E' il bilancio di previsione di Toscana promozione ad aprire i lavori del Consiglio regionale. All'ordine del giorno anche il Piano regionale di sviluppo 2016-2020, in discussione domani, una legge sulla revisione degli ambiti territoriali delle zone distretto e un'informativa sul documento preliminare al testo unico in materia di edilizia residenziale pubblica, cui è collegata una proposta di risoluzione. Tra gli argomenti oggetto di interrogazione: la Variante strada regionale 429, le terapie per bloccare lo sviluppo di minori con disturbi dell''identità di genere, "l'implementazione dei meccanismi per garantire il diritto alle prestazioni sanitarie in tempi celeri".
Toscana Promozione, via libera a bilancio preventivo 2017
Sì a maggioranza dall’aula alla proposta di delibera per l’approvazione del bilancio preventivo 2017 di Toscana Promozione Turistica.
Con l’entrata in vigore della legge regionale di riforma dell’Agenzia di Promozione Turistica della Toscana sono state ridefinite le funzioni e l’assetto organizzativo dell’Agenzia, limitandola alla sola attività di promozione turistica, con il trasferimento delle altre funzioni di promozione economica e di attrazione degli investimenti in capo alle competenti strutture della Regione.
Il bilancio preventivo 2017 è previsto in pareggio. Si parte da una base di 3 milioni e mezzo di euro, risorse trasferite dalla Regione Toscana per le attività promozionali, alle quali si aggiunge un milione e 895 mila euro che derivano da esercizi precedenti per un totale di 5milioni e 395mila. Si aggiunge poi un milione e mezzo per le spese di personale e di funzionamento.
Riguardo ai costi di produzione, il bilancio registra 7milioni e 155mila euro, dei quali, la maggior parte, 6milioni e 115mila euro per l’acquisto di servizi. Sul piano degli investimenti si parla di 90mila euro.
Tra gli obbiettivi strategici per il 2017, si evidenziano la necessità di consolidamento della reputazione della Toscana, di incremento dei flussi turistici e di investimenti esteri nella Regione e il rafforzamento della competitività dei territori.
Tra i progetti di promozione per il settore ci sono eventi mirati sul territorio; iniziative di sviluppo del turismo sostenibile e del mercato nazionale nonché di nuove rotte; il presidio dei mercati consolidati e di azioni di promozione dell’immagine e di valorizzazione delle autenticità.
Sanità: riorganizzazione zone distretto, la proposta di legge al voto
“Questa è la seconda gamba del processo di riforma della sanità toscana. Abbiamo fatto un buon lavoro, concentrati sull’ascolto dei territori e nel rispetto dei tempi che ci eravamo dati. La revisione degli ambiti territoriali delle zone distretto rappresenta una straordinaria opportunità per i sindaci”. Così il presidente della commissione Sanità in Consiglio regionale, Stefano Scaramelli (Pd), ha illustrato la proposta di legge che riduce le zone-distretto da 34 a 26 e sulla quale “ci giochiamo molto” ha osservato. “La riforma produrrà effetti e avrà efficacia se questa parte riuscirà ad essere compresa dagli amministratori locali” ha spiegato annunciando la terza fase, quella del “governo clinico, che affronteremo nel prossimo mese, terminando il processo a due anni esatti dal nostro insediamento. Allora sarà corretto iniziare una verifica che non rimanderemo” ha assicurato il presidente. “Avremo potuto fare molto di più, ne siamo consapevoli. È positivo e da rilevare - ha continuato - che il Partito democratico faccia una scelta oggettiva e abbia il coraggio di decidere anche rispetto a quello che era il prevalente modello di gestione sul territorio. Le norme che abbiamo prodotto sono una scelta evidente che offre ai sindaci un’opportunità straordinaria. Se la sapranno cogliere – ha concluso - non soltanto faranno programmazione e decideranno le strategie, avranno anche una gestione autonoma, diretta e le aziende sanitarie locali saranno a servizio della volontà politica dei cittadini”.
