E' l'approvazione del bilancio 2015 di Irpet ad aprire i lavori del Consiglio regionale della Toscana. All'ordine del giorno anche il testo unico sul turismo, nuove disposizioni in materia di ambiti territoriali di caccia, e un'informativa della Giunta relativa al documento preliminare alla proposta di legge ''Disposizioni per l'organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani' con la previsione di istituire un Ato regionale e un''Autorità toscana per la gestione integrata del servizio. In discussione anche la nuova disciplina del Lamma (Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile), le norme sul controllo degli impianti termici e di certificazione.
Tra gli argomenti oggetto di interrogazioni: la salvaguardia dei livelli occupazionali della sede di Pisa dell'azienda Ericsson; la destinazione futura del complesso dell''Ambrogiana a Montelupo Fiorentino, già sede dell'ospedale psichiatrico giudiziario; il nuovo orario ferroviario invernale dei treni a lunga percorrenza in Toscana, con particolare riferimento alla linea tirrenica; il progetto di realizzazione di un carbonizzatore nella Piana di Lucca; le rivendicazioni della Regione Toscana nei confronti della società Creaf di Prato. In discussione anche una proposta di risoluzione sul ruolo della Regione per lo sviluppo dell''Amiata e molte mozioni, che spaziano dal fenomeno del caporalato in Toscana alla tutela dei livelli occupazionali, passando dagli aggiornamenti del personale addetto all'uso dei defibrillatori semiautomatici.
Irpet: sì a bilancio d’esercizio 2015
Sì a maggioranza al bilancio consuntivo per l’esercizio 2015 dell’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana. Il Consiglio regionale ha approvato l’atto con il voto favorevole del Partito democratico e l’astensione delle minoranze. Come ha spiegato il presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd), il bilancio di esercizio 2015 di Irpet si è chiuso con un utile consistente di 456mila euro. Bugliani ha sottolineato che “a fronte di un valore della produzione di 4milioni e 521mila euro, in aumento del 22,6 per cento rispetto all’anno precedente, i costi di produzione sono pari ad euro 3milioni e 915mila, in aumento del 16,8 per cento sul 2014”.
Le componenti finanziarie e straordinarie concorrono al risultato di amministrazione con un saldo positivo di 27mila e 248 euro. Le imposte (Irap ed Ires) sono pari a euro 177mila 547.
L’aumento del valore della produzione è legato sostanzialmente al considerevole incremento delle entrate per le attività svolte dall’Istituto nel ciclo di programmazione comunitaria 2007-2013, in particolare alla conclusione dei progetti finanziati da fondi strutturali (Fse, Fesr, Feasr). Tale incremento ha ampiamente bilanciato la riduzione dei ricavi da soggetti diversi dalla Regione Toscana. I maggiori costi di produzione sono dovuti principalmente all’assunzione a tempo determinato di personale legato appunto alla conclusione dei progetti comunitari e all’assunzione a tempo indeterminato di quattro assistenti di ricerca di categoria D. L’ampliamento della pianta organica rimane comunque nei limiti fissati dalla Giunta regionale per il contenimento dei costi del personale ed è interamente a carico dell’istituto.
“L’utile d’esercizio – ha spiegato Bugliani – sarà destinato per il 20 per cento, pari ad oltre 91mila euro, al fondo di riserva per coprire eventuali perdite future, e per l’80 per cento, pari ad oltre 365mila euro, sarà restituito alla Regione Toscana”.
Il presidente del Movimento 5 Stelle Enrico Cantone ha espresso l’astensione del gruppo. “Ribadiamo l’apprezzamento per il lavoro di questo Istituto – ha detto Cantone – ma dobbiamo notare che il bilancio all’esame dell’aula segnala un aumento del 20 per cento dei costi per il personale. In tempo di crisi dobbiamo porre attenzione ai numeri”.
