'erano il sindaco di Certaldo Giacomo Cucini e l'assessore del Comune di Fucecchio, Alessio Sabatini. Ricordiamo che Cucini, insieme al sindaco di Montespertoli Giulio Mangani, è l'unico amministratore locale ad essersi schierato con il Ministro. A sostenere il comitato sono intervenuti anche l'assessore regionale Vittorio Bugli, il senatore ex presidente della Regione Toscana Claudio Martini e i deputati Susanna Cenni e Paolo Beni. In sala erano presenti tra gli altri Juri Furiesi, segretario PD Certaldo, l'assessore di Certaldo Clara Conforti e i consiglieri comunali di Empoli Stefano Torrigiani e Ludovica Petroni. In totale sarebbero una quarantina gli iscritti al comitato Empolese-Valdelsa.

Il comitato ha organizzato alcune iniziative: venerdì 24 marzo alle 20.00 al circolo Arci di Samo-Fucecchio cena di autofinanziamento con la presenza degli onorevoli Susanna Cenni e Paolo Beni e del sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi. Lunedì 10 aprile ad Empoli (sede da definire) l’incontro con il senatore Claudio Martini dal titolo “L’economia al tempo della globalizzazione” ed il 21 aprile un incontro sui temi dell’Europa con il senatore Vannino Chiti (da definire sede e luogo).

Sono tante le motivazioni con cui i presenti hanno appoggiato il ministro Orlando. La sua candidatura si trasforma soprattutto in un appello all'unità, parola più volte ribadita durante la conferenza stampa e che figura a chiare lettere anche nella 'mozione Orlando' dal titolo 'Unire l'Italia e Unire il PD'.  Pare che quello di presentarsi come candidato in grado di stemperare i dissapori all'interno del partito sia il vero bigliettino da visita del Ministro della Giustizia. Ma l'unità qui evocata non è solo quella di partito, ma è anche un appello alla ricostituzione di quella base sociale che le politiche renziane sembrano aver dissolto. Da qui l'accusa rivolta all'ex premier di autoritarismo, o 'riformismo dall'alto'. A questo sembra che Orlando voglia rappresentare la ricostituzione di un partito aperto al dibattito e che torni nei circoli e nelle sezioni.

Ma l'appello all'unità deve anche essere contestualizzato alla luce della scissione recente che ha portato alla formazione del Movimento Democratici Progressisti, che rende ancora più incerti i confini della futura cartina geopolitica del centrosinistra. Se la scelta di Enrico Rossi è (e si è autocelebrata) come forma di 'sinistrismo', diventa difficile alla luce di ciò definire il progetto di Orlando. Pare infatti lecito domandarsi se quella del Ministro sia una differenza formale o solo di merito rispetto a quella di Rossi. La mozione Orlando pare di fatto essere una bocciatura dell'indirizzo politico di Matteo Renzi, volto a stravolgere la stessa funzione culturale rappresentata dalla sinistra e a dissolvere quella base sociale nell'obiettivo (forse) di crearne una nuova. Orlando, invece, evidenzia alcune tendenze a fare l'occhiolino alla base sociale dispersa: non è un caso che si parli di scuola e job act.

Appare quindi più plausibile che si possa parlare di differenza di metodo: da una parte chi spacca il partito, dall'altra chi cerca di rifondarlo e ricompattarlo su basi diverse. Ma se così è la sfida Renzi-Orlando diventa una bomba ad orologeria perché è difficile immaginarsi un PD che resta unito nonostante una così profonda differenza di idee di carattere politico-culturale (se accadesse nelle mani degli sconfitti resterebbe solo la carta della 'responsabilità' politica, che pure va giustificata di fornte agli elettori).

Sarà anche interessante capire questa sfida che impatto avrà sul PD Empolese-Valdelsa, una sezione che ha un grande consenso popolare e che amministra 11 comuni su 11.