La proposta di legge nel dettaglio
Le zone-distretto vengono ridotte da 34 a 26. In commissione Sanità sono stati approvati 18 emendamenti al testo presentato dalla Giunta. Tra le modifiche introdotte: si restituisce a chi faceva parte delle vecchie zone la possibilità di partecipare alla programmazione con il diritto di voto. Viene accentuata la scelta verso la Società della salute quale perno della riorganizzazione. Il modello viene incentivato con un meccanismo che può arrivare, per le nuove zone distretto, a 450mila euro l’anno per cinque anni, al fine di favorire accorpamenti e nuovi servizi. Nella proposta della Giunta le nuove zone distretto non potevano comprendere più di 25 Comuni, né popolazione inferiore a 50mila abitanti: gli emendamenti eliminano questi limiti per la definizione di ogni zona, che deve rispondere prioritariamente alla necessità di assicurare il maggior livello di servizi possibile ai cittadini. Non possono esserci zone distretto i cui Comuni afferiscano a due Asl differenti. E ancora: rappresentanza per le realtà periferiche, quadro normativo certo per le risorse e per il personale delle Società della salute, ruolo attivo delle Asp e nuove opportunità per il volontariato e per le consulte delle associazioni nel partecipare alla programmazione dei servizi nel territorio. Gli emendamenti spostano in avanti anche la decorrenza della riorganizzazione: si parte il primo gennaio 2018. La revisione si basa sulle stime, secondo le quali il 90 per cento dei bisogni socio-sanitari dei cittadini si riferisce alla zona distretto di appartenenza.
Nuova Legge Zone Distretto, gli interventi in aula dei consiglieri Pd
«Quando si parla di revisione degli ambiti territoriali, delle zone distretto – ha chiarito Paolo Bambagioni, vicepresidente della commissione sanità – non significa parlare di una riduzione servizi ma, al contrario, significa migliorarli ed estenderli. Con questa nuova legge, finalmente, dopo 20 anni di discussioni, a volte anche teoriche, possiamo dare uno strumento per rafforzare la presenza della sanità toscana sui territori, carenza che era uno dei limiti del sistema. Perché abbiamo grandi strutture di eccellenza negli ospedali, ma sul territorio a volte siamo approssimativi, non legati a un disegno ordinatorio. La commissione ha svolto un buon lavoro, prevalentemente politico, facendo una scelta netta: ha assunto il modello delle Società della Salute, come unico modello da seguire nei prossimi anni. Chi andrà verso questa linea, lasciando i consorzi che si sono rivelati strutture precarie, verrà premiato con incentivi importanti. Ora i direttori generali delle Asl, non avranno più “alibi”, perché finalmente ci saranno i direttori dei distretti che li coadiuveranno nelle politiche sul territorio. In generale, si tratta di un percorso che richiede assunzione di responsabilità e, da parte nostra, un controllo puntuale. C’è ancora molto da lavorare, dovremo dare un’indicazione ai direttori generali di distretto di seguire le esperienze migliori che si sono prodotte in Toscana. Ora c’è un indirizzo politico chiaro – ha concluso Bambagioni – perché sgombriamo il campo da ogni equivoco o carenza organizzativi».
«Questa riforma tra i tanti aspetti importanti – ha detto Enrico Sostegni – ha quello di offrire un disegno completo delle politiche sociosanitarie. Ci siamo detti per anni che gli ospedali sono i luoghi degli “acuti”, e ciò significa che lì non ci devono stare le cronicità, né le risposte a problemi sociali, né i “fine vita”: tutto ciò deve stare sul territorio. Il territorio è l’elemento fondamentale della riforma, è sui territori che si deve fare l’integrazione tra servizi sanitari e sociali. Per farlo abbiamo bisogno di ridefinire la nostra organizzazione. Attualmente abbiamo zone anche di 17mila abitanti e si capisce bene che così non possono svolgere le funzioni alle quali sono chiamate. Ma sia chiaro, la nuova zonizzazione non è la dislocazione dei servizi, ma una diversa articolazione e nuove modalità di gestione. Abbiamo fatto un lavoro con i comuni, attraverso la concertazione con Anci Toscana: c’era una proposta originaria, abbiamo svolto un confronto e l’abbiamo modificata. Le zone più piccole, ora, sono di 50mila abitanti, e non mi pare si tratti di macrozone. Inoltre, abbiamo fatto chiarezza sulla natura giuridica delle Sds, sul tipo di contratto, sul concetto di ente locali più ampio di quello di Comune, abbiamo risolto una serie di problemi che nelle audizioni erano stati sollevati. Altro aspetto fondamentale: diamo la responsabilità della gestione dei servizi sul territorio ai sindaci e nel contempo diamo loro uno strumento con risorse e autonomia».
