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Seminario sugli ecoreati: il rapporto ecosistema urbano di Legambiente

Il Rapporto ecomafia di Legambiente, ricorda Fausto Ferruzza di Legambiente Toscana, posiziona la nostra regione al 7° posto; per molti anni, la Toscana ha ricoperto il 6° posto e solo di recente è stata superata dalla Sardegna, ma solo per una particolare tipologia di reato, il bracconaggio.

Il 6° e ora 7° posto nella classica non devono, però, essere letti solo negativamente perché possono essere la prova che nella nostra regione esiste un forte contrasto all'illegalità di matrice ambientale, a cui si aggiunge un certo fermento civico: i cittadini toscani, infatti, sono attenti e segnalano situazioni anomale o di aggressione del territorio.

Gli organi di polizia svolgono un importante ruolo, soprattutto di tipo repressivo, che garantisce il rispetto della legalità in ambito ambientale - precisa Sandro Fallani, Sindaco di Scandicci e responsabile Anci del settore Rifiuti - ma il ciclo dei rifiuti ha bisogno anche, e soprattutto oggi, di un sistema politico che lo sorregga nella transizione verso un'economia di tipo circolare. Oggi siamo chiamati ad un'importante sfida che richiede di instaurare un dialogo con il sistema produttivo, le imprese devono fare proprio il valore della qualità ambientale che si deve accompagnare al rispetto della legalità e dei valori etici e sociali e non più perseguire logiche di esclusivo profitto. Le imprese, principali produttrici di rifiuti, che vanno nella direzione della legalità devono essere supportate ad essere sostenibili ambientalmente.

Vito Bertoni, Sostituto Procuratore della Repubblica di Firenze, componente del Gruppo di lavoro sui reati in materia ambientale, sottolinea che, quando si parla di ecomafie, non dobbiamo dimenticare come questo fenomeno vanti un retroterra culturale e storico non direttamente connesso con la mafie come le conosciamo.

In ambito ambientale assistiamo a livelli diversi di criminalità: sociale, associata ed organizzata.

La criminalità ambientale di stampo sociale si basa sulla condivisione, sul consenso di molti soggetti, imprenditori ma anche funzionari della pubblica amministrazione, che ritengono giusto ignorare o disapplicare le norme ambientali, ma senza che vi siano saldature con la criminalità organizzata.

La criminalità associata è invece una forma più matura rispetto a quella sociale, nasce dell'humus della prima ed è caratterizzata dal rendere il fenomeno dell'illegalità ambientale non sporadico ma sistematico, anche se i soggetti coinvolti non appartengono alla criminalità organizzata.

La criminalità organizzata, infine, si affaccia quando l'ambiente diviene un settore dove fare facili e lucrosi affari, per questo, tra gli obiettivi della Legge 68, vi era anche la necessità di rispondere ad un'esigenza concreta: quella di combattere il crimine organizzato in ambito ambientale che non poteva essere sconfitto con un sistema semplicemente di tipo contravvenzionale.

Con la nuova legge sugli ecoreati, in sostanza, si sono introdotte nel sistema due diverse tipologie di reati:

  1. macro-aggressioni all'ambiente, rappresentate dai delitti ambientali che prevedono sanzioni forti,
  2. micro-aggressioni che prevedono contravvenzioni con estinzione amministrativa del reato contravvenzionale a seguito dell'ottemperanza delle prescrizioni date ed asseverate, congiunta al pagamento di una sanzione pecuniaria.

Massimo Planera, comandante del NOE, ricorda come, ancora oggi, gli enti di controllo siano coinvolti in indagini che vedono gli imprenditori smaltire illecitamente i rifiuti prodotti per fare più profitto, determinando un danno all'ambiente, che è un bene comune, ed una concorrenza sleale alle imprese sane.

Sappiamo ormai che nei momenti di crisi le realtà imprenditoriali risparmiano su tutela della salute e sicurezza del lavoratore, tutela dell'ambiente, in particolare lo smaltimento dei rifiuti.

In sostanza le forze di polizia presenti, Corpo Forestale dello Stato e NOE, concordano su alcuni punti:

Il seminario è stato anche l'occasione per descrivere le attività svolte da ARPAT nel corso del progetto speciale sui controlli ambientali connessi all'economia sommersa, evasione ed elusione.

Il progetto, come ci ricorda Maura Ceccanti dell'area vasta centro di ARPAT, ha durata triennale, ha avuto inizio nel 2014 e scadrà il 31 dicembre. L'agenzia ha predisposto un report di sintesi sia nel 2014 che nel 2015, a breve saranno resi noti gli esiti definitivi del progetto.

I settori interessati e sottoposti a controlli negli ultimi tre anni sono stati: il tessile, i rottami, il vivaismo poi sostituito dagli inerti, i rifiuti liquidi su gomma con i connessi impianti di depurazione, ma anche altri ambiti dove la richiesta di approfondimenti investigativi è pervenuta direttamente dalla Magistratura, sotto forma di indagini delegate o attività di supporto alla DIA, svolte spesso anche in collaborazione con NOE e Corpo Forestale dello Stato.

