Mafia, Bindi incontra il procuratore della Dda: "Inchieste in Toscana? C'è il segreto"

Una parte delle audizioni fatte oggi a Firenze dalla Commissione parlamentare antimafia "è secretata". Così la presidente della Commissione Rosy Bindi ha risposto a chi le chiedeva se nell'incontro con il procuratore della Dda toscana Giuseppe Creazzo si fosse parlato di inchieste aperte in Toscana su infiltrazioni mafiose. "La Toscana non è una terra tradizionalmente infiltrata dalla mafia, come invece è già la Lombardia che è ormai la quarta nel Paese per insediamento mafioso. Ma la Toscana non è ignorata dalle organizzazioni mafiose che qui fanno affari con il riciclaggio del denaro e della droga", ha concluso Rosy Bindi.

Anche la Toscana, come altre regioni, "è all'attenzione della camorra e della 'ndrangheta perché è una regione con una economia frenetica e una qualità della vita accettabile e dignitosa", ha proseguito Bindi, sottolineando come "la crisi economica", comunque si è fatta sentire anche qui, "e questa è l'occasione "per le mafie per fare affari, per riciclare il denaro sporco". Oggi la Commissione parlamentare ha ascoltato tutti i prefetti delle province toscane e il procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia, Giuseppe Creazzo. La Toscana è una regione dove la 'ndrangheta "ha in mano anche il grande affare della droga e con il denaro ricavato penetra nell'economia legale". Ma è anche una regione dove "c'è la consapevolezza che questa realtà non va sottovalutata. La mafia si combatte sul piano del contrasto e della prevenzione così come sul piano civile, sociale e politico, con l'attenzione dei cittadini, degli imprenditori, dei professionisti, degli amministratori". "Dire che c'è il rischio di infiltrazioni anche in Toscana è un modo per fare del bene al territorio - ha concluso la presidente - perché si contribuisce a creare gli anticorpi"

Bindi, anche in Toscana rischi dove ci sono soldi

In Toscana non c'è un settore particolare a rischio di infiltrazioni da parte delle mafie, "lo sono tutti quelli dove ci sono interessi e soldi". Lo ha detto la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosi Bindi incontrando questa sera a Firenze i giornalisti al termine di una giornata passata nella sede della prefettura fiorentina dove ha ascoltato in audizione i prefetti delle 10 province e il procuratore capo della Dda, Giuseppe Creazzo. Anche in Toscana, dove l''ndrangheta fa ormai da tempo affari con la droga", tutti i settori dell'economia, ha spiegato Bindi, "possono essere a rischio: il turismo, la ristorazione, i centri termali, i rifiuti". La presidente non ha voluto citare una provincia in particolare, "basta guardare dove ci sono interessi", e ha voluto ricordare i rapporti instaurati con altre mafie, quelle straniere, "non tanto con quella cinese che è un'altra realtà". Poi, a proposito di un appalto al porto di Viareggio fermato solo grazie a interrogazioni parlamentari, la presidente Bindi ha sottolineato come, "nonostante la lotta avviata da sempre, le mafie non siamo stati capaci di sconfiggerle, cosa che siamo riusciti in passato con il terrorismo di casa nostra". E questo succede "perché le mafie sono capaci di stabilire rapporti con il potere, con l'economia, la finanza - ha proseguito -, sanno trovare complicità nell'omertà: c'è l'omertà da paura e quella da complicità". Per questo sono importanti, ha concluso, le leggi come quella sugli appalti. A questo proposito il prefetto di Firenze Alessio Giuffrida ha ricordato che in quasi "tutte le province toscane ci sono e funzionano gli Osservatori sugli appalti", uno strumento che per Bindi "è importantissimo"

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