«Le cure intermedie, la vicinanza e la prossimità con il cittadino, l’esigenza di un maggiore ruolo di governo dei comuni, sono tutti temi presenti nella riforma che andiamo ad approvare – ha detto Nicola Ciolini, replicando agli interventi di un consigliere M5S - La nostra Regione è da anni ai massimi livelli nelle graduatorie nazionali e noi abbiamo deciso di continuare a cambiare per mantenerci a questi alti livelli. La legge che approviamo oggi non riduce in alcun modo i punti di servizio, ma ne rivede l’organizzazione complessiva. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità dei servizi e che essi siano uguali per tutti i cittadini della nostra regione. E, cosa importante, Che siano i sindaci ad avere le responsabilità e i poteri di scegliere come gestire i servizi sul territorio. La Sds, per la mia esperienza personale a Prato, ha funzionato bene, ha visto una buona integrazione dei territori e certamente può rappresentare un modello per i prossimi anni. Noi ci assumiamo la responsabilità di questa scelta, dopo aver ascoltato ed esserci confrontati, dopo aver trovato le opportune mediazioni. A questa nostra scelta, a questo nostro modello di organizzazione, non è stata presentata alcuna proposta alternativa da parte di chi non la condivide. E, in ogni caso oggi diamo vita al completamento della riforma, in meno di due anni, concludendo un percorso che non potrà che migliorare il servizio sanitario toscano».
Scaramelli (PD): “Un testo che risponde ai territori con nuove risorse e opportunità per i sindaci. Dal gennaio 2018 operativa la riorganizzazione”
L’aula del Consiglio regionale ha approvato a maggioranza la proposta di legge in merito alla revisione degli ambiti territoriali delle zone distretto.
“Il testo che abbiamo portato oggi in aula – spiega Stefano Scaramelli, presidente commissione Sanità –, è frutto di una discussione approfondita e condivisa ed ha, a mio avviso, un grande valore politico perché permette ai sindaci di riappropriarsi non soltanto della programmazione e del governo, ma anche della gestione diretta dei servizi sui territori. Il punto più rilevante è la scelta netta che si fa verso la Società della salute, prevedendo anche incentivi finanziari per le realtà che integreranno servizi pari ad un massimo di 450mila euro l’anno per cinque anni. Sono molto soddisfatto del lavoro svolto, siamo riusciti a tradurre al meglio le istanze dei territori e il lungo lavoro di ascolto si è tradotto in una norma che possiamo definire la seconda gamba della riforma del sistema sanitario toscano, il tutto nel rispetto dei tempi che come commissione ci eravamo prefissati”.
“Data la portata della riorganizzazione dei distretti sui territori, per venire incontro, in particolare, alle amministrazioni che nei prossimi mesi andranno a rinnovo, abbiamo deciso di fissare al 1 gennaio 2018 la data in cui prenderà effettivamente il via il nuovo sistema. I sindaci avranno tempo 30 giorni per condividere tra di loro le modalità di gestione e, se condivideranno le scelte, vedranno una maggiorazione del 30% delle risorse a disposizione per erogare nuovi servizi per l’assistenza domiciliare, gli ospedali di comunità e quindi per attività di prevenzione a favore di anziani, disabili, non autosufficienti. Ci tengo a sottolineare in breve anche gli altri punti principali della legge – aggiunge Scaramelli –, che sono: il venir meno del limite degli abitanti e quello dei Comuni per la definizione di ogni zona; la rappresentanza per le realtà periferiche; il quadro normativo certo per le risorse e per il personale delle Società della salute; il ruolo attivo delle Asp (Aziende servizi alla persona) e le nuove opportunità per il volontariato e per le consulte delle associazioni nel partecipare alla programmazione dei servizi nel territorio; è prevista, infine, la possibilità di ridefinire i perimetri delle aziende sanitarie per agevolare integrazioni di zone distretto che hanno identità territoriale nelle zone di confine”.
Diritto allo studio: Azienda, sì a bilancio preventivo 2017
Via libera a maggioranza in aula alla proposta di delibera per il bilancio preventivo 2017 e pluriennale 2017/19 dell’Azienda per il diritto allo studio universitario della Toscana (Dsu). Il bilancio è fortemente condizionato da due aspetti: quello delle risorse finanziarie a disposizione e quello della riforma dell’Isee e dei parametri di accesso da parte degli studenti. Nel 2017 arrivano trasferimenti di oltre 62milioni di euro dei quali: 14 milioni di risorse regionali per le spese di funzionamento; 12 milioni e 575mila sempre di contributi regionali per borse di studio e servizi; 15 milioni e 600mila euro dal gettito della tassa regionale per il Dsu e 20 milioni e 100mila dal fondo integrativo statale per borse di studio e prestiti. A questi vanno aggiunti 2 milioni destinati ad accantonamento rischi. Nella delibera votata dall’aula si chiede alla Giunta che l’ARDSU provveda ad una nuova adozione del bilancio preventivo economico, nel caso in cui la problematica connessa al diverso trattamento IVA e l’eventuale ricorso in commissione tributaria avverso l’Agenzia delle entrate si risolvano negativamente per l’Azienda, confermando quindi la necessità di adottare il regime di esenzione per quelle operazioni ad oggi assoggettate ad Iva, quindi con maggiori costi.