Dal punto di vista territoriale, i controlli hanno interessato imprese presenti nella regione anche se, in prevalenza, i controlli sono stati effettuati nell'area vasta centro, nelle province di Firenze, Prato e Pistoia.

I controlli effettuati sono stati circa 100 ogni anno, si tratta di un controllo complesso, che richiede anche un controllo analitico difficile, spesso realizzato su rifiuti disomogenei e molte volte su rifiuti speciali non pericolosi dove si annidano molte zone grigie dal punto di vista interpretativo.

A seguito del controlli, sono emerse irregolarità nel

Dal 2014 ad oggi sono state predisposte 193 comunicazioni di notizia di reato (CNR), in particolare per mancanza di autorizzazione all'emissione in atmosfera e scarichi nel settore tessile e sono stati effettuati 47 sequestri da parte di ARPAT e/o in collaborazione con altri enti di controllo.

ARPAT, grazie a questa esperienza, ha posto in essere un sistema complesso di controlli che costituisce un valore aggiunto per l'ente che si manterrà anche per il futuro, nonostante la riduzione costante di personale assegnato.

L'Agenzia, con questo progetto, ha acquisito anche risorse economiche; nel 2015, ad esempio, ha introitato da sanzioni e prescrizioni legate ad attività di controllo del progetto speciale circa 181 mila euro.

ARPAT ha lavorato insieme al sistema nazionale della protezione ambientale, SNPA, costituito da tutte le agenzie ambientali ed ISPRA, alla predisposizione delle linee guida in materia di ecoreati, con l'intento di fornire agli operatori elementi di chiarezza e coerenza nella materia, riducendo i margini di interpretazione tra i diversi soggetti che operano nell'attività di controllo.

Andrea Bigalli – Referente Libera Toscana – ribadisce con forza che l'ambiente costituisce un bene comune, quindi dobbiamo formare i cittadini al suo rispetto e sconfiggere l'idea che l'obiettivo unico sia la massimizzazione del profitto, pensiero trainante delle organizzazioni mafiose.

Salvatore Calleri – Presidente Fondazione Caponnetto - ricorda come la Fondazione abbia sempre svolto un ruolo di pungolo per le istituzioni e continuerà ad esserlo.

Sottolinea, prima di tutto, la necessità di superare l'auto-omertà per cui certi argomenti non si trattano, non si affrontano, come spesso accade quando si affrontano temi quali i rifiuti o la presenza delle mafie. Accade allora che non si voglia riconoscere che, anche in Toscana, esiste il problema dello smaltimento illecito di rifiuti speciali.

Ci sono ambiti dove ancora i controlli sono troppo pochi, come il caso delle grandi opere infrastrutturali, dove l'attività investigativa andrebbe effettuata non tanto in corso d'opera ma dopo la realizzazione delle infrastrutture.

David Zanfolini - Presidente dei Centri di Azione Giuridica di Legambiente - sottolinea come la modifica apportata alla Costituzione, nel 2001, introduca la tutela ambientale, un diritto non umano, nella Costituzione, assurgendo a valore costituzionale.

L'ambiente non può tutelarsi da solo ma ha bisogno dell'uomo che se ne prenda carico. Questo ha comportato una modifica culturale ed anche normativa importante che ha portato, dopo diversi anni, all'introduzione nel codice penale dei delitti ambientali, che tendono alla tutela dell'ambiente in sé e per sé, senza alcun legame con la tutela della salute delle persone.

Vittorio Bugli - Assessore alla Presidenza del Regione Toscana - conclude la giornata, soffermandosi su alcuni punti.

In primo luogo, si rende necessario un investimento culturale, le riflessioni emerse possono essere portate all'attenzione del tavolo della legalità istituito presso la Regione, contestualmente devono essere organizzate iniziative sui territori per discutere ed affrontare le questioni legate ad ambiente e legalità, senza essere omertosi ma essere capaci di ascoltare con grande spirito di apertura ed ascolto.

Bisogna poi pensare ad uno strumento simile all'osservatorio appalti, ovvero un punto privilegiato di osservazione sulle autorizzazioni rilasciate in ambito ambientale, competenza di recente assorbita dalla Regione Toscana, con l'obiettivo di uniformare il processo amministrativo di rilascio delle autorizzazioni ambientalim rendendolo chiaro, semplice e celere.

L'informatizzazione del procedimento consente anche di avere una banca dati che può essere messa a disposizione di altri soggetti pubblici, che a loro volta possono condividere le loro banche dati, creando un sistema di interazione utile anche all'attività di controllo non solo in termini di indagine ma anche di prevenzione.

Per il prossimo futuro, si può prevedere un incontro tra Regione Toscana, in particolare Direzione Ambiente e forze di polizia, NOE, Corpo Forestale dello Stato, ARPAT per definire dieci punti per migliorare la tutela ambientale nella nostra regione con l'obiettivo di abbandonare la 7.ma posizione nella classifica di Legambiente sulle ecomafie.

Fonte: Arpat news

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