“Il nostro impegno per combattere tutte le forme di illegalità è concreto e di alto profilo come dimostrato con l’istituzione del nostro Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare con la guida del magistrato Gian Carlo Caselli – dice Tulio Marcelli Presidente di Coldiretti Toscana – che proprio in questi giorni ha presentato il 5° Rapporto sulle Agromafie”. “In modo particolare – prosegue - siamo in campo per un forte contrasto al caporalato poiché penalizza lavoratori agricoli ed imprese oneste”.
Coldiretti sostiene con forza tutte quelle iniziative volte a riaffermare in ogni circostanza i principi di legalità e i diritti dei lavoratori ed è per questo che auspichiamo una veloce applicazione della legge sul contrasto al caporalato promosso dal Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando e di recente approvata dalla Camera. Servono pene severe e rigorosi controlli che colpiscano il vero lavoro nero e lo sfruttamento, portando alla luce quelle sacche di sommerso che peraltro fanno concorrenza sleale alle imprese regolari che hanno scelto un percorso di trasparenza.
In questi giorni nei quali è tornato alla ribalta della cronaca il fenomeno del caporalato nelle campagne toscane preme sottolineare che “vanno perseguite con decisione e fermezza le forme accertate di sfruttamento dei lavoratori su qualsiasi territorio ed in qualsiasi impresa, agricola e non – denuncia Tulio Marcelli – esiste però anche un “caporalato invisibile” ed è quello che importiamo dall’estero con il cibo presente in modo massiccio sui nostri scaffali”. Dal riso asiatico alle conserve di pomodoro cinesi, dall’ortofrutta sudamericana a quella africana in vendita nei supermercati italiani fino ai fiori del Kenya, quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall’estero non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – giustamente vigenti e ultimamente rafforzate nel nostro Paese”.
“Tutto questo accade nell’indifferenza delle Istituzioni nazionali ed europee - dice Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana - che anzi spesso alimentano di fatto il commercio dei frutti dello sfruttamento con agevolazioni o accordi privilegiati per gli scambi che avvantaggiano solo le multinazionali”. Un esempio è rappresentato dalle importazioni di conserve di pomodoro dalla Cina al centro delle critiche internazionali per il fenomeno dei laogai, i campi agricoli lager che secondo alcuni sarebbero ancora attivi, nonostante l’annuncio della loro chiusura. Nel 2016 sono aumentate del 43% le importazioni di concentrato di pomodoro dal Paese asiatico che hanno raggiunto circa 100 milioni di chili, pari a circa il 10% della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente
“E’ necessaria anche una grande azione di responsabilizzazione di tutta filiera - continua De Concilio - dal campo alla tavola, per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore. Per questo denunciamo con forza come non sia possibile che il grano, come altri prodotti, nei campi sia sottopagato al punto di non rendere sostenibili neanche i costi di produzione”.
Fonte: Coldiretti Toscana - Ufficio Stampa