Il totale dei trasferimenti previsti per il 2017 (62milioni275mila euro) risulta inferiore di 212mila euro rispetto al preventivo 2016: il decremento è determinato dalla diminuzione della stima della tassa Dsu per l’anno accademico 2016/17 rispetto all’anno precedente.
Per potenziare la capacità ricettiva dell’azienda sono in corso una serie di attività infrastrutturali. Si prevede di raggiungere nel triennio 2017/19 l’equilibrio economico e di sviluppare quali-quantitativamente i servizi con l’incremento di 91 posti alloggio disponibili nel corso dell’anno (residenza Val di Rose adiacente al polo scientifico di Sesto Fiorentino), parzialmente compensati dalla cessazione della convenzione per 34 posti letto della residenza Quaracchi a partire dal 1 ottobre 2017.
Sull’erogazione delle borse di studio, si è raggiunto il 100 per cento degli idonei, pur risultando il numero complessivo 2017 superiore di 1832 borsisti rispetto all’anno precedente. L’impegno dell’Azienda è adesso quello di lavorare maggiormente sul fronte dei tirocini curriculari, dell’orientamento e dei voucher.
Tra le manovre di contenimento dei costi si segnala: la ricontrattazione del costo del pasto erogato dalle mense a gestione indiretta mentre il costo medio del pasto a produzione diretta, subisce un aumento, le cui motivazioni sono diversificate a seconda della sede territoriale.
Edilizia residenziale pubblica: l’informativa di Ceccarelli
Un Testo Unico per conferire alla materia la “massima organicità possibile, sia sotto il profilo istituzionale che gestionale” e arrivare ad una “significativa riorganizzazione” dell’attuale governance del sistema Erp (Edilizia residenziale pubblica). Con queste parole l’assessore all’Urbanistica della Regione Toscana, Vincenzo Ceccarelli, ha illustrato all’Aula il documento preliminare alla proposta di legge che conferma ai Comuni le funzioni a loro già attribuite, da esercitare in forma associata in un numero di ambiti “notevolmente” ridotto rispetto agli attuali undici livelli ottimali di esercizio (LODE). “Il tema della casa – ha assicurato l’assessore – resta prioritario nelle politiche regionali”.
I criteri di accesso, assegnazione e utilizzo degli alloggi Erp sono affrontati con “finalità essenzialmente manutentive” mentre tra le innovazioni che il Testo Unico intende avviare, di rilievo è quella relativa alla ridefinizione dei criteri di calcolo dei canoni di locazione, distinti in quattro tipologie (minimo; sociale; ordinario; di solidarietà) e individuati sempre in misura percentuale rispetto alla relativa fascia di reddito. Viene definito un valore locativo convenzionale per la determinazione del canone oggettivo e si provvede alla rimodulazione delle detrazioni per carichi familiari e delle percentuali in cui vengono calcolati i redditi stessi. Un’altra innovazione “sostanziale, finalizzata ad incentivare la mobilità” riguarda la disciplina del sottoutilizzo dell'alloggio. Viene cioè definita una fattispecie di sottoutilizzo, calcolata sulla base del rapporto tra numero di vani e numero dei componenti del nucleo familiare assegnatario, in relazione alla quale è prevista una maggiorazione del canone sulla base del numero di vani che determinano il sottoutilizzo. Per le situazioni di decadenza, il Testo Unico reintroduce una certa discrezionalità, da parte del Comune, nella valutazione delle situazioni economiche superiori al limite fissato per la decadenza. Secondo quanto riferito in Aula, l’analisi del sistema di Edilizia residenziale pubblica evidenzia “difformità notevoli sotto il profilo gestionale, risultanti dal rapporto tra spesa sostenuta da ciascuna società per il personale e per gli organi amministrativi da una parte, e numero di alloggi gestiti dall’altra”.
La razionalizzazione del sistema tende quindi ad incrementare le soglie di possibile utilizzo dei canoni di locazione per la copertura di spese quali manutenzione, messa in efficienza e qualificazione del patrimonio. Le innovazioni relative ai criteri di accesso, assegnazione e utilizzo degli alloggi Erp mirano a rendere “maggiormente sostenibile il sistema nel suo complesso, intervenendo su due aspetti di cruciale importanza: la determinazione del canone di locazione e la definizione del sottoutilizzo e delle sue conseguenze”. Si cerca in definitiva di “correggere le sperequazioni che si sono verificate in passato nella determinazione dei canoni” ma anche “contrastare un fenomeno molto diffuso come il sottoutilizzo, che ha dato luogo a rilevanti danni anche economici.
