Fibbiana piange Carlo Tinti, memoria storica della Casa del Popolo

(foto da Facebook)

Il Consiglio della Casa del Popolo Erasmo Frizzi ha espresso il cordoglio per la morte di uno dei simboli di Fibbiana


Nella giornata di ieri, sabato 7 gennaio, è venuto a mancare Carlo Tinti, una vera e propria istituzione per la Casa del Popolo di Fibbiana. La frazione di Montelupo Fiorentino piange una figura storica, che fino a pochi giorni fa era nei locali della Cdp per parlare con gli astanti e con i bambini accorsi per il giorno dell'Epifania.

Nato negli anni Quaranta, Tinti non era ancora maggiorenne quando nel 1956 fu firmato lo statuto della prima Casa del Popolo ma già ai tempi era più che attivo nella costituzione e nella costruzione dello stabile. Andava con il cosiddetto 'barroccio' a prendere le pietre nei pressi dell'Arno per poi costruire la Casa del Popolo, a cui devolveva anche parte del suo stipendio. Pur giovanissimo, Tinti lavorava in vetreria e gli straordinari del sabato e della domenica non li intascava, servivano infatti per il sostentamento della Cdp.

Da sempre simpatizzante del PCI, Tinti non ha mai fatto mancare la sua verve nelle discussioni all'interno della Cdp, tra l'altro intitolata a Erasmo Frizzi, deportato durante la Seconda Guerra Mondiale e amico di Tinti. Nel 2004, quando la Casa del Popolo rinacque grazie a un gruppo di giovani, Carlo Tinti fu sempre al loro fianco e ancora una volta si dimostrò attivo per dare al suo paese un luogo di incontro e di aggregazione. Fino ad arrivare ai giorni nostri, nei quali è diventato un simbolo per la Casa del Popolo.

Il Consiglio della Casa del Popolo Erasmo Frizzi ha espresso il cordoglio per la dipartita di una 'memoria storica' come Carlo Tinti. Anche sul profilo ufficiale della pagina Facebook, Cdp Fibbiana ha voluto omaggiare la memoria di Tinti con un post toccante del quale vi riportiamo un breve estratto: "Una delle ultime memorie storiche di Fibbiana. Non scorderemo mai il tuo garbo e il tuo modo di fare. Ciao Compagno Tinti, oggi siamo più soli, l'eredità che ci lasci è un patrimonio che cercheremo di non disperdere. Un abbraccio forte, l'ultimo a una di quelle persone che hanno fatto grande il nostro paese, in silenzio".

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