"Mi chiamo Giuseppe Gulotta e sono innocente": la vicenda giudiziaria su Rai3

Giuseppe Gulotta
Giuseppe Gulotta

"Mi chiamo Giuseppe Gulotta e sono innocente". Così ha esordito il muratore certaldese 55enne raccontando la sua storia alla trasmissione di Rai3 'Sono Innocente'.

Giuseppe Gulotta, arrestato nel 1976, venne condannato per il duplice omicidio dei carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, avvenuto nella caserma Alkmar di Alcamo Marina, in provincia di Trapani. Per la 'Strage di Alcamo' Gulotta trascorse 22 anni di carcere prima della rocambolesca vicenda che portò alla sentenza di innocenza.

Inizialmente due anni e tre mesi di carcerazione. Insieme ai ricorsi Gulotta si trasferisce a Certaldo, dove si sposerà con la moglie Michela Aronica. Nel 1990 la Cassazione lo condanna all'ergastolo. Giuseppe va in carcere, a San Gimignano. Ci resterà fino al 2012.

Con la nuova inchiesta del 2008 l'ex carabiniere Renato Olino racconta che le dichiarazioni di colpevolezza erano state estorte mediante metodi di tortura. Si riapre così il processo di revisione, con questa importantissima rivelazione.

Il processo di revisione si terrà a Reggio Calabria e la richiesta di assoluzione viene accolta a gennaio nel 2012.

Il muratore di Certaldo verrà poi risarcito dallo Stato per l'ingiusta detenzione con un "indennizzo" (così è stato definito, non come un risarcimento) da 6,5 milioni di euro.

Il protagonista di questa incredibile vicenda giudiziaria, riportata anche in un libro edito da Chiarelettere, ha poi rilasciato due battute al giornatlista Alberto Matano.

"Questi 22 anni ormai sono regalati allo Stato. Ormai sono passati più di 40 anni, siamo nel 2016 e ancora non è finita", ha raccontato Gulotta.

"Per tanti anni ho sempre ripetuto che in questa storia non c'entravo nulla e nessuno mi credeva - spiega -: nel '76 potevo essere un finanziere, nel '90 potevo essere un impresario. Queste cose non le ho raggiunte", spiega ancora a causa del lungo calvario originario.

È importante trovare il colpevole? "Fino a un certo punto, per dare la mia completa estraneità nella faccenda"

Si è mai domandato il perché di tutto questo? "Non ho mai trovato la risposta a perché tutto questo. Non riesco a capacitarmi perché io in questa storia".

La vita di Gulotta è comunque in bilico: "Sto aspettando questo risarcimento. La sentenza è arrivata a novembre 2015, di questa cifra non ho visto nessun bonifico in banca. Aspetto che il mio futuro sia un po' migliore dal passato". Sia per lui che per "i figli e i nipoti", a cui spera di "dare una possibilità di futuro. Come spera che i nipoti parlino un giorno di nonno Giuseppe? "È sempre stato un uomo tranquillo che non si arrabbiava mai". Difatti ritiene: "La mia indole è quella di non arrabbiarsi mai. Non ce l'ho con le istituzioni o con i carabinieri, tante altre persone coinvolte non ci sono più. Io cerco di esere in pace con me stesso e con la mia famiglia".

L'ex detenuto non dimentica la città e la comunità in cui ancora vive: "Con i miei due legali volevo fare una fondazione in mio nome e qualcosa per la parrocchia di Certaldo, dove abito".

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