Edilizia residenziale pubblica: gli atti collegati all’informativa
Quattro le proposte di risoluzione collegate all’informativa sul testo unico in materia di edilizia residenziale pubblica, presentate rispettivamente dal Movimento 5 Stelle, da Sì-Toscana a sinistra, dal Partito democratico e da Lega Nord. E’ stata accolta la richiesta della consigliera Elisa Montemagni (lega nord) di cassare l’ultimo punto della proposta di risoluzione del Pd, approvata a maggioranza. Respinte tutte le altre.
Nell’atto presentato da Andrea Quartini (M5S) “si impegna – come ha detto il consigliere regionale- la Giunta regionale a non adottare la normativa nazionale in materia di alienazioni del patrimonio Erp e a prevedere nel nuovo testo unico la possibilità di alienare un numero massimo annuo di alloggi a livello regionale pari ai due terzi rispetto ai nuovi alloggi erp realizzati nell’anno precedente”. Si chiede, inoltre, un tavolo tecnico con le amministrazioni comunali, le società di gestione, le università, l’Osservatorio sulle politiche abitative e tutti gli enti coinvolti nelle politiche della casa, per predisporre "uno studio scientifico a supporto di una seria riforma della governance". Infine, la pdr impegna a "prevedere contratti tipo per omogeneizzare sul territorio gli standard qualitativi, operativi e gestionali delle aziende", a “rimodulare i punteggi per l’attribuzione dell’alloggio”, a mettere in campo forme incentivanti per le giovani coppie, a ridurre il canone sociale di locazione da 40 a zero euro. Si chiede anche di prevedere specifiche risorse finanziarie annuali per poter programmare realizzazione di nuovi alloggi. Riguardo all’informativa, Quartini ha parlato di documento “debole” e di “situazione drammatica”. “Ci pare grave – ha detto – che non vi sia un richiamo ad un costante finanziamento”.
Cercare di “distinguere tra domanda di casa e domanda di assistenza” è per il capogruppo Sì – Toscana sinistra Tommaso Fattori, il perno attorno al quale si dovrebbe affrontare il capitolo Erp (Edilizia residenziale pubblica). Nel corso del dibattito che ha seguito l’informativa in Aula, il consigliere ha lamentato la “mancanza di previsione di finanziamenti costanti”. “Riconosciamo la necessità di una razionalizzazione, crediamo però che da questa riprogrammazione non si possano ricavare grandi cifre. Dovremmo semmai pensare di uniformare i regolamenti sui servizi, centralizzare gli acquisti, omogenizzare gli standard delle varie aziende” ha detto. Per andare verso un Erp che “non marginalizzi e non ghettizzi” per il consigliere occorrono un “fondo permanente” e una “pianificazione a medio e lungo periodo” o, come scritto nella proposta di risoluzione presentata, la “previsione di un criterio di riequilibrio perché anche chi ha redditi più alti possa continuare ad abitare in un alloggio Erp, con un canone maggiorato, o essere inserito nel circuito dell’housing sociale pubblico”.
Il capogruppo Pd Leonardo Marras ha presentato la proposta di risoluzione poi approvata, nella quale si impegna la Giunta a tener conto del confronto con i Comuni e con i sindacati degli inquilini. In particolar modo, si chiede di porre attenzione ad alcuni aspetti: dalla ridefinizione dei criteri di calcolo dei canoni di locazione, alla disciplina del sottoutilizzo degli alloggi per incentivare la mobilità, agli aspetti che disciplinano accesso, assegnazione e utilizzo degli alloggi Erp, compreso il requisito di residenza e gli elementi di temporaneità. Nel suo intervento, Marras, ha rilevato che l’informativa rappresenta “una svolta nella politica dell’Erp in Toscana”.
Nell’atto si chiede, inoltre, di avviare un’analisi con i Comuni, affinchè “la riduzione degli ambiti ottimali regionali venga fatta in modo da favorire l’uniformità nella gestione della funzione pubblica e l’effettività della pianificazione e della programmazione degli investimenti, tenendo conto delle esigenze territoriali”. Infine, nell’atto si chiede attenzione al ruolo dei Comuni come soggetti decentrati che si interfacciano con il bisogno abitativo crescente e a sostenere le politiche della casa.