Astensione anche da Lega nord, espressa dal portavoce dell’opposizione Claudio Borghi:“Sul bilancio c’è poco da dire, non mi risulta che sia fonte di sprechi o scandali”.
Gruppo Telecom-Italia Tim, Monia Monni ai lavoratori: “Il gruppo Pd è con voi"
“Il gruppo Pd c’è, ed il segnale che arriva dalla politica può essere molto importante. Vi siamo vicini e esprimiamo piena solidarietà con l’impegno di portare all’attenzione del Governo le vostre istanze” . Così la vice capogruppo del Pd in Consiglio regionale Monia Monni, che stamani ha parlato a lungo coi lavoratori Tim che manifestavano davanti a Palazzo Sacrati Strozzi dove si è concluso il corteo indetto da Cgil, Cisl e Uil di categoria. Monia Monni insieme ai colleghi Francesco Gazzetti e Alessandra Nardini ha anche partecipato alla riunione che si è svolta in Regione con il consigliere del Presidente Rossi per il lavoro Gianfranco Simoncini , i lavoratori e le rappresentanze sindacali “Confidiamo nel lavoro del presidente Rossi e di Gianfranco Simoncini che lo rappresenta con grande capacità nelle vertenze del lavoro. Da parte nostra – prosegue Monia Monni a nome del gruppo Pd - abbiamo preparato una mozione che porteremo all’attenzione del Consiglio regionale in cui sottolineiamo l’urgenza della situazione e la necessità di fare chiarezza”. I sindacati che chiedono un piano industriale di investimenti e sviluppo, parlano di 500 esuberi potenziali in Toscana e l’adesione allo sciopero di stamani è stata del 90%.
Caccia: la legge sui nuovi Ambiti territoriali
La nuova riforma in materia Atc (Ambiti territoriali di caccia), nelle sue linee essenziali, prevede quindici ambiti territoriali di caccia al posto dei precedenti diciannove e dei nove individuati dalla norma dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. Quindici ambiti i cui comitati di gestione rimarranno in carica per cinque anni ed i cui organi direttivi verranno nominati entro il prossimo 31 dicembre.
Il testo è stato illustrato in Aula dal presidente della commissione Sviluppo economico, Gianni Anselmi, che ha ricordato i contributi emersi nel corso delle audizioni svolte in commissione. Tra i punti evidenziati dal presidente, anche la composizione dei comitati di gestione, la durata dei mandati, la centrale unica di committenza, la volontà della legge di affrontare la questione della perimetrazione degli Ambiti. Anselmi ha poi ricordato gli accordi di interscambio inseriti in legge e prima previsti da regolamento citando l’articolo 11 dove si legge che i comitati di gestione possono attuare con gli Atc contigui forme di gestione concordata finalizzata anche all’interscambio dei cacciatori.
Le disposizioni nuove disposizioni modificano la legge toscana 3/1994 per provvedere alla ripartizione del territorio agro – silvo – pastorale destinato alla caccia programmata in ambiti territoriali di “dimensioni sub provinciali, possibilmente omogenei e definiti da confini naturali”, tenendo presenti le peculiarità del territorio regionale.
La scelta organizzativa di far agire gli Atc in forma aggregata è in linea con i principi contenuti nel d.lgs. 50/2016 e intende anche agevolare gli Ambiti nell’applicazione delle disposizioni nazionali. Sono in particolare disciplinate le modalità per la nomina del Comitato di gestione; la costituzione obbligatoria, da parte degli Ambiti, di un ufficio con funzioni di centrale unica di committenza per le procedure che gli Atc, nell’ambito delle funzioni pubbliche loro attribuite, svolgono per l’acquisizione di forniture e servizi e per il conferimento di incarichi professionali, di importo superiore a 5mila euro. Tale soglia è stabilita per garantire comunque ai Comitati di gestione la possibilità di svolgere direttamente le procedure di importo limitato di tipo economale.
