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Sparatoria a Castelfiorentino, circolo chiuso un mese. L'Arci: "Lasciati soli, troppe dicerie"

(foto gonews.it)

"Il Circolo Arci è un presidio di socialità, non va chiuso": le case del popolo di Castelfiorentino solidali con Il Progresso

Dopo i fatti di sangue del 9 gennaio, i Circoli Arci di Castelfiorentino si stringono attorno a Il Progresso, storica Casa del Popolo nel centro castellano. Il bar, dato in gestione dal Circolo a privati, è stato chiuso per trenta giorni per quanto successo più di una settimana fa e perché i tre coinvolti nella sparatoria sono tutti pregiudicati e il locale è stato considerato dalle forze dell'ordine pericoloso per il pubblico.

Questo crea un problema all'interno del circolo stesso perché la chiusura del bar implica la chiusura dello stabile, ergo della Casa del Popolo tutta. "Hanno chiuso un bar e un circolo per trenta giorni e hanno additato l'Arci per quanto successo ma noi lavoriamo molto sulla socialità e sull'integrazione, è un controsenso. Ci sono state delle dichiarazioni che ci hanno ferito, l'opinione pubblica è vittima di dicerie" ha detto il presidente Arci Empolese Valdelsa Chiara Salvadori.

Secondo Salvadori la presenza dei circoli non deve essere considerata una minaccia ma una risorsa da valorizzare: "Il Progresso è una risorsa e, per far sì che rimanga tale, serve l'impegno di tutti, addirittura sarebbe d'uopo un percorso per il superamento di questi problemi. C'è chi ha messo in discussione il Circolo e non va bene, ci siamo sentiti lasciati soli".

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Marco Cappellini, della Prociv Arci: "Si mettono in dubbio i valori del Circolo per un fatto accaduto fuori da esso e con gente che solitamente non lo frequentava. Non è giusto dare contro all'etica Arci".

Giuliano Cintelli è uno dei consiglieri del Circolo Arci Il Progresso ed è un decano dell'associazionismo castellano. Anche lui è rimasto sorpreso in negativo dalle reazioni sdegnate della popolazione su Facebook e ha detto pure di aver ricevuto molte critiche e anche telefonate ricche di offese pesanti. Non è mancata, purtroppo, la discriminazione razziale: il bar è in gestione ad alcune ragazze di origine albanese e questo ha messo in risalto una forte componente xenofoba, secondo Cintelli.

Il consigliere ha affermato: "Le forze dell'ordine e le autorità sono intervenute con almeno due ore di ritardo il 9 gennaio e di questo non si parla. Chiudere il circolo non è la soluzione giusta, doveva rimanere aperta per permettere ancora più socialità. Solo aprendoci e integrandoci si risolvono i problemi".

Il Progresso ha ricevuto sì tante critiche ma anche molta solidarietà sia dalle case del popolo castellane (e non solo) sia dai propri soci, i quali sono rimasti sbigotitti dalla chiusura. Tra le associazioni solidali si trovano i circoli Il Bastione, Puppino, Dogana, Petrazzi, I Praticelli, Castelnuovo, oltre al succitato Prociv Arci.

Di seguito il comunicato di Arci Empolese Valdelsa.

"Il fatto di sangue avvenuto una settimana fa a Castelfiorentino, che ha visto il ferimento con arma da fuoco di due persone, non può non turbare qualsiasi cittadino del nostro territorio poiché è un evento duro, che colpisce, genera paura e sgomento, e scuote una comunità intera che non è abituata a tali esplosioni di violenza.

Ci auguriamo che i due feriti possano guarire velocemente e che il colpevole possa essere rintracciato per rispondere della violenza che ha portato all’interno della comunità castellana.

Come associazioni, come insieme di persone che portano avanti quotidianamente una battaglia di civiltà e di socialità, non possiamo non essere colpiti doppiamente da quello che è successo.

Prima di tutto perché coinvolge un circolo Arci, “Il Progresso” di Castelfiorentino, la porta aperta fino a tarda sera sulla piazza principale del paese, la porta che si affaccia sul mercato, sul teatro, sui giardini, che vede passare famiglie e cittadini.

In secondo luogo per le reazioni inaspettate, dure, espresse anche da persone di rilievo istituzionale che non solo con le loro parole lasciano intravedere un disconoscimento del ruolo dei circoli nelle comunità, ma minano quei legami di solidarietà che crediamo debbano rappresentare il principale punto di incontro della società civile.

Crediamo che quanto accaduto debba sollecitare nella comunità intera e nelle istituzioni maggiore impegno, e soprattutto dovrebbe incitare a collaborare per individuare ogni strumento necessario per tenere unita una comunità, sviluppando e invitando tutte quelle risorse sane e solidali presenti sul territorio a moltiplicare la propria azione. Fino a questo momento invece, purtroppo, ha prevalso uno spiacevole dibattito che ha chiamato in causa lo stesso Circolo Arci dichiarandolo luogo insicuro e rischioso per la comunità. Crediamo che il circolo, sia una risorsa, un’importantissima e preziosissima risorsa che su quella piazza c’è, e vogliamo, insieme a chiunque pensi che sia tale, cercare le soluzioni ai problemi, impegnarci perché non sia mai messa in dubbio la positività della sua presenza. Quando parliamo di sicurezza, spesso le percezioni non corrispondono alla realtà. E’ una semplificazione gridare alla mancanza di sicurezza senza fermarsi insieme e riflettere sui legami che si disgregano, la solitudine che aumenta, l’individualismo che dilaga.

Rivendichiamo il fatto che i nostri circoli, tutti, siano presidio di socialità permanente, e la loro presenza, oggi più che mai, può essere il vero antidito verso derive disgreganti ed individualiste

Crediamo che la sicurezza reale sia quella data dal controllo sociale, da una rete di associazioni, cittadini, amministratori, partiti, che hanno una eguale visione della comunità, dell'accoglienza e della socialità. I circoli Arci sono le uniche palestre di diversità. Sono luoghi in cui i cittadini, entrando, rafforzano l’idea di comunità e questo è quello di cui c’è bisogno anche a Castelfiorentino.

Per questo la presenza del circolo non deve essere messa in discussione ma anzi supportata e rafforzata, e solo tutti insieme possiamo farlo.

Pensiamo che lasciando solo un territorio e andando a caccia del “colpevole”, non si aiuta la comunità. Mentre le forze dell’ordine portano avanti il loro compito di indagine, noi come comunità fatta di associazioni, istituzioni e cittadini, sicuramente abbiamo il nostro, che sta nella costante e convinta promozione del senso di comunità e dell’aggregazione e socializzazioni come elementi che migliorano la qualità delle nostre vite.

Chiudendo i luoghi di accoglienza, per quanto fragili, si rende ancora più debole il territorio facendo l’opposto rispetto a quanto necessario. Ci chiediamo quale altro luogo, oltre al Circolo, accoglie persone straniere, fasce deboli e marginali? Chi lascia la porta aperta e offre un segnale di apertura a chi le porte è abituato a vedersele chiuse sulla faccia? Il circolo è il possibile primo luogo di accoglienza in cui intrecciare rapporti, conoscenze e fondare con la quotidianità l'abitudine ad essere riconosciuto come cittadino e parte di una comunità. Per questo chiediamo che il Circolo rimanga aperto nell'ottica di promuovere accoglienza e attività che possano essere utili alla crescita dei soci e dei nuovi cittadini nell'ottica di una serena convivenza".

Gianmarco Lotti

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