Elisa Montemagni ha presentato una proposta di risoluzione del gruppo Lega nord nella quale si impegna la Giunta ad introdurre il principio di transitorietà dell’assegnazione degli alloggi erp e a garantire autonomia ai comuni nella gestione degli immobili. Nell’atto si chiede, tra l’altro, come ha evidenziato Montemagni, di ”implementare percorsi specifici di tutela sociale pubblica e di formazione professionale per gli assegnatari di alloggi Erp al fine di rimuovere le loro condizioni di disagio”. Nella sua breve replica l’assessore Vincenzo Ceccarelli ha ribadito che i Comuni saranno chiamati ad un ruolo di maggiore responsabilità, anche nella verifica dei requisiti degli assegnatari.
Sanità: la riorganizzazione delle zone distretto è legge
Sanità toscana: la revisione degli ambiti territoriali delle zone distretto è legge. Il Consiglio regionale ha approvato il provvedimento a conclusione di un ampio dibattito con 23 voti a favore (Pd) e 16 voti contrari (tutti i gruppi di opposizione). Il testo presentato dalla Giunta regionale e ridisegnato dai 18 emendamenti della commissione è stato oggetto di poche ulteriori modifiche in Aula. Respinti gli emendamenti presentati dalle opposizioni e un ordine del giorno del Movimento 5 stelle, sono stati approvati alcuni emendamenti del Partito democratico, tra i quali quello che introduce una clausola valutativa, per dare al Consiglio regionale la possibilità di verificare dopo un anno i risultati della riorganizzazione, “nel rispetto e per le esigenze di valorizzazione di tutte le entità territoriali”, come ha spiegato nell’illustrazione in Aula la consigliera Lucia De Robertis.
Il Consiglio regionale potrà quindi valutare i risultati ottenuti dalla revisione delle zone distretto, in particolare per considerare sia la possibilità di rivedere la perimetrazione delle zone distretto, anche valutando l’opportunità dell’eventuale revisione degli ambiti territoriali aziendali e dell’istituzione di zone distretto composte da Comuni attualmente afferenti ad aziende unità sanitarie locali diverse; sia l’implementazione delle misure finalizzate a garantire analoghi livelli di servizi socio-sanitari a tutti i residenti nelle zone di confine, mediante una maggiore integrazione delle prestazioni erogate dalle diverse aziende unità sanitarie locali. “Dal territorio del Valdarno è emersa la forte volontà di verificare la possibilità di rivedere la perimetrazione”, ha spiegato Lucia De Robertis. “Alcuni Comuni toscani si trovano al confine anche con altre Regioni, una integrazione è necessaria”.
L’emendamento ha ottenuto anche il voto favorevole di Forza Italia e Lega nord. “Un voto favorevole al dettato dell’emendamento – ha detto in Aula Stefano Mugnai (capogruppo Forza Italia) -, ma avendo visto ciò che è successo anche nella discussione di questa legge, so bene che questo è un pannicello caldo, per tornare in Valdarno e dire ai sindaci che qualcosa è stato fatto. Ho poca fiducia che vi sia una effettiva consequenzialità, vi invito tra un anno ad aprire una discussione seria e aperta rispetto alle cose fatte”. Soddisfazione per il Partito democratico è stata espressa in Aula da Valentina Vadi: “L’emendamento risponde alle esigenze espresse dalla conferenza dei sindaci del Valdarno aretino in un documento condiviso all’unanimità per chiedere la possibilità, per tutto il Valdarno, di unirsi in futuro in una sola zona distretto. Dal territorio è venuta una richiesta e ha trovato accoglimento: ora ci sarà tutto il tempo per procedere, se c’è veramente una volontà politica comune”. E l’auspicio, ha concluso Valentina Vadi, è “che quei Comuni possano trovare la via per arrivare a un distretto unico”. Voto favorevole è stato annunciato anche da Marco Casucci per la Lega: “Questo emendamento nasce dalla reazione di un territorio alla chiusura del Partito democratico. Tenere la porta aperta alla possibilità di un Valdarno unito in ambito sanitario, vuol dire capire che qualche rischio per il territorio ci può essere”. Il consigliere Paolo Sarti ha annunciato l’astensione di Sì-Toscana a sinistra.