Caccia: via libera alla nuova legge regionale
Via libera alla nuova riforma in materia di Atc (Ambiti territoriali di caccia). Il Consiglio regionale, nella seduta di martedì 13 dicembre, ha approvato il testo con 21 voti a favore, nove contrari e tre astenuti.
L’Aula ha respinto gli emendamenti, oltre una ventina, collegati al testo in approvazione, presentati dalle opposizioni e una proposta di risoluzione del Movimento 5 stelle.
Il Consiglio ha inoltre respinto la proposta di legge presentata dal gruppo della Lega Nord, primo firmatario il consigliere Roberto Salvini, che intendeva consentire ai portatori d’interesse del mondo agricolo e venatorio, “che da soli compongono la maggioranza dei comitati di gestioni degli Atc”, ha rilevato Salvini nel corso della presentazione, di eleggere in modo democratico le proprie rappresentanze. Il testo intendeva mettere a confronto, in un’assemblea generale, due mondi che hanno spesso interessi divergenti ma la cui sinergia è fondamentale per la gestione del territorio e della fauna selvatica.
Caccia, Anselmi (PD): “Con questa legge garantiamo la gestione omogenea ed equilibrata del territorio”
Approvata a maggioranza la proposta di legge che modifica l’organizzazione regionale degli Ambiti territoriali di caccia. La nuova riforma, nelle sue linee essenziali, prevede quindici ambiti territoriali di caccia al posto dei precedenti diciannove e dei nove individuati dalla riforma dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale, di questi soltanto tre manterranno dimensioni provinciali: Lucca, Massa Carrara e Pistoia. I comitati di gestione degli ambiti rimarranno in carica per cinque anni, gli organi direttivi dei comitati verranno nominati entro il prossimo 31 dicembre.
“Abbiamo lavorato alla proposta di legge arrivata dalla giunta assicurando i tempi brevi richiesti dalla delicata situazione degli Ambiti territoriali di caccia. Come sempre abbiamo svolto consultazioni con tutti i soggetti interessati del mondo venatorio, ambientalista e agricolo e siamo arrivati al testo oggi in votazione – spiega Gianni Anselmi, presidente commissione Sviluppo economico e rurale illustrando la proposta di legge –. La nuova configurazione degli ambiti rispecchia una forte connessione con le specificità locali, in linea con lo spirito proprio della legge; questo elemento, unito al fatto che i comitati possono attuare forme di gestione condivisa con gli ambiti contigui, garantisce una migliore e più uniforme gestione del territorio regionale che va incontro anche alle scelte di mobilità dei cacciatori. L’altra novità che mi preme sottolineare è l’introduzione, nel comitato di gestione dell’Atc, di due soggetti indicati dal Consiglio regionale e scelti tra sindaci, assessori e consiglieri comunali dei Comuni perimetrati negli ambiti stessi: questo permetterà di attingere da un novero territoriale che conosce bene il territorio e di assicurare equilibrio tra maggioranza e opposizione”.
“Offrire strumenti di gestione equilibrata ed omogenea del territorio: la riorganizzazione disegnata con questa legge risponde prima di tutto a questo obiettivo – commenta Leonardo Marras, capogruppo PD Regione Toscana intervenendo nel dibattito in aula –. Il testo che abbiamo portato in aula coniuga la persistente necessità di superare la frammentazione con i limiti imposti dalla sentenza della Corte Costituzionale intervenuta sulla precedente proposta di legge. Sintetizzando possiamo dire che la dimensione garantisce efficienza: l’introduzione della centrale unica di committenza nella gestione delle risorse e il numero di membri dei comitati la coesistenza di tutte le componenti, venatorie, ambientaliste, istituzionali”.
