Caccia al cinghiale, la Lega Antivivisezionista: "Battuta in piena città, ecco cos'è successo"

Una squadra di 22 cacciatori autorizzati hanno partecipato a una battuta di caccia in piena città, nei pressi di via Tarlati ad Arezzo.

La LEAL- Lega Antivivisezionista- dando voce ai senza-voce ribadisce il suo netto diniego verso la caccia per ridurre il numero degli animali.
L’idea che l’uomo tutto possa e che l’animale sia un essere inferiore è alla base di tutto e pesa sulle decisioni che vengono prese.
Gli animali sono troppi? Nessuno può dire quanti dovrebbero essere.
Gli animali sono quelli che sono in base ad un equilibrio che raggiungono, e in questo caso in conseguenza di comportamenti umani sbagliati.
I problemi che creano lo squilibrio vengono da lontano e non dipendono dai cinghiali.

Ricordiamo in breve: Immissioni di animali dall’estero, incroci che danno vita a razze ibride più prolifiche, foraggiamenti, pressione venatoria eccessiva.
Il cinghiale non compensa la morte causata dalla caccia con la morte naturale ma investe di più nella riproduzione. In pratica più viene cacciato e più si riproduce.

La caccia non risolve il problema e ne sono al corrente le Istituzioni preposte eppure questa politica gestionale è in atto da anni.

I rimedi devono essere altri, ad esempio: recinzioni elettrificate unite a foraggio dissuasivo; stop ai foraggiamenti con sanzioni pesanti; selvicoltura naturalistica e sistemica in quanto un bosco capace di fornire cibo e protezione trattiene gli animali; obbligatorietà dei censimenti della fauna selvatica e ricordiamo che il numero dei cinghiali è stato calcolato “approssimativamente” in base agli abbattimenti.

Si potrebbe iniziare una sperimentazione seria con progetti pilota in aziende agricole con l’uso di barriere repellenti in grado di allontanare gli ungulati.

In ultimo ricordiamo ancora la sterilizzazione che è in via di perfezionamento in altri paesi ed è già attivata in Gran Bretagna e Australia.
Le decisioni facile degli abbattimenti pesa anche sul numero delle vittime della caccia, sul diritto del cittadino di passeggiare nei boschi, sull’inquinamento dovuto a immissione di piombo nell’ambiente. Ci vuole un approccio serio e responsabile e la ricerca scientifica può fornire soluzioni tecniche che niente hanno a che vedere con carneficine autorizzate.

Per quanto riguarda gli interventi mirati a ridurre il numero degli ungulati la LEAL – Lega Antivivisezionista- pone l’accento sulla necessità di interventi mirati che devono prendere le distanze da autorizzazioni che danno il via a carneficine autorizzate.

La Toscana è una regione di cacciatori fra le più importanti d’Italia e anche quella in cui il numero dei cinghiali è più alto.

Da 30 anni gli ungulati vengono cacciati e nonostante questo il loro numero aumenta a dismisura.

Non si prendono in considerazione interventi tecnici come recinzioni elettrificate abbinate a foraggiamento dissuasivo (1) e neppure la selvicoltura naturalistica e sistemica (un bosco che fornisce cibo e protezione trattiene gli animali che altrimenti cercano altrove).

Uno studio lungo 22 anni dimostra che una popolazione pesantemente cacciata continua a da aumentare di numero in quanto investe di più nella riproduzione (2).

Altre ricerche dimostrano che la caccia provoca squilibri dannosi all’estro sincronizzato con aumento del numero di parti (3).

Gli animali selvatici hanno meccanismi di autoregolazione, almeno in condizioni naturali; gli interventi umani, come quelli legati alla caccia, sono causa di squilibri. E squilibri sono stati anche i foraggiamenti, le ibridazioni e l’immissione sul territorio di cinghiali alloctoni, tutte cose utili a garantire maggiore disponibilità di animali da cacciare.
Anche l’ipotesi di una futura sterilizzazione viene aborrita dagli addetti ai lavori.

Adesso dopo anni di concessioni le Istituzioni continuano ad investire sull’intervento dei soliti preposti che dovrebbero salvare capra e cavoli.

In quale modo i cacciatori nostalgici della guerra (700.000 su 60 milioni di popolazione) intervengono per risolvere il problema?
Lo fanno provocando un numero enorme di incidenti (circa 100 nel 2014)(4), riversando tonnellate di piombo nell’ambiente e inquinando il terreno e di conseguenza gli animali (5), entrando nei terreni privati, inseguendo cinghiali feriti nelle strade periurbane, mandando allo sbaraglio mute di cani colpevoli di essere di loro proprietà e uccidendo un animali incolpevoli che devono vivere come la loro natura richiede.

Dopo di questo potranno vendere le carni inquinate ai ristoranti guadagnandoci sopra.

Ma quanti sono davvero questi animali? Nessun censimento è stato fatto da esperti o università. Il numero di 1 milione viene stimato di “approssimativamente” sulla base degli abbattimenti (approssimativi anche loro) e paradossalmente se i cacciatori dichiareranno ne abbatteranno un numero più alto che in passato il loro numero stimato continuerà a crescere. Per avere questo risultato dovremo barricarci in casa e stare attenti a non essere “cacciati”.

1) in Slovenia le recinzioni elettriche per proteggere il mais dai cinghiali hanno avuto un’efficacia del 100%. In Texas e Francia di oltre il 60%
2) Toïgo C., S. Servanty, J.-M. Gaillard, S. Brandt & E. Baubet 2008. Disentangling natural from hunting mortality in an intensively hunted wild boar population. J. Wildlife Management 72 (7): 1532-1539.
3) 39) Servanty S., J.-M. Gaillard, C. Toïgo, S. Brandt & E. Baubet 2009. Pulsed resources and climate-induced variation in the reproductive traits of wild boar under high hunting pressure. J. Animal ecology 78 (6): 1278-1290.
4) 1000 le vittime dal 2007 ad oggi, secondo i dati dell’Associazione Vittime della Caccia.
5) http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/rapporto_158_2012_rev2.pdf

LEAL - Lega Antivivisezionista

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