Sanità: riorganizzazione zone distretto, il dibattito
“Dopo la riorganizzazione delle Asl in grandi aziende sanitarie di Area vasta, questo ulteriore passaggio riguarda la ridefinizione degli ambiti territoriali, con una nuova impostazione del ruolo delle zone distretto”. Il consigliere Paolo Bambagioni (Pd) ha aperto il dibattito in Aula parlando di una “riorganizzazione che non deve essere intesa come restrizione dei servizi sul territorio. In questi mesi di dibattito è aleggiato un preconcetto sbagliato ma i cittadini non devono allarmarsi: dopo tanto discutere abbiamo l’occasione per rafforzare la presenza sui territori” ha spiegato. Altro elemento di “grande importanza” ricordato da Bambagioni è il fatto che la Regione “individui come modello prescelto quello delle Società della Salute, prevedendo incentivi fino a 450mila euro l’anno per cinque anni per favorire accorpamenti e nuovi servizi”. Secondo il consigliere dalla commissione esce un testo “in grado di mettere i distretti nelle condizioni per operare efficacemente e garantire il miglior livello possibile di servizi ai cittadini”.
“Questa riforma sanitaria è in estremo ritardo. La riorganizzazione delle zone distretto doveva essere operativa nel 2016, a dimostrazione che la maggioranza continua a vivere in uno stato di profonda confusione e incertezza”. Così il consigliere della Lega Nord, Marco Casucci, ha criticato la proposta di legge, rilevando la “troppa frenesia” di Giunta e Consiglio, per una “evidente spinta unificatrice che contestiamo fortemente”. “Con questa legge – ha detto – sarà difficile ambire a qualità di servizi e omogeneità sui territori che hanno il timore, fondato, di una marginalizzazione”.
“Paradossale che la proposta della Giunta regionale e del Pd sia stata sorda rispetto al coro univoco delle richieste provenienti dai sindaci di ogni schieramento, che chiedevano di non procedere all’accorpamento di alcune zone”, ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia, Stefano Mugnai. Altrettanto paradossale, “che siano stati bocciati da parte della maggioranza, i nostri emendamenti che andavano incontro alla ratio della legge”. Il risultato, ha proseguito Mugnai, “è il compimento di una riforma malpensata, frettolosa e sbagliata”, che vede “riesumare lo strumento delle Società della salute, condannato dalla storia della Toscana. Mai decollate, in alcuni casi auto-sciolte e per di più abolite da un voto unanime del Consiglio regionale nella passata legislatura, per essere poi recuperate dalla maggioranza in vista delle elezioni. Dopo anni, i cittadini non hanno ancora capito cosa siano”.
Anche il consigliere Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra), ha parlato di “fallimento delle Società della salute”, di “zone fatte sulla carta, spesso più per criteri politici locali che per storia del territorio. Ma quando si fa programmazione non si usano cartine piatte, si vanno a vedere territori. E intanto la gente soffre di cattivi servizi, di lunghe code per un semplice esame radiologico, si vede levare servizi territoriali”. Per Sarti, “qui rischiamo il servizio sanitario”. Se dovessimo dare un voto alla riforma, aggiunge il consigliere, “dovrebbe essere penalizzata e dovrebbe risarcire territori e cittadini”.
Il Movimento 5 stelle ha affidato la propria voce all’unico intervento di Andrea Quartini. Dalle valutazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità nel 2000 – “Italia al secondo posto dopo la Francia sui sistemi sanitari” – agli indici di performances di Demoscopika, il consigliere M5s ha indicato studi, dati e statistiche per fotografare una sanità che comunque è “diseguale in base alla regione d’Italia”. Venendo alla Toscana ha citato, tra l’altro, “20mila pazienti in lista di attesa chirurgica nella sola area vasta centro; mille e 350 bambini in attesa al Meyer solo per interventi di adenoidectomia”; liste di attesa; “carenza cronica di personale medico e infermieristico”; “il 6,6 per cento dei toscani che ha rinunciato a curarsi per ragioni economiche nel 2014 (quarto peggior risultato nazionale)”. Riguardo alla riforma in discussione, con le zone distretto che si riducono da 34 a 26, “le evidenze scientifiche sulle possibili performances ed economicità sono scarse, talvolta nulle e peggiorative”. Inoltre, “il cambiamento imposto ai cittadini è esclusivamente di risparmio di risorse, operabili con tagli lineari, indiscriminati, autoritari e non sindacabili, visto che la maggior parte dei comuni oggetto di accorpamento di zone distretto ha detto di non condividere, anche attraverso la voce dei propri sindaci”. Per Quartini era fondamentale “intervenire proprio sull’assetto territoriale del Servizio sanitario regionale”, concentrandosi sulla medicina del territorio. Ulteriori tagli di risorse sono “insostenibili, a meno che non vi sia un disegno di una privatizzazione selvaggia, associata al definanziamento del servizio sanitario pubblico”. La via da percorrere, semmai, è quella della redistribuzione delle risorse e di un loro spostamento verso il territorio, “per far sì che i cittadini trovino lì i punti di riferimento certi, capaci di orientare davvero verso prestazioni appropriate”; “doveva essere un territorio competente a sottrarre posti letto agli ospedali”. Tra le proposte del Movimento 5 stelle il recupero, nelle attuali articolazioni, di certe caratteristiche dei distretti così come erano disegnati con la legge del 1978: “la mission è quella della tutela della salute individuale e collettiva: con una comunità ben identificata dal suo territorio, dalle istituzioni e organizzazioni, ma anche e soprattutto dalla sua stessa partecipazione alle decisioni sugli orientamenti e sull’organizzazione delle attività”. Dubbi sono stati avanzati anche sulla “reale capillarità” delle attuali zone distretto, accusate tra l’altro di rappresentare un “contesto anonimo, poco identitario, perché sono troppo grandi”.
