Distretti sanitari, Mugnai (FI): "Nuovo tragico capitolo di una riforma sbagliata"

Stefano Mugnai
Si è da poco concluso il dibattito consiliare sulla proposta di legge che riduce le zone distretto da 34 a 26. La proposta, arrivata oggi all’approvazione finale dell’Assemblea regionale, in ritardo rispetto alla tabella di marcia prevista dalla normativa, ha creato non pochi disagi agli Enti locali toscani. Il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale della Toscana Stefano Mugnai (capogruppo Fi) ha ribadito le stoccate di fioretto già sferrate durante l’istruttoria in commissione: « Trovo paradossale che la proposta della giunta regionale e del Pd sia stata sorda rispetto alle richieste provenienti dai sindaci di ogni schieramento di non procedere all’accorpamento di alcune zone, ma altrettanto a quella di accorpare o valorizzare l’integrazione di zone di confine tra aziende sanitarie differenti» . «Altrettanto paradossale – continua Mugnai- che siano passati attraverso una bocciatura da parte della maggioranza PD, gli emendamenti del sottoscritto che andavano incontro alla ratio della legge, quella della ricerca dell’ottimale dimensione per l’erogazione dei servizi, per la generazione delle economie di scala e del risparmio economico». Confusione o precisa volontà politica quella di creare un’architettura normativa che costruisce dei “cordoni sanitari” nelle città amministrate dai sindaci di centro destra?
È infatti curioso che laddove gli Enti locali siano stati concordi per l’accorpamento (in quest’ottica l’emendamento ri-presentato oggi in Aula da Mugnai), la Giunta regionale e il PD abbiano bloccato questo processo con il banale pretesto dell’appartenenza dei Comuni ad Asl differenti. «”Cordoni sanitari”, muri invisibili ma tanto alti da umiliare il ruolo di rappresentanza per i cittadini residenti nel Valdarno» – commenta Mugnai, « Questo – continua il consigliere azzurro- non è avvenuto soltanto per il distretto unico del Valdarno; altri “cordoni sanitari” si costruiscono per le zone Arezzo-Casentino-Valtiberina da un lato e Amiata Grossetana-Colline Metallifere-Grossetana dall’altro, che rispettivamente aggregano 23 e 20 comuni per un totale di 196.807 persone la prima e 169.461 la seconda zona, stavolta però per impedire a coloro che chiedono l’autonomia gestionale di potersi autodeterminare»
Stoccata finale sulle SdS, tornate una volta ancora alla ribalta organizzativa della sanità toscana: «Dopo la farsa, la tragedia – incalza il vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale – che per la nuova organizzazione del sociosanitario la Giunta torni dopo anni di esperienze fallimentari a puntare sulle Società della Salute, oggetto di più di un episodio di autoscioglimento per mancanza di obiettivi chiari e sul cui scioglimento si era espresso all’unanimità l’intero Consiglio regionale nel dicembre 2013, salvo poi essere riesumate alla vigilia del voto per le regionali quando il Pd ne riscoprì la vera funzione: quella di sovrastrutture utili soprattutto a produrre consensi di natura vagamente clientelare, piuttosto che servizi». «Un rosario di fallimenti – conclude Mugnai- che nonostante l’evidente manifesta inutilità, la Giunta e il PD ripropongono come presidi politici nel settore che ha da sempre rappresentato un riserva elettorale importante; e visto come se la passano da quelle parti…facile prevedere nuovi fallimenti».
Fonte: Toscana Consiglio Regionale