L’attività dei volontari di Protezione Civile della Misericordia di Montelupo purtroppo continua.
Anche oggi 30 ottobre una squadra di quattro volontari è partita in direzione Cascia (PG) a seguito delle fortissime scosse di terremoto di questa mattina. Un’altra squadra con cinque volontari era rientrata venerdì scorso, partita martedì notte a seguito degli eventi sismici che hanno distrutto alcuni paesi marchigiani. In attesa di raccogliere anche la loro testimonianza, raccontiamo l’esperienza dei dieci volontari della Misericordia di Montelupo, che hanno prestato servizio nelle zone che sono state colpite dal terremoto lo scorso 24 agosto, per condividerla con la collettività.
Si chiamano: Monica C., Monica C. Matteo B., Leonardo S., Massimiliano D., Alessio P., Gabriele G., Massimo G., Alessandro C., Massimiliano L.. Fanno parte di un gruppo allargato che, nel tempo, ha approfondito conoscenze sia sanitarie sia pratico-operative, oltre alla formazione come “Comunicatori nelle piazze in caso di rischio” nell’ambito della campagna di informazione organizzata dal Dipartimento di Protezione Civile Nazionale e al percorso di ricostruzione del Piano Comunale di Protezione Civile.
La prima chiamata di attivazione alla Misericordia di Montelupo è arrivata alle ore 5.30 del 24 agosto dalla Misericordia di Empoli.
Il Referente della sezione di Protezione Civile della nostra Confraternita Leonardo Signorini è stato allertato subito dal Coordinatore dei servizi della Misericordia Simone Peruzzi. Dopo mezz’ora, presso la nostra sede era già in corso una riunione per organizzare una squadra e preparare l’attrezzatura, ben consapevoli che entro tre, al massimo quattro ore, la squadra sarebbe dovuta partire con l’attrezzatura ritenuta più opportuna, date le poche e non dettagliate notizie che arrivavano dalle zone colpite dal terremoto.
Alle 11, una squadra composta da tre volontari partiva da Montelupo con un mezzo fuoristrada e un pulmino, attrezzati con: tende, gruppo elettrogeno, dispositivi di protezione individuali e generi alimentari.
Alle ore 16 la squadra di Montelupo, insieme a quella di Empoli, arrivava tra le prime nelle zone colpite dal terremoto. Il mezzo fuoristrada ha permesso di giungere a destinazione in una condizione dove la viabilità era fortemente compromessa, nella quale il passaggio dei mezzi pesanti era fortemente ostacolato.
Lo scenario che si è presentato all’arrivo dei nostri volontari è stato quello che appare a chi arriva presto, con il recupero dei sopravvissuti in corso, con la necessità di organizzare la sistemazione di chi ha perso tutto, di chi non ha più un oggetto personale o un ricordo materiale con sé. I volontari hanno iniziato a montare le tende in dotazione per accogliere alcune famiglie senzatetto perché le tende ministeriali sarebbero arrivate solo il giorno dopo. I nostri volontari sono stati impegnati anche nel recupero di una delle salme a supporto della Misericordia di Pistoia.
Dopo tre giorni, altri sette volontari della Misericordia di Montelupo sono arrivati nelle zone terremotate per dare il cambio alla prima squadra. Le attività che sono stati chiamati a svolgere sono state diverse, in una condizione più strutturata e organizzata: consegna di generi alimentari e prodotti per l’igiene personale e della casa alle persone che non si erano allontanate dalle proprie abitazioni, attività sanitaria a supporto del medico nel PMA (Punto Medico Avanzato) montato dalla Misericordia di Empoli, attività come idraulici, come magazzinieri al Palazzetto dello sport di Amatrice (adibito a deposito per lo smistamento dei generi di prima necessità da distribuire agli sfollati), aiuto nell’allestimento della tensostruttura per i funerali ad Amatrice, servizio umanitario di ascolto, socializzazione, incoraggiamento e sostegno.
Abbiamo posto alcune domande ai volontari e, ora, vogliamo condividere una sintesi delle loro risposte.
Come avete maturato la decisione di partire per questa esperienza?
Monica C.: la mia volontà di partire è maturata parlando con i volontari che sono partiti per primi. Soprattutto quando ho realizzato che le persone che andavamo ad aiutare non avevano più niente, il desiderio di dare il mio contributo è emerso chiaro e forte. Il legame con gli altri volontari è stato determinante, sia per prendere la decisione di andare sia per affrontare la situazione che ho trovato. Quando tutto il giorno ci siamo trovati a “fare” materialmente non c’è stato tempo per pensare; quando ci fermavamo, tutto quello che vedevamo, diventava reale.
Secondo il vostro punto di vista, quale l’atteggiamento più adeguato con il quale porsi nei confronti di un’esperienza così forte e drammatica? Cosa vi ha dato forza e coraggio nei momenti di difficoltà?
Matteo B: occorre sforzarsi di rimanere se stessi, l’esperienza maturata, sia nei servizi ordinari sia nelle emergenze, costituisce il “salvagente” al quale aggrapparsi.
Cosa avete portato a casa da questa esperienza e cosa invece avete lasciato là?
(Quello che segue è la rielaborazione delle risposte del gruppo). E’ stata un’esperienza umanamente dura, un’occasione di crescita importante, dove ci siamo messi alla prova sotto tanti punti di vista. Stare a contatto con tanto dolore e tanta sofferenza e allo stesso tempo tanta compostezza e dignità nella manifestazione di questo dolore, ci ha fatto riflettere, ci ha permesso di riscoprirci e conoscerci meglio, di ripartire, nelle nostre vite personali, con uno spirito rinnovato e arricchito.
Ci siamo resi conto, quasi fosse un risveglio, che tutto può cambiare in un attimo, come è successo alle persone che abbiamo conosciuto e che si può perdere tutto: quello che non si deve perdere è la forza di combattere e di rialzarsi. Avremmo voluto fare molto di più, quando vedi tanta distruzione e sofferenza ti senti impotente, ma abbiamo imparato dall’atteggiamento degli abitanti delle zone terremotate, l’unione, il sostegno reciproco, lo spirito combattivo: sono stati per noi di esempio e ci hanno dato forza.
In tutti i volontari è emersa forte la consapevolezza dell’importanza della divisa, la responsabilità che ci si assume vestendo i colori giallo celeste, di come le persone ci vedano un punto di riferimento. Riconoscere questo aspetto, rinnovarlo nel corso di questa esperienza, è stato stimolo di crescita e di profonda assunzione di responsabilità.
La Misericordia di Montelupo desidera ringraziare i Confratelli, che sono partiti per le zone colpite dal terremoto, per la loro disponibilità, per l’esperienza che hanno vissuto e testimoniato a beneficio di tutti, ma è doveroso anche il ringraziamento a tutti i dipendenti e i volontari che, nelle settimane concitate di gestione dell’emergenza, hanno permesso il normale svolgimento dei servizi sul territorio.