Gli interventi di Sostegni, Vescovi e Saccardi
“Può non essere condiviso”, ma il provvedimento approvato oggi rientra “in un preciso disegno della sanità Toscana. Abbiamo cominciato a definirlo poco più di un anno fa e ora completiamo”, ha dichiarato Enrico Sostegni nel suo intervento in Aula. “In quel disegno abbiamo detto che perché gli ospedali funzionino, è essenziale che le risposte per l’integrazione dei servizi sociali e sanitari arrivino dal territorio”. L’errore, ha aggiunto Sostegni, “è stato sulla comunicazione, per la quale si è confuso zonizzazione con dislocazione dei servizi dai territori”. L’aspetto fondamentale, “è che con questa norma adesso diamo ai sindaci la gestione dei servizi sui territori”. Di qui la scelta di puntare sulle Società della salute, “che potranno gestire i servizi e giustamente saranno incentivate”. Anche per Nicola Ciolini (Pd), la riforma risponde alla necessità di “mantenere gli alti livelli della sanità toscana”. Per riuscirci, “abbiamo il dovere di mantenere e migliorare la qualità dei servizi, ma anche di cambiare l’organizzazione. Ci assumiamo la responsabilità di incentivare il modello della Società della salute, perché siano i sindaci a dare le risposte sui territori. Li abbiamo ascoltati, con alcuni ci siamo confrontati, tanti sono d’accordo con questa impostazione, a fronte della quale non vediamo proposte alternative”.
Il capogruppo Manuel Vescovi ha riproposto la posizione della Lega nord: “Se va tutto bene, perché cambiare i distretti? Per noi la sanità toscana non va bene e invece di ridurre il numero dei distretti, lo dovremmo ampliare”.
A conclusione del dibattito, l’intervento dell’assessore regionale Stefania Saccardi, su quello che rappresenta “un pezzo importantissimo per il completamento della riorganizzazione del sistema sanitario. Abbiamo messo mano alla riorganizzazione – ha spiegato –, perché il sistema, se non si rinnovava e non si modificava, correva il rischio di non essere all’altezza dei risultati che ha raggiunto”. Alla riforma avviata alla fine del 2015, “mancava il pezzo della sanità territoriale, quella che sta prima dell’ospedale e dopo l’ospedale e che aveva bisogno di essere organizzata e rafforzata”. Stefania Saccardi si è detta d’accordo “con la scelta della commissione di rafforzare il ruolo delle Società della salute, che in passato non hanno esplicato i loro effetti perché erano belle macchine alle quali non avevamo messo motore e ruote”. Il loro difetto “non era che costavano, perché non costavano nulla di più, era nell’incapacità di svolgere appieno il proprio ruolo, perché non avevano gli strumenti”. Ora la società della salute può diventare una macchina “moderna, adeguata, giustamente dimensionata”, attrezzata per svolgere “funzioni di rilevantissima importanza” e avrà “la responsabilità, le risorse umane ed economiche per gestire l’alta integrazione socio-sanitaria”.
La riorganizzazione, ha proseguito l’assessore, “è una opportunità, non è un limite: chi si unisce avrà, in termini di servizi, una serie rilevantissima di risorse e di possibilità di accedere ai finanziamenti europei”. Si tratta di “una grande sfida che accettiamo: sui servizi, sull’organizzazione, non sulle ideologie. Siamo pronti a verificare cosa accadrà, faremo verifiche periodiche, ci confronteremo con le amministrazioni locali, possiamo intervenire, correggere, migliorare. Siamo convinti che si parte da un impianto altamente positivo che dà finalmente al territorio il potere di incidere, definire e programmare una serie di politiche socio sanitarie nell’interesse dei cittadini”.