Le nuove disposizioni modificano la legge toscana 3/1994 per provvedere alla ripartizione del territorio agro – silvo – pastorale destinato alla caccia programmata in ambiti territoriali di dimensioni sub provinciali, possibilmente omogenei e definiti da confini naturali, tenendo presenti le peculiarità del territorio regionale. La scelta organizzativa di far agire gli Atc in forma aggregata è in linea con i principi contenuti nel d.lgs. 50/2016 e intende anche agevolare gli Ambiti nell’applicazione delle disposizioni nazionali. Sono in particolare disciplinate le modalità per la nomina del Comitato di gestione; la costituzione obbligatoria, da parte degli Ambiti, di un ufficio con funzioni di centrale unica di committenza per le procedure che gli Atc, nell’ambito delle funzioni pubbliche loro attribuite, svolgono per l’acquisizione di forniture e servizi e per il conferimento di incarichi professionali, di importo superiore a 5mila euro. Tale soglia è stabilita per garantire comunque ai Comitati di gestione la possibilità di svolgere direttamente le procedure di importo limitato di tipo economale.
Ambiti Territoriali Caccia. Fattori e Sarti (Sì): “Regione ancora una volta fa sfregio della legge nazionale e irride il mondo ambientalista”.
“Dopo la sentenza della Corte Costituzionale del giugno scorso, che dichiarava illegittimo il dimensionamento provinciale degli Ambiti Territoriali di Caccia in Toscana, ci aspettavamo soltanto una presa d’atto da parte della Giunta, e invece anche oggi nell’aula del Consiglio Regionale abbiamo assistito all’ennesimo sfregio della legge nazionale” dichiarano Tommaso Fattori e Paolo Sarti di Sì Toscana a Sinistra.
“Il nuovo testo continua a prevedere ambiti di dimensioni enormi e ben quattro province hanno un ATC unico (Pistoia, Lucca, Massa e Prato che è accorpata a uno dei due ATC di Firenze): un atto di nuovo passibile d’incostituzionalità, date le nette parole della Corte che dichiarava inequivocabilmente che solo con una ridotta dimensione degli ambiti si può pervenire ad una più equilibrata distribuzione dei cacciatori sul territorio, e sottolineando come solo piccoli ambiti sub provinciali costituiscano lo standard inderogabile di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”.
“Inoltre, attraverso alcuni artifici, si è deciso di provare a limitare la presenza delle associazioni ambientaliste nei Comitati di gestione e si cerca di eludere le norme regionali sulla parità di genere”. “Un testo quindi giuridicamente insostenibile, su cui sicuramente a breve arriveranno ricorsi”.
“Al di là di questi gravissimi sfregi legislativi, si continuano purtroppo a difendere solo gli interessi di quei cacciatori che vogliono sparare ovunque e in ogni momento dell’anno. Si prevede una gestione di vertice degli ambiti di caccia del tutto slegata dalle vere esigenze di difesa del territorio e di corretta tutela della fauna. Anche nella gestione delle ingenti risorse pubbliche, vi sono dubbi di opacità nella nuova ‘Centrale Unica di Committenza’ e nei rimborsi a volontari che sono espressione d’interessi di categoria”.
“Il PD, sia al governo nazionale che in Toscana, continua ad essere pervicacemente ostile nei confronti degli animali, adottando provvedimenti sempre più fuori misura, senza alcun rispetto per un patrimonio indisponibile dello Stato”.
Controllo caldaie, via libera alla legge
Via libera alla legge che riconduce le funzioni di controllo degli impianti termici dei Comuni con popolazione superiore ai 40mila abitanti, alla Regione. Il Consiglio regionale ha approvato il testo con 19 voti a favore e 11 astensioni.
Ad illustrare il nuovo impianto normativo il presidente della commissione Ambiente, Stefano Baccelli, che ha rilevato come si preveda, in attuazione del d.lgs. 175/2016 e a completamento di un processo di razionalizzazione delle società energetiche ex provinciali, di affidare ad un unico organismo regionale anche le verifiche sugli attestati di prestazione energetica degli edifici. Tale organismo è individuato nella società in house Arrr (Agenzia regionale recupero risorse) per i controlli sugli impianti termici, che dovrà operare per le verifiche sugli attestati di prestazione energetica, per la gestione del sistema informativo regionale sull’efficienza energetica in edilizia e come centro di competenze sull’uso razionale dell’energia.
