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Doccia fredda per l’export pisano: -2,2% nel terzo trimestre 2016

Nel terzo trimestre dell’anno la domanda mondiale di importazioni realizza la crescita più bassa (+0,6% in termini tendenziali) dai primi tre mesi dal 2012. La domanda perde terreno soprattutto nelle Economie  Emergenti, dove crolla di un punto percentuale, ma è debole anche la crescita delle importazioni delle Economie avanzate, che resta al di sotto del 2%, frenata dall’azzerarsi delle importazioni Usa (+0,1%) a causa di una domanda di beni e di investimenti ancora stagnante.

Le criticità degli scenari internazionali non mancano di farsi sentire sull’export regionale, che scende in territorio negativo con una contrazione (-0,5%), che passerebbe addirittura al -2,2% senza il contributo positivo dei metalli preziosi. Le esportazioni pisane si allineano sul medesimo valore rispetto alla Toscana (-2,2%), trascinate in basso dalla flessione del settore conciario: il più rilevante per quota sul totale dell’export pisano. La tenuta sui mercati esteri è invece migliore a livello nazionale, dove le vendite oltre confine, crescono dell’1,0% grazie all’apporto del comparto auto.

Tuttavia, considerando i primi nove mesi del 2016, i dati di tutte e tre aree prese a riferimento (Italia, Toscana e provincia di Pisa) continuano a crescere anche se per appena 0,5 punti percentuali.

Le importazioni subiscono contrazioni in tutti gli ambiti geografici di analisi. A livello nazionale al calo di 4 punti percentuali del secondo trimestre segue un’ulteriore perdita di 2 p.p., di analoga entità rispetto a quello registrato in Toscana. Pisa replica il pessimo risultato del secondo trimestre con un crollo che arriva al -10,4%. Se il dato pisano è stato in parte determinato da situazioni contingenti quali il venire meno di acquisti di notevole importo di imbarcazioni e di materiale ferro-tranviario (che insieme contribuiscono in negativo per 8,3 punti su 10,4) vi è anche una componente strutturale legata ad uno stop del settore più rilevante a livello provinciale: quello del cuoio.

L’analisi dei primi nove mesi dell’anno rispetto al medesimo periodo del 2015, a fronte di una crescita dell’import di 0,5 punti percentuali da parte della Toscana evidenzia invece una flessione tanto a livello nazionale (-2,9%) quanto, per i motivi già detti in precedenza, a livello provinciale dove la contrazione si assesta al -7,4%.

La pesante battuta di arresto del cuoio lavorato (-6,2%) spiega da sola quasi due terzi della contrazione dell’export pisano nel terzo trimestre 2016. La caduta del conciario, che segue ad alcuni trimestri di crescita modesta, è imputabile alle pesanti perdite subite dalle vendite dirette a Hong Kong, in Cina, Polonia e Taiwan, alle quali si contrappongono gli ottimi risultati conseguiti in Francia, India e Stati Uniti. Anche l’export di carne lavorata e conservata, per lo più cuoio alle primissime fasi di lavorazioni, segna una flessione che si assesta al -8,3%.

Le esportazioni di cicli e motocicli, il secondo in termini di importanza a livello provinciale, confermano il dato leggermente positivo del trimestre precedente (+0,6%). In questo settore se da un lato continua il crollo delle vendite dirette negli Stati Uniti, cui si deve aggiungere la pesante contrazione nel Regno Unito, si registrano risultati positivi negli altri principali mercati europei.

La meccanica mantiene una buona capacità di penetrazione sui mercati esteri: le vendite oltreconfine di macchine di impiego generale (motori, pompe, rubinetti, valvole, apparecchiature fluodinamiche, ecc.) sono aumentate del 7,5%, le altre macchine per impiego generale (forni, refrigeratori, macchine per sollevamento, ecc.), dopo la flessione del trimestre precedente realizzano un incremento di 5 punti percentuali e le altre macchine per impieghi speciali (macchine specifiche per l’industria), trainate dalle vendite dirette in Bangladesh conquistano un ulteriore +21,5%.

In positivo troviamo alcuni spezzoni della moda come le calzature (+4,0%), e l’abbigliamento (+6,0%) ma anche alcuni comparti che stanno via via crescendo come le bevande (+5,3%) e la farmaceutica (+10,1%). La chimica mostra dinamiche contrastanti, con un deciso calo delle vendite estere di prodotti di base (-9,0%) ed un incremento del +6,1% degli altri prodotti chimici. Le esportazioni di prodotti in vetro dopo il balzo in avanti del secondo trimestre crollano di oltre il 17%. Si segnala infine il ritorno in positivo delle vendite di mobili (+1,0%) così come l’impennata delle vendite di utensili e oggetti in ferramenta (+35,8%, prevalentemente materiali per la perforazione del suolo), trainati dalla Turchia e dagli USA.

