"L’incidente sul lavoro che si è verificato ieri al Terrafino, una caduta dall’altezza di sei metri, avrebbe potuto causare la perdita di una vita umana. Fortunatamente non è stato così, ma in qualsiasi momento una persona può recarsi al lavoro e non tornare più a casa. Anche nella nostra zona è successo e può succedere di nuovo.
Secondo le statistiche dell’INAIL i morti sul lavoro nei primi otto mesi del 2015 sono stati 752, cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma le statistiche dell’INAIL non tengono conto, ad esempio, dei lavoratori assicurati con altri istituti, delle partite IVA individuali e, ovviamente, dell’economia sommersa, che soprattutto nell’edilizia e in agricoltura rappresenta un fenomeno non certo marginale. Quindi il bilancio complessivo è ancora più grave.
La Toscana non è certo esente da questo fenomeno. Secondo l'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro in Italia dal 1° gennaio all’11 agosto di quest’anno i morti sul lavoro in Toscana sono trenta.
Rispetto al caso specifico dell’incidente di ieri saranno le autorità preposte alle indagini che daranno un responso su cause ed eventuali mancanze nell’osservanza delle norme di sicurezza, ma quella delle cosiddette "morti bianche" è una tragedia che non può essere considerata un'emergenza perché è dovuta a condizioni di lavoro del tutto insicure, precarie, pericolose ma che ormai sono considerate normali.
I voucher hanno aumentato il lavoro nero diventando di esso copertura legale, con una diffusione intensissima non solo nei lavori dai quali era sorta l’ispirazione per crearlo, ma anche in quei lavori professionali del terziario nel quale venivano utilizzati i contratti a tempo determinato, tipo per l’apprendistato o per periodi di prova.
La disoccupazione è sempre più un dramma sociale che porta molte persone ad accettare qualsiasi condizione di lavoro e qualsiasi salario. I ritmi si fanno spesso sempre più insostenibili e qualsiasi lamentela può portare al licenziamento o al non rinnovo di un contratto precario. Ne discendono precarietà della vita personale e familiare, sfiducia nella possibilità concreta di progettare un futuro, patologie psichiche e neurologiche, impoverimento della vita culturale e delle relazioni interpersonali.
Occorre davvero “cambiare verso”, ma in direzione opposta a quello intrapreso dal Governo Renzi e da quelli che lo hanno preceduto. Va creata vera occupazione, coperta da contratti nazionali e dall’aumento delle tutele, compresa quella della maternità, per impedire ai padroni di licenziare o non rinnovare i contratti alle lavoratrici che decidono di formare una famiglia. Occorrono politiche conseguenti per la sicurezza nei posti di lavoro, aumentando le risorse agli ispettorati del lavoro per una piena attuazione del D.Lgs 81/2008. Occorre ridurre l’età pensionabile, specialmente per i lavori usuranti. Occorre potenziare i dipartimenti di medicina del Lavoro delle ASL e limitare l’utilizzo di medici privati da parte delle aziende.
Ma per rendere lavoratrici e lavoratori veramente in grado di difendere i loro diritti e quindi anche la loro salute, occorre ripristinare le tutele previste dalla versione originaria dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, estendendole anche alle imprese con meno di quindici dipendenti. Non dev’essere ammesso il licenziamento senza giusta causa e quindi il lavoratore ingiustamente licenziato dev’essere reintegrato nel suo posto di lavoro".
Partito Comunista Italiano - Sezione Empolese Valdelsa