Le dichiarazioni

"Quando ho sentito della candidatura di Andrea Orlando - spiega Ludovica Petroni - è stata come una boccata d'aria all'insegna del buonsenso, un buonsenso che spesso viene abbandonato lasciando spazio al populismo che non appartiene al PD. I giovani hanno paura del futuro e quando si ha paura si può fare degli errori di valutazione, abbandonando la ragione. Sentiamo quindi l'esigenza dell'unità, perché il pericolo e che con la divisione si perde e alla fine perdiamo noi stessi e la nostra credibilità. Con Orlando però dobbiamo cambiare radicalmente"

"Dobbiamo mettere in sicurezza l'esperienza del PD - dice il senatore Claudio Martini - e da questo punto di vista la figura di Orlando ci sembra quella giusta. D'altra parte l'esperienza di questi 4 anni non è stata positiva: stiamo disperdendo le nostre forze e il partito non sembra neanche preoccuparsi di questa emorragia. Dovevamo fare argine contro il populismo, ma non ci siamo riusciti. Il populismo continua a diffondersi tra le forze politiche e addirittura nel nostro partito. A questo aggiungiamo che non siamo riusciti a fare sfondamento tra i moderati di destra. Se continueremo su questa strada alla fine andremo a sbattere. Sul nostro consenso ha pesato una narrazione non in sintonia con il paese, sembrava che tutto andasse bene, ma non è così e abbiamo generato irritazione nei nostri confronti. Il bilancio di questi anni è fatto di indubbie luci e indubbie ombre. Abbiamo fatto riforme molto divisive messe in atto con mentalità verticistica e con il cosiddetto riformismo dall'alto. Adesso dobbiamo ripartire e affrontare il disagio sociale ripartendo dalla discussione e dalla creazione di un partito come luogo di dibattito, come struttura organizzata che crea una classe dirigente. Orlando da questo punto di vista non vuole essere un capo, ha già dichiarato di non voler essere un segretario-premier. Il suo compito è quello di avviare una nuova fase collegiale attraverso una politica meno urlata  e più pensata".

"Abbiamo subito delle sconfitte importanti - dice Susanna Cenni - dal referendum, alle Amministrative. In questi 1000 giorni abbiamo fatto delle cose importanti, ma abbiamo dimenticato di mantenere relazioni con un ramo importante della popolazione con riforme come quella scolastica o il Job Act. La mozione Orlando si rivolge al Paese con proposte per il lavoro, per i giovani, per le situazioni di crisi, per l’uguaglianza ed i diritti. Orlando fa una proposta di svolta e ricostruzione del partito su base nuove dopo la recente scissione di cui mi sento di dare responsabilità a Matteo Renzi. Voglio precisare che non c'è nessuna volontà di tornare indietro, ma vogliamo invece andare avanti in modo diverso”.

"La candidatura di Orlando - spiega l'onorevole Paolo Beni - dà nuovamente fiducia a tanti. Siamo una forza politica radicata nella società, dove democraticamente discutiamo e scegliamo la classe dirigente del paese. Il Pd è nato per unire le forze migliori del paese, ma adesso non è capace di mantenere se stesso. Nel frattempo c'è la crisi economica, ma anche sociale, etica e di percezione della democrazia. In questo contesto storico servirebbe la capacità di costruire un'alternativa coraggiosa di fronte alle illusioni di un modello di sviluppo che è fallito, ma una nuova società necessita una politica autorevole e al momento il PD non è sufficientemente forte. Abbiamo il compito di cercare di capire il cambiamento e proporre delle innovazioni mostrando che la democrazia può cambiare le cose. La perdita di credibilità fa si che le persone non credino nella politica. Noi dobbiamo creare un partito forte e radicato tra la gente. Dobbiamo andare meno in tv e più tra le persone nelle nostre sezioni. Non ci serve il partito del capo, non vogliamo la politica del comando, ma del servizio pubblico. In questo Orlando può portare discontinuità"

"È bello vedere che qui ci sono anche tanti giovani - spiega Giacomo Cucini - che si appassionano alla politica e sostengono il progetto di Orlando. A noi quella di Orlando ci sembra una scelta che ci piace e ci convince a partire dallo stile politico che non è arrogante, ma pacato e chiaro per tutti. Orlando si sta confrontando con i piccoli comuni e ha scelto di fare un percorso partecipativo. Dobbiamo unire il partito, ma anche il tessuto sociale. Dobbiamo riconoscere e affrontare i problemi di tutti. Il partito in questi anni ha subito molte scissioni a livello locale e Orlando sembra voler ritornare nei territori e portare la discussione al centro come dimostra la scelta di avviare l'8 aprile una conferenza programmatica".

"Abbiamo una grossa responsabilità - spiega Vittorio Bugli - e dobbiamo avviare una fase nuova. La candidatura di Orlando ci fa respirare un'aria che non si sentiva da tempo. Una candidatura che vede nel partito il centro della discussione, dove non si esce con un nome di un leader. Io percepivo smarrimento da parte degli iscritti, nessuno ormai sa più come impegnarsi attivamente. I provvedimenti importanti da anni non sono vissuti dalla base".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni Mennillo

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