"Sono particolarmente contenta di essere qui stamani. Sono al mio primo giro di boa, sono da un anno in Regione e l'anno scorso presentai per la prima volta i Puccini Days. Questo mio esserci di nuovo dà il senso della continuità: non un semplice episodio sporadico di celebrazione di un grande artista del nostro territorio, ma un'azione, una strada che continua".
Così la vicepresidente e assessore alla cultura Monica Barni, nel presentare stamani i Puccini Days, la terza edizione del Festival che la città di Lucca dedica al Maestro, con un mix di appuntamenti che si terranno dal 25 novembre all'8 gennaio (per il programma vedi il comunicato del Teatro del Giglio, tra le risorse correlate).
Con Monica Barni, hanno presentato il Festival il sindaco del Comune di Lucca e presidente Fondazione Giacomo Puccini, Alessandro Tambellini, Stefano Ragghianti, Aldo Tarabella, Manrico Ferrucci, rispettivamente amministratore unico, direttore artistico e direttore generale del Teatro del Giglio di Lucca.
Subito dopo la presentazione, nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati sono risuonate le note de La bohème: il soprano Rossella Bevacqua, accompagnata al pianoforte da Fabrizio Datteri, ha eseguito due intense arie, l'una tratta dalla Bohème pucciniana, l'altra dalla Bohème di Leoncavallo; fra Puccini e Leoncavallo ci fu una gara contro il tempo per concludere ciascuno la propria opera, fra interessi editoriali, amicizie e invidie.
L'idea di raccontare questa "strana coppia dell'opera lirica" è nata dal progetto firmato dallo stesso Datteri, dal titolo Si, ci chiamano Mimì. Le due Bohème e la sfida tr a Puccini e Leoncavallo.
"Puccini è un punto di legame tra la cultura alta e quella popolare - ha detto ancora Monica Barni -, una personalità in grado di far accorrere nei teatri un pubblico molto ampio, anche di giovani. Queste giornate rappresentano molto bene ciò che la Regione intende come cultura. Attività di ricerca, costruzione di reti e relazioni, utilizzo di linguaggi diversi che sono i linguaggi della contemporaneità.
Musica, ma anche cinema, flashmob. Al di là delle difficoltà finanziarie che incombono, questi linguaggi sono l'unico modo per fare davvero cultura e far sì che la nostra cultura diventi sempre più impattante e conosciuta nel mondo".
Fonte: Giunta Regionale