Fiom Cgil sull'Europa: "Crisi profonda, ma non si può solo assistere al declino"

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Nono anno di crisi economica consecutiva ed i governi continuano a perseguire le ricette fallimentari della Troika senza avere un'idea sulle cause strutturali della crisi e di come uscirne.

L'europa è ad un bivio, dopo la brexit, a breve vi saranno le elezioni in Francia ed i rischi della vittoria del partito di estrema destra, con la conseguente fuoriuscita dall'euro, sono altissimi e non ce la potremmo cavare con la semplice affermazione che vincono i populismi. Questo avviene quando non vi sono risposte politiche ai gravi problemi che riguardano milioni di cittadini che sempre più vedono arretrare le loro condizioni di vita materiale.

Nella costruzione della UE vi era l'intento di colmare le differenze di struttura industriale e produttiva tra i vari paesi e veniva messo in evidenza che tutto sarebbe decollato verso l'alto grazie ai benefici della moneta unica, ma non è andata così.

Sull'adozione poi del cambio fisso della moneta sarebbe necessario aprire una seria riflessione anche sindacale, perchè anch'essa ha una precisa connotazione politica, favorisce il capitale e crea una pressione violenta sui salari, in particolar modo nei paesi del sud europa. Se non viene svalutata la moneta svalutano il lavoro!

Bisognerebbe che i tassi di cambio fossero allineati ai valori delle economie degli stati di appartenenza, altrimenti questo sbilanciamento provocherà sempre più un disastro.

Il Debito pubblico continua a crescere inesorabilemnte nonostante le poliche di massacro sociale portate avanti dai vari governi in questi anni. Va analizzato e compreso se questo è davvero il faro a cui tenere riferimento o magari sarebbe meglio iniziare a parlare del debito privato e comprenderne bene le differenze sostanziali, anche perchè in questo modo le politiche di austerità, con tutto ciò che ne consegue, magari perderebbero di significato.

Anche qualora il prodotto interno lordo crescesse, non vi sarà nessuna ripresa paragonabile al passato ne le disuguaglianze saranno ridotte dalla eventuale crescita.

Gli investimenti nell'economia reale rendono sempre meno rispetto alle attività speculative del sistema finanziario e quindi va ripensato completamente un sistema e vanno attuate specifiche politiche pubbliche e private sulla trasformazione industriale tecnologica dell'economia.

Per fare questo ci vogliono governi legittimati democraticamente sulla base di programmi chiari e che poi abbiano la forza necessaria di battersi in europa per attuare politiche di

lungo respiro e per cambiare i vincoli su cui è basata oggi l'unione europea, costi quel che costi, non serve più dire che gli impegni presi come il fiscal compact o il pareggio di bilancio in costituzione ci strangoleranno, serve capire come fare per cambiarli e se questo non è possibile, si deve avere la capacità di pensare ad uno scenario alternativo.

I cambiamenti dei modelli produttivi sono profondi, vanno rivisti anche i sistemi contrattuali esistenti e questo implica anche una coraggiosa riforma sindacale con tempi che non possono essere più quelli del passato.

Lo sviluppo delle tecnologie digitali e dell'intelligenza artificiale ci deve rendere protagonisti di una nuova stagione, con l'obiettivo di stimolare nuovi posti di lavoro, avendo presente che il nostro paese ha carenze strutturali riguardo l'istruzione e la ricerca e sviluppo, bisognerebbe quindi investire con spesa pubblica sulla scuola e università.

I diritti sul lavoro denigrati e umiliati non potranno mai andare di pari passo con il progresso ed una politica che non si occupi di progettare un piano di transizione verso un nuovo modello produttivo, che non ha niente a che vedere con i singoli tavoli sulle crisi, non sta ponendo le basi per il futuro.

Con i referendum che come Cgil abbiamo promosso possiamo avviare un cambiamento significativo ed importante in materia di lavoro e possono segnare una svolta. Dovrebbero essere accompagnati anche da mobilitazioni e nello stesso tempo rilanciare i grandi temi sociali, ma i vincoli di sistema vanno discussi anche sindacalmente perchè imbrigliano tutti a certe condizioni all'interno di un recinto che non permettono nessun mutamento profondo per tutelare le lavoratrici ed i lavoratori in questa fase storica.

Massimo Braccini, segretario generale Fiom Toscana

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