Le difficoltà delle esportazioni pisane sono comuni a quasi tutte le macroaree geografiche, con limitatissime e isolate eccezioni. In Europa, dietro una dinamica delle esportazioni dirette verso il vecchio continente sostanzialmente stazionaria si nasconde un calo del 2,3% delle vendite nell’Unione Europea, controbilanciato dall’incremento del 20,1% dei Paesi Europei non UE determinato dalla ripresa delle vendite sul mercato russo.

La situazione non è migliore oltreoceano: venuto meno il contributo positivo del Nord America (-10,6%), le vendite pisane nel continente arretrano nel complesso del 10%, con perdite del 7,0% in America Latina.

Nel mercato asiatico si conferma il risultato del trimestre precedente (-2,4%), con perdite in Medio Oriente (-16,8%) e, in misura minore, in Asia Orientale (-4,1%), mentre continuano a correre le vendite in Asia Centrale, grazie alle ottime performance conseguite in Bangladesh e India.

Le esportazioni pisane perdono terreno anche in Africa (-13,8%), dove il calo delle vendite coinvolge sia il Nord (-19,0%) che gli altri Paesi (-5,5%), ed in Oceania (-8,8%).

Scendendo nel dettaglio dei singoli Paesi, si registrano importanti flessioni nei principali Paesi di destinazione delle esportazioni. Perdite consistenti affliggono infatti le vendite dirette in Germania (-8,0%), Francia (-7,1%), Stati Uniti (-9,9%), Spagna (-12,7%) e Cina (-5,4%). A Hong Kong, dopo la contrazione dello scorso trimestre, si registra un crollo di analoga entità (-17,0%).

Tra i mercati in crescita si trovano alcuni paesi europei, come Regno Unito (+6,5%), Paesi Bassi (+8,9%) e Polonia (+10,3%), e importanti realtà asiatiche: Corea del Sud, Giappone e Vietnam, con incrementi di circa 9 punti percentuali. L’India, grazie alle vendite di cuoio conciato e pelletteria, mette nuovamente a segno un ottimo risultato (+22,0%).

Particolarmente rilevanti sono stati gli incrementi delle esportazioni dirette in Russia (+31,3%) che, grazie alle vendite di macchinari, ha recuperato una parte delle perdite subite a causa dell’embargo.

Passando all’analisi dei flussi di merci in entrata, la caduta a picco che si osserva nelle importazioni nel terzo trimestre del 2016 è frutto di un mix di fenomeni estemporanei e di contrazioni della domanda di beni strumentali e intermedi che testimoniano le difficoltà attraversate da alcuni segmenti dell’industria pisana.

La caduta delle importazioni di materiale ferrotranviario, effetto del confronto stastistico con il dato del medesimo periodo dell’anno precedente, quando era stata contabilizzata un’operazione straordinaria nel comparto, contribuisce in negativo per quasi 5 punti percentuali. Questa contrazione è rafforzata dalla caduta degli acquisti del comparto navi e imbarcazioni, che apporta un contributo di -3,50 p.p. e di altre macchine per impieghi speciali, che arretrano del 63%, per un contributo alla crescita di -1,13 p.p..

In continuità con quanto registrato nei trimestri precedenti si registrano nuovi importanti cadute nelle importazioni di carne lavorata (settore composto prevalentemente da pelli greggie, -6,4%, -1,1 p.p.), e cuoio conciato (-13,5%, -2,19 p.p.), entrambi connessi all’andamento del distretto conciario.

Resta invece positivo l’andamento dell’import di cicli e motocicli (+16,6%), in gran parte costituito da traffico di perfezionamento dell’industria delle due ruote. In crescita anche gli acquisti di prodotti chimici di base (+8,9%) e di macchine di impiego generale (+29,7%) e, sia pure con incrementi di modesta entità, le importazioni di articoli di abbigliamento (+3,0%).

Fatta eccezione per le calzature (+0,3%), sostanzialmente stabili, i restanti principali settori di importazione registrano pesanti perdite. In particolare crollano gli acquisti di medicinali (-25,4%), metalli preziosi (-33,6%), altri prodotti chimici (-12,8%), articoli in materie plastiche (-8,7%), legno piallato e lavorato (-4,4%) e altri prodotti in metallo (-16,0%).

Il quadro delle importazioni non è geograficamente omogeneo. Gli acquisti di merci provenienti dal continente europeo diminuiscono (-18,2%), in particolare nell’Eurozona (-19,9%), così come quelli provenienti dall’Africa (-17,8%) e dall’Oceania (-21,4%). Al contrario le importazioni provenienti dall’America guadagnano l’11,5% grazie al Nord America e quelle provenienti dal continente asiatico aumentano del 9,3%.

In Europa si arresta la caduta degli ingressi di merci tedesche (+0,3%), ma arretrano la Francia (-12,2%) e la Spagna (-14,6%). In forte calo anche la Polonia  (a causa dei prodotti ferroviari) e il Belgio, mentre aumentano gli acquisti dai Paesi Bassi (+34,7%) e, oltreoceano, dagli Stati Uniti (+23,1%). Tra i partner commerciali asiatici arretrano Cina e India (entrambi -1,4%), mentre si rilevano eccezionali incrementi in Vietnam e Corea del Sud.

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