Il testo era già stato emendato nella stessa commissione Ambiente con una proposta del presidente Baccelli. La modifica riguarda la clausola valutativa (art. 25) e prevede, tra l’altro, che entro un anno dall’approvazione della legge, la Giunta trasmetta alla commissione una relazione sul costo medio del bollino (ossia la certificazione che attesta il corretto funzionamento dell’impianto) calcolato su base provinciale, numero di controlli effettuati e sanzioni erogate per gli anni 2015 e 2016, situazioni di maggiori criticità riscontrate.
Ulteriore emendamento, votato sempre in commissione, riguarda le disposizioni di prima applicazione (art.26) e specificatamente il comma 3 sul contributo dovuto per i controlli di efficienza energetica. Nel caso di impianti con generatori di calore a fiamma di potenza tra 10 a 100 kilowatt, il contributo è stabilito con deliberazione della Giunta in misura non superiore a 20 Euro.
In Aula, invece, è stato approvato l’emendamento presentato dalla Giunta e illustrato dall’assessore all’Ambiente Federica Fratoni, sulle disposizioni transitorie in materia di controlli degli impianti (art. 22). In sintesi la modifica tende a riconfermare la titolarità del contratto in capo all’ente che ha svolto la gara, sino alla naturale scadenza e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2018.
Caccia: la nuova legge sugli Ambiti territoriali, il dibattito
Voto contrario alla nuova riforma in materia di Ambiti territoriali di caccia è stato espresso dal consigliere regionale di Lega Nord Roberto Salvini. Il no è stato motivato dal fatto che “non si prevede un comitato di controllo più allargato” e che “con questa legge si va a regolamentare la gestione di finanziamenti pagati solo da una componente”. Salvini ha spiegato che “la gestione degli Atc viene fatta da una componente degli agricoltori, una del mondo venatorio, una degli ambientalisti ma tra questi solo il mondo venatorio versa soldi ed è per questo che rivendica il controllo di una buona gestione dei soldi”. Per Salvini anche “questa nuova legge è impugnabile in quanto la Corte Costituzionale ha detto che occorreva ripristinare il preesistente e non di disegnare un nuovo assetto”.
Voto favorevole all’atto è stato espresso da Irene Galletti (M5S). “Bene – ha detto Galletti - per la suddivisione in 15 sottoambiti e utile anche la centrale unica di committenza, lasciando poi le spese spicciole all’interno delle Atc”. Galletti ha espresso dubbi sul “perché si sia deciso di mettere l’ufficio della centrale unica all’interno di un Atc e non in uffici della Giunta a garanzia di maggior trasparenza”. Galletti ha ribadito la necessità di maggiori controlli e vigilanza, proponendo che questi siano svolti sia “dalla commissione Controllo del Consiglio regionale che dalla Giunta regionale”.
Voto contrario da Tommaso Fattori (Sì). “La soluzione proposta dalla Giunta – ha detto Fattori – presenta vizi di incostituzionalità e contrasta con la normativa statale. Tutti gli ambiti dovevano essere sub provinciali”. “Si violano norme nazionali – ha aggiunto Fattori – anche sui criteri di rappresentatività all’interno dei comitati di gestione degli Atc e la normativa regionale sulla parità di genere”.
Il capogruppo Pd Leonardo Marras ha ribadito l’esigenza di “un’organizzazione che garantisca efficienza” e l’importanza della “scelta di innovazione della centrale unica di committenza, un’organizzazione obbligatoria ma autogestita dagli atc”. Sui criteri di rappresentatività Marras ha ribadito che “i comitati devono garantire funzionalità, devono essere quindi giustamente contenuti e vi devono coesistere in equilibrio le competenze di tutte le varie componenti da quella venatoria a quella agricola”. “Non è nemmeno vero – ha concluso Marras -che non esiste la parità di genere perché da qui in avanti si seguirà la legge sulle nomine”.
