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Sparò contro l'auto e la ditta dell'imprenditore: D'Alterio risponde al gip

E' durato circa due ore l'interrogatorio di garanzia di Pasquale D'Alterio, 44 anni, di origini campane ma residente nel Pistoiese, arrestato nei giorni scorsi con l'accusa di concorso in tentata estorsione insieme a Giuseppe Raffone, 48 anni, siciliano ma residente a Firenze, nei confronti di Andrea Bacci e Fabio Bettucci. D'Alterio, secondo quanto riferito dal suo difensore Rolando Rossi, ha risposto alle domande del gip Anna Liguori: "Ha confermato tutto quanto aveva già detto nelle settimane scorse quando era stato sentito come persona informata sui fatti, per due volte, dagli uomini della guardia di finanza".

In particolare, secondo quanto appreso, il 44enne avrebbe respinto l'accusa di tentata estorsione, ribadendo invece di "essere stato a sua volta vittima di usura", e di aver conosciuto per caso Raffone che si sarebbe offerto di recuperare il credito che l'imprenditore pistoiese doveva avere dalla Coam, l'azienda edile di Bacci e Bettucci, circa 270 mila euro, per la quale la procura di Firenze ha chiesto il fallimento per bancarotta fraudolenta. Bacci e Bettucci, hanno invece chiesto l'ammissione al concordato liquidatorio e la prossima udienza è fissata davanti al giudice del tribunale fallimentare di Firenze il 22 marzo.

"Il mio assistito - ha detto l'avvocato Rossi - ha chiarito determinate situazioni che sono alla base dell'ordinanza. In particolare il il fatto che pagamento di 60 mila euro arrivato il 27 gennaio scorso era stato concordato da tempo", e quindi non sarebbe collegabile agli spari contro l'auto e l'Ab Florence, la pelletteria di Bacci a Scandicci, del 23 gennaio. "Personalmente resto perplesso sul divieto, esteso dal giudice fino a sabato prossimo, di incontrare anche il suo legale. Stamani l'ho visto, per la prima volta, direttamente nel udienza, in carcere, e ora potrò parlarci solo dopo le 12.00 di sabato", ha aggiunto l'avvocato. Il gip ha sentito anche Raffone (anche lui detenuto a Solliciano) che, a sua volta, secondo quanto appreso avrebbe risposto alle domande.

Giuseppe Raffone, accusato di concorso in tentata estorsione aggravata, sarebbe intervenuto solo per aiutare l'imprenditore Pasquale D'Alterio, finito in mano agli usurai, a riscuotere un credito dalla Coam. Sarebbe questa, secondo quanto riferito dall'avvocato Sabrina Del Fio che con il collega Marco Santarlasci difende Raffone, la versione fornita dall'uomo al gip Anna Liguori che stamani lo ha interrogato nel carcere di Sollicciano a Firenze.

Raffone avrebbe più volte ribadito di essere "una brava persona, non uno pericoloso nè uno che minaccia", una persona che quando incontra qualcuno "saluta sempre e dà sempre la mano anche quando va via". L'uomo, sempre secondo quanto appreso, ha riferito di aver agito, "ma senza minacce" per far sì che D'Alterio, nel procedimento avviato dalla Coam di Andrea Bacci, l'amico di Matteo Renzi, che ha chiesto l'ammissione al concordato liquidatorio, venisse inserito tra i creditori privilegiati e non tra i chirografari. Anche gli avvocati di Raffone, come il legale di D'Alterio, non potranno incontrare il loro assistito fino a sabato alle 12.00.

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