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Ex Lucchini, Rossi ottimista: "La reindustrializzazione sta andando avanti"

Enrico Rossi

"Credo ci siano dunque le condizioni per guardare con ottimismo al futuro. Siamo di fronte a quello che non voglio chiamare un modello, ma un esempio interessante che abbiamo provato a riprodurre a Livorno e a Massa - Carrara. E, a distanza di un anno, possiamo dire che le cose stanno andando avanti".
E' con queste parole che il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha concluso la sua comunicazione in Consiglio regionale sulla reindustrializzazione dell'area di Piombino e in particolare sulla situazione della ex Lucchini, sulla salvaguardia dell'occupazione e sul futuro della siderurgia in Toscana.

Il presidente ha stilato una breve cronistoria degli avvenimenti degli ultimi anni, a partire dal 2005, dalla presenza del gruppo Lucchini a quello Severstal, all'amministrazione straordinaria, per giungere poi al piano di rilancio del 2013-14 con la dichiarazione di area di crisi industriale complessa e alla cessione al gruppo Cevital, e poi allo scorso anno con l'avvio del piano industriale da parte di Aferpi e la predisposizione degli strumenti pubblici, sfociato nel primo semestre di quest'anno nell'attivazione degli investimenti industriali previsti dal piano finanziario di Aferpi.

Rossi ha richiamato gli impegni presi dalla nuova proprietà per la riassunzione di tutti i circa 1.800 dipendenti della ex Lucchini, i 1.080 già passati in Aferpi e i circa 700 che dovrebbero essere riassunti con un contratto di solidarietà, così come richiesto dalle organizzazioni sindacali, una scelta definita "apprezzabile" perchè "pone tutti sullo stesso piano".

Il presidente si è detto fiducioso circa il fatto che il piano di riconversione possa concludersi entro l'anno e ha definito "straordinarie" le misure del piano economico da 700 milioni, così come "non banale" la ricapitalizzazione da 92 milioni di euro, che si completerà poi con il finanziamento dell'intero piano di investimenti entro il 2016 mediante ulteriori capitali propri, supporti da parte di enti terzi e credito dal sistema bancario.

Dopo aver osservato che a Piombino si producono "le migliori rotaie d'Europa", il presidente ha detto di considerarsi "amico di tutti e parente di nessuno", annunciando che le verifiche circa l'attuazione del piano industriale "continueremo a farle".

Lunga la lista dei ringraziamenti per il cammino compiuto e i risultati fin qui raggiunti: oltre alle organizzazioni sindacali, Rossi ha espresso apprezzamento per l'impegno del sottosegretario Claudio De Vincenti, per il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, per il segretario del Cipe Luca Lotti chiamato a concedere il finanziamento da 50 milioni di euro per la realizzazione della bretella alla SS398 per il collegamento diretto allo stabilimento di Aferpi, il Gestore dei servizi energetici, ricordando l'impegno del Governo per concedere la fornitura dell'energia elettrica allo stesso prezzo praticato alle aziende di altre parti d'Italia e i contatti con Terna per il collegamento alla rete a 380 KW presente a Suvereto.

Non sono mancati poi i riconoscimenti per il Ministero dell'ambiente con la sottosegretaria Silvia Velo per gli interventi di bonifica per 50 milioni finanziati a metà da Regione e Governo e per gli uffici regionali che hanno seguito con attenzione tutta la vicenda.

Il presidente ha criticato invece ancora una volta l'industria siderurgica italiana, incapace di presentare un piano di rilancio che potesse concorrere con quello del patron di Aferpi, Issad Rebrab.
Quanto al futuro polo agroalimentare e logistico, in grado di "avere ricadute positive sia sull'occupazione diretta che sull'indotto", Rossi ha detto di aver chiesto a Rebrab di parlarne a gennaio, una volta incassata la realizzazione del previsto forno elettrico da 1 milione di tonnellate.

Piombino, Approvata risoluzione PD dopo comunicazione Rossi

«Non vi è dubbio che le acciaierie di Piombino costituiscano un luogo simbolo della storia produttiva della Toscana e, più in generale, del nostro Paese, che gli hanno consegnato un primato europeo nella produzione di prodotti siderurgici lunghi. Una leadership realizzata anche perché Piombino ha avuto la grande capacità di puntare sempre alla qualità dei propri processi produttivi. Però, oggi, dobbiamo guardare avanti, anche perché se ci attardassimo nella narrazione - pur necessaria - delle vicende che hanno portato alla crisi degli ultimi anni, commetteremmo un errore. E noi vogliamo fare questo: guardare avanti e indicare prospettive per il futuro dell’ex Lucchini sciogliendo alcuni nodi, come scritto nella risoluzione che proponiamo».