Secondo l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Remaschi si tratta di un testo che ha rispettato tutte le procedure e che per le previsioni che contiene è da considerarsi al riparo da nuove ed eventuali impugnazioni. Remaschi ha espresso soddisfazione per il lavoro svolto dalla commissione consiliare, per il confronto aperto e per le numerose consultazioni. L’assessore regionale ha sottolineato il contributo del M5S con l’emendamento nel quale si chiedeva, per dare chiarezza e trasparenza all’attività degli Atc, un controllo da parte della commissione consiliare competente e dalla Giunta regionale. Remaschi ha aggiunto che “fare una centrale unica con persone che abbiano competenze specifiche è una garanzia del rispetto delle norme”.
Consorzio Lamma: nuove funzioni e più personale
Il Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile (Lamma) si arricchisce di nuove funzioni. E’ quanto prevede la legge approvata dal Consiglio regionale con ventidue voti favorevoli e dieci astensioni. E’ stato il presidente della commissione Territorio Stefano Baccelli (Pd) ad illustrare il testo in aula, sottolineando che la Regione intende avvalersi dell’assistenza e del supporto tecnico della struttura per svolgere al meglio le nuove funzioni in materia di difesa del suolo, compresa la difesa della costa, e di tutela della qualità dell’aria.
Per le nuove attività è previsto un aumento della dotazione organica fino a dodici unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato. “Ci sono giovani ricercatori in situazioni di precariato – ha ricordato il presidente – che così saranno messi in condizione di svolgere i loro compiti con maggiore serenità”.
Nell’ambito delle attività istituzionali il Lamma può operare anche a favore di soggetti terzi non consorziati per una quota non superiore al 20 per cento del valore delle attività svolte a favore dei consorziati. “La qualità dei servizi svolti dal Consorzio riteniamo possa avere un mercato – ha aggiunto Baccelli – e contribuire in modo complementare alle entrate”.
Il consigliere Giacomo Giannarelli (M5S) ha annunciato un voto di astensione, ricordando il parere sull’ampliamento della pianta organica della commissione Affari istituzionali, che vedeva problematica una deroga ai vincoli imposti dalla normativa vigente sulle assunzioni. “Dobbiamo fare una riflessione sul nostro sistema di agenzie e strutture di vario tipo che si occupano di ambiente – ha osservato – Abbiamo Lamma, l’Agenzia regionale di protezione ambientale e l’Agenzia regionale per il recupero delle risorse. Perché mantenere questa frammentazione? Alla luce della legge 132/2016, non sarà necessario metterci mano quanto prima? La frammentazione non garantisce l’efficienza e la puntualità, ma solo qualche poltrona in più”.
Il voto “convintamente favorevole” di Si-Toscana a sinistra è stato dichiarato da Tommaso Fattori. “Finalmente - ha sottolineato – Dopo aver impoverito per anni il personale di agenzie fondamentali, adesso si vuole stabilizzare coloro che svolgono funzioni di questa importanza per i cittadini. E’ una direzione da incoraggiare”.
L’assessore Federica Fratoni ha precisato che il Lamma è un consorzio tra Regione Toscana e Cnr, nato per svolgere funzioni specifiche, mentre l’Agenzia regionale recupero risorse subentrerà alle sette realtà societarie che, a livello provinciale o comunale sopra i quarantamila abitanti, svolgevano controlli sugli impianti termici. “Una razionalizzazione ulteriore è molto problematica – ha osservato – L’Agenzia per la protezione ambientale è regolata da norme nazionali”.
