
"Con la collaborazione instaurata con il Centro Pecci, il Museo Leonardiano consolida il suo rapporto con l'arte contemporanea e auspichiamo che il percorso intrapreso insieme al museo pratese prosegua in futuro”. Con queste parole il sindaco di Vinci, Giuseppe Torchia, ha presentato l'opera della collezione del Pecci, “La spirale appare”, di Mario Merz, installata presso il Castello dei Conti Guidi e inaugurata ieri.
L'evento vinciano costituisce il quarto appuntamento del prologo alla mostra “La fine del mondo”, progetto curato dal direttore Fabio Cavallucci, che sarà inaugurata il 16 ottobre in occasione della riapertura al pubblico della rinnovata istituzione culturale pratese. Il prologo, iniziato a un mese di distanza, presenta sei grandi opere raccolte nel corso di tre decenni di attività artistica e presentate a cura del conservatore del Centro, Stefano Pezzato, che sono esposte per l'occasione all'interno di alcune fra le più prestigiose sedi istituzionali della regione. Tra queste appunto il Museo Leonardiano, che fa da cornice per l'opera di Merz datata 1990.
“Nel nostro statuto - ha spiegato la presidente della Fondazione per l'arte contemporanea Pecci, Irene Sanesi - c'è la finalità di parlare tanti linguaggi, così come faceva Leonardo. Qui a Vinci siamo di fronte a una delle punte di diamante del nostro prologo, sia per l'opera esposta che per Vinci, uno dei luoghi più importanti per la storia che rappresenta. Uno dei nostri obiettivi è quello di essere più inclusivi, attrarre pubblici diversi, senza restare qualcosa di esclusivo per pochi. Qui a Vinci arrivano tanti visitatori e questo da oggi dà visibilità anche a noi”. Come ha ricordato anche la direttrice Roberta Barsanti, il Museo Leonardiano “rappresenta, oggi ancor di più, non solo un luogo custode della memoria, ma anche luogo di proposta e di novità”.
Da ieri, dunque, nella torre del Castello vinciano, sarà possibile ammirare l'opera contemporanea di Merz, intrinsecamente legata alla figura di Leonardo. L’immagine della spirale visualizza la serie numerica scoperta nel 1202 dal matematico Leonardo da Pisa detto Fibonacci secondo cui, procedendo da 1 all'infinito, ogni cifra è il risultato della somma delle due precedenti (1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34 …), ed è eletta da Merz a simbolo privilegiato dell’energia vitale insita nella materia e della crescita naturale.
“Gli studi di Leonardo - ha evidenziato Torchia - sono stati sicuramente condizionati dalle ricerche del Fibonacci”. Ma non solo, la figura di Leonardo condiziona fortemente anche lo sviluppo dell'arte contemporanea. Se quest'ultima è infatti una riflessione sull'attuale condizione umana e sul destino dell'umanità, come suggerisce il curatore della mostra “La fine del mondo”, Pozzato, “Leonardo è una figura emblematica per la
storia che appartiene al suo tempo, ma che immagina al tempo stesso il futuro, fa riflettere su quello che siamo e su dove andiamo”. Riflessioni che stanno alla base della mostra inaugurale del nuovo Centro Pecci, così come spiegato dal direttore Fabio Cavallucci: “Ci premeva sottolineare il rapporto tra arte e scienza. Il titolo, “La fine del mondo”, vuole suggerire quel senso di decadenza che viviamo oggi, vuole toccare il senso profondo della nostra attuale esistenza. Siamo di fronte a un mondo che ci sfugge sempre di più e gli strumenti concettuali che conosciamo cominciano a non essere più così certi”. Stravolgimenti di senso e ribaltamenti concettuali rappresentati chiaramente dalla spirale di Merz: il progetto originario dell'artista, infatti, era una spirale di 300 metri che inglobava il Museum Haus Lange di Krefeld. “Con questa opera, avviene uno stravolgimento del paradigma - sottolinea Pezzato - L'opera racchiude il museo e non viceversa, il contenuto diviene contenitore”. Al Museo Leonardiano è ora possibile apprezzare una sezione di 8 metri della spirale, piccola rispetto ai 24 metri esposti a Prato, ma comunque capace di dare quel senso di infinito, determinato dallo scorrere ciclico del tempo.
Fonte: Comune di Vinci - Ufficio stampa
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