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Partecipazione, progetti tra scuola e città: ecco il primo bilancio

Potenzialità, limiti e prospettive sono stati al centro di una giornata di riflessione nella Sala delle Feste di Palazzo Bastogi

Mettere in rete le esperienze fatte negli ultimi anni, farle parlare tra loro e valutare se i vari progetti sviluppati generano o meno una cultura partecipativa. E' questo il senso dell’iniziativa “Pedagogie urbane: processi partecipativi tra scuola e città”, promossa dal Consiglio regionale e dall’Autorità regionale per la partecipazione, che si è svolta oggi nella Sala delle Feste di Palazzo Bastogi. Un’occasione per presentare i risultati dei progetti partecipativi che hanno coinvolto le scuole toscane nel triennio 2014-2016 e mettere a fuoco le potenzialità, i limiti, le possibilità diintegrazione.

Sono quattro i progetti partecipativi coordinati da istituti scolastici e cinque i progetti partecipativi tra scuole e città. L’istituto di istruzione superiore Valdichiana di Chiusi ha dato vita a LabAm, un laboratorio per il monitoraggio ambientale con attrezzature a basso costo, alla portata di tutti i cittadini.

L’istituto comprensivo di Massarosa ha sviluppato un progetto di sensibilizzazione e monitoraggio per la tutela delle acque e delle aree umide.

Il liceo ‘Eugenio Montale’ di Pontedera ha messo mano alla riprogettazione del villaggio scolastico. L’Istituto ‘San Giovanni Bosco e Cennino Cennini’ di Colle Val d’Elsa ha infine trattato i problemi della multiculturalità in ‘Collega-menti”,  proponendo un’aula polivalente dentro la scuola.

"Il nostro obbiettivo è promuovere la partecipazione nelle sue diverse forme - ha sottolineato Paolo Scattoni, professore associato di urbanistica alla Sapienza di Roma e componente l’Autorità regionale – Una è la scienza di cittadinanza, poco praticata in Italia. I ragazzi si sono cimentati su questo ed i risultati sono interessanti. Sviluppando i loro progetti hanno maturato competenze che alcuni dei loro professori non hanno".

I progetti partecipativi tra scuola e città hanno riguardato la costruzione di un museo sulla storia per studenti e cittadini di Montelupo (Edumuseo), coordinato dal locale istituto comprensivo Baccio da Montelupo. I bambini di Montemurlo hanno invece dato delle idee sul centro cittadino, mentre il comune di Bagno a Ripoli ha vagliato le idee sul riuso e ampliamento di un complesso scolastico. La realizzazione del nuovo polo scolastico è stata al centro del progetto del comune di Impruneta, analogo a ‘Versilia School City” messo in campo dal comune di Pietrasanta.

La partecipazione di Lucia Lancerin, del Laboratorio Città di Bassano del Grappa, e Marina Canals Ramoneda, segretaria generale dell’Associazione internazioniale città educative di Barcellona ha permesso di inquadrare l’esperienza toscana in una prospettiva più ampia.

"Ancora siamo lontani dal far retroagire le virtù di questa cultura nuova di partecipazione sui meccanismi che poi finanziano le opere ed i servizi – ha osservato Giovanni Allegretti, architetto ed urbanista, invited professor all’università di Coimbra e componente l’Autorità regionale – Con il porto di Livorno la Toscana ha aperto la stagione dei dibattiti pubblici sulle grandi opere ed ora c’è una legge nazionale che obbliga tutti a farli. Siamo stati pionieri, ma non dobbiamo accontentarci; dobbiamo esserlo su altre cose". Una prospettiva condivisa dall’assessore alla presidenza, Vittorio Bugli.

Fonte: Consiglio Regionale

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