Rifiuti: linee guida della nuova riforma toscana
“È l’avvio di un percorso. Un primo passo cui dovrà seguire il necessario coinvolgimento e confronto di Comuni e territori. L’obiettivo è chiaro: costruire uno strumento unico, di grande efficacia, che assorba al meglio le funzioni del servizio e di controllo del contratto”. Così l’assessore all’Ambiente, Federica Fratoni, nella sua informativa al Consiglio sulle “Disposizioni per l’organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani. Istituzione dell’Ambito Territoriale Ottimale Toscana Rifiuti e dell’Autorità Toscana per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani” (e conseguenti modifiche alle leggi regionali 69/2011, 25/1998, 61/2014).
Un documento definito in più passaggi “preliminare” che ha tra le sue peculiarità il “ridimensionamento del servizio a livello regionale”. Una scelta che consentirà di avere una “unica visione impiantistica” ma anche di “ottimizzare le capacità” ha rilevato l’assessore.
Nel testo, emerge chiara la volontà di ridefinire l’organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani attraverso la creazione di un unico Ambito territoriale regionale (con esclusione dei comuni di Marradi, Palazzuolo sul Senio, Firenzuola e Sestino, in quanto già ricompresi negli ambiti ottimali delle regioni Emilia Romagna e Marche); costituzione di un solo ente di livello regionale (con personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia organizzativa, amministrativa e contabile), che assumerà le funzioni attualmente svolte dalle tre Autorità Aaato Toscana Centro, Aaato Toscana Costa, Aaato Toscana Sud.
Il nuovo modello organizzativo farà il paio con quello già seguito per il servizio idrico, istituendo in particolare tre conferenze territoriali (coincidenti con gli attuali Ato) che assicureranno rappresentatività a tutte le realtà territoriali della Toscana e che svolgeranno funzioni di indirizzo e proposta oltre ad individuare i componenti dell’assemblea dell’Ato unico.
Nel testo sono anticipate anche “previsioni transitorie” per assicurare la continuità delle attuali gestioni in modo da consentire da una parte l’istituzione del nuovo soggetto senza soluzioni di continuità con le Aato esistenti, mantenendo in essere gli affidamenti al gestore sin qui operati, e dall’altra, consentire la conclusione delle procedure di affidamento in atto.
Il nuovo organismo subentrerà anche in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi delle Autorità per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani esistenti.
Rifiuti: dibattito sulla nuova riforma toscana
“Non possiamo che ribadire tutte le nostre preoccupazioni. Questo piccolissimo documento preliminare alla nuova legge toscana è una cura peggiore del male”. Così Giacomo Giannarelli (Movimento 5 stelle) ha aperto il dibattito sull’informativa dell’assessore all’Ambiente, Federica Fratoni, in merito alle “Disposizioni per l’organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani. Istituzione dell’Ambito Territoriale Ottimale Toscana Rifiuti e dell’Autorità Toscana per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani” (e conseguenti modifiche alle leggi regionali 69/2011, 25/1998, 61/2014).
Secondo Giannarelli le “scelte politiche di questa Giunta sono completamente al nostro opposto”. “Non capiamo – ha detto – come dopo il caso Ato Sud, si voglia insistere e riproporre lo stesso, fallimentare, modello”. “Questo documento ci fa fare un balzo nel passato. Stiamo perdendo tempo”, ha detto, rilevando come sarebbe necessaria “volontà politica e, probabilmente, mani libere”.
Pronta la replica del capogruppo Pd Leonardo Marras: “Bisogna avere anche la mente libera, per evitare di raccontare i fatti in maniera diversa da come si presentano”. Secondo Marras il documento preliminare è coerente con le linee di governo della Giunta e con una risoluzione approvata dall’aula sul complesso delle autonomie locali. “Ricordo – ha detto – che nel 2011, quando venne ipotizzato un modello che oggi occorre cambiare, tra i punti deboli c’era anche l’inefficienza del sistema, attribuita alla frammentazione dei gestori”. L’Ato unico, secondo il capogruppo di maggioranza, “serve ad eseguire la pianificazione”.
Si è dichiarata “anche a favore dell’Ato unico” la consigliera Elisa Montemagni (vicepresidente Lega), purché “non sia controllato e controllore”. Il conflitto d’interessi rilevato da Montemagni ha riguardato anche la nomina del direttore generale: “Sono i sindaci a scegliere”. “Siamo agli albori, è vero. Siamo disponibili al confronto. Certo è che esempi virtuosi ce ne sono e ne dovremmo trarre i dovuti spunti”, ha detto riferendosi alle Regioni governate dalla Lega.
Secondo Tommaso Fattori (capogruppo di Sì-Toscana a sinistra), “stiamo andando verso un gigantismo burocratico, che porta a diseconomie di scala. Ho ascoltato anche la rivendicazione del capogruppo Marras per avere abbracciato la proposta del centro destra sull’Ato unico e mi stupisce la dogmaticità della scelta. Ma siamo preoccupati, si allontanano il controllo e il potere decisionale sempre di più dai territori”. Si dovrebbe invece “riuscire a calibrare la dimensione corretta per gli Ambiti territoriali ottimali”, senza passare “dall’eccessiva frammentazione all’eccessivo gigantismo”. “Secondo l’antitrust, la dimensione ottimale del bacino è inferiore a quella di una singola provincia”. E poi, dice ancora Fattori, “c’è il problema della democrazia: nelle attuali assemblee degli Ato, i meccanismi decisionali non funzionano”.
A conclusione del dibattito, l’intervento del presidente della Toscana, Enrico Rossi. “Questo argomento è da valutare insieme, attentamente, mi auguro senza strumentalizzazioni. Abbiamo consegnato, con la precedente Giunta un insieme di obiettivi nella direzione che ho sentito qui indicata: spingere la raccolta differenziata oltre il 70 per cento, ridurre il numero delle discariche e degli impianti di riferimento, facendo uno sforzo molto forte”. Il passaggio delle competenze dalle Province alla Regione, “ci pone anche la responsabilità non da poco di decidere la localizzazione degli impianti”. Si parte da questo quadro, prosegue Rossi, con una convinzione, “che l’eccesso di offerta di impianti di smaltimento mantiene alta la percentuale di rifiuti che finiscono in quegli impianti”. E con alcune necessità in prospettiva, “da discutere ovviamente con i sindaci: l’idea di procedere a una programmazione di carattere regionale può portare ad alleggerire il numero degli impianti di smaltimento finale sul territorio. E occorre dotarsi di uno strumento di valutazione ancor più penetrante per quanto riguarda le direttive ai piani per i rifiuti. Sapere se il costo che il cittadino paga è congruo rispetto al servizio che riceve. Dobbiamo dotarci, attraverso l’osservatorio, di un set di indicatori, secondo parametri validi in Italia e in Europa che ci forniscano strumenti di valutazione. Noi l’avevamo previsto, l’osservatorio. Ripartirei di lì”.
A fine dibattito, il Consiglio regionale ha approvato la proposta di risoluzione, collegata all’informativa, presentata dalla maggioranza e firmata dai consiglieri Stefano Baccelli, Leonardo Marras e Monia Monni. Nel dispositivo si impegna la Giunta a tener conto, nella stesura della proposta di legge, del confronto con i Comuni per rappresentare meglio istanze ed esigenze dei territori; valutare processi di decentramento nei confronti dei Comuni per consentire ai territori rappresentatività nella programmazione e nella gestione del servizio; presentare il nuovo testo normativo successivamente al necessario adeguamento del Prb (Piano regionale gestione rifiuti e bonifica siti inquinanti).
Sono invece stati respinti gli atti collegati presentati dalle opposizioni.
Fonte: Ufficio Stampa