Lo ha detto Gianni Anselmi, consigliere regionale Pd e presidente della commissione attività produttive, intervenendo in aula sulla comunicazione del presidente Rossi in merito alla situazione e alle prospettive dell’Azienda ex Lucchini di Piombino.

Dopo il dibattito, il Consiglio ha quindi approvato a maggioranza la risoluzione proposta dal Pd e firmata, oltre che da Anselmi come primo firmatario, anche dal capogruppo Leonardo Marras e dai consiglieri Antonio Mazzeo e Francesco Gazzetti.

Proseguendo nel suo intervento, Gianni Anselmi, anche replicando ai colleghi intervenuti nel dibattito, ha espresso alcuni giudizi sugli avvenimenti riguardanti i passaggi di proprietà e i diversi piani industriali presentati negli ultimi anni.

«Non dobbiamo recriminare su Jindal – ha detto Anselmi – anche perché a suo tempo avevamo su di lui una certezza e un dubbio: la convinzione che con il suo piano avremmo avuto il dimezzamento e oltre del numero degli occupati e conseguenze disastrose per l’indotto e l’incertezza su quanto sarebbe durato l’impegno dell'imprenditore, con i soli treni di laminazione, sul territorio. In quel contesto, è però doveroso sottolineare quanto il tessuto industriale italiano abbia brillato per la sua assenza, quando non per una aperta ostilità nei confronti della prosecuzione e della ripartenza in termini rinnovati della produzione di acciaio a Piombino.

I motivi sono chiari a tutti: un sito con forno elettrico sul mare, cioè con un porto a sostegno, capace anche di smaltire l’acciaio, non esiste in Italia e aprirebbe uno scenario nuovo. Ma, al di là di queste vicende, dobbiamo affermare che lo Stato e la Regione hanno fatto bene la loro parte, che non era quella di subentrare nella proprietà facendosi carico di collettivizzare le perdite, ma di puntare all’innalzamento delle condizioni infrastrutturali del territorio per innalzarne la competitività. Per questo sono state messe in campo le nuove banchine nel porto con fondali a -20 metri, e sono state reperite risorse per le bonifiche la cui progettazione è in corso.

Proprio nei giorni scorsi, infine, il Governo ha definito il quadro finanziario per il completamento della SS 398. Il nostro compito, essenzialmente – ha proseguito Anselmi – consiste nel fare questo tipo di scelte e di interventi, utilizzando le risorse regionali e comunitarie per l'innovazione tecnologica, per sostenere gli investimenti delle PMI in diversificazione e mettere in campo politiche attive di formazione e qualificazione del lavoro; non certo entrare nel merito delle vicende contrattuali dei lavoratori sulle quali ci siamo peraltro sempre trovati in linea con le posizioni del sindacato. Piuttosto sono altri i soggetti che dovrebbero svolgere proattivamente la loro parte e principalmente mi riferisco alle banche: non si può pretendere che Issad Rebrab sia l’unico soggetto in Italia a fare impresa su questi livelli esclusivamente con mezzi propri.

Credo poi – ha aggiunto il consigliere - che, per quanto ci riguarda possiamo giocare un ruolo determinante soprattutto velocizzando le procedure autorizzative in grado di realizzare i piani condivisi con l’azienda. Infine, non sottovalutare la grande opportunità, sia dal punto di vista occupazionale che del risanamento ambientale, dello smantellamento degli impianti dismessi, anche in vista della prossima riunione del 26 settembre al MISE. Su tutto questo e su altri impegni contenuti nella nostra risoluzione – ha concluso Anselmi – le istituzioni mantengano fermezza sui tempi di realizzazione».

Piombino, Fattori e Sarti (Sì): “Errore accettare il dimezzamento del piano industriale del 2015. A rischio lavoro e ruolo strategico di Piombino. Rebrab vuol solo mettere le mani sul porto? Intanto si avviino bonifiche”

“Rinunciare al piano industriale sottoscritto nel 2015 da Aferpi è un errore di prospettiva, perché quel piano garantiva maggiore produzione ecosostenibile di acciaio e piena tutela occupazionale. Nella nostra proposta di risoluzione abbiamo chiesto che le istituzioni esigano il rispetto del piano originario e del cronoprogramma da parte di Aferpi, ma la risoluzione è stata oggi bocciata in Aula” affermano i consiglieri di Si Toscana a Sinistra Tommaso Fattori e Paolo Sarti.

“L’oggettivo dimezzamento di tutti i progetti da parte di Aferpi, nel campo della logistica e dell’agroalimentare e in particolare nella produzione d’acciaio, sembrano preannunciare la perdita di centinaia di posti di lavoro e l’annientamento del ruolo strategico che il polo di Piombino avrebbe potuto giocare nel quadro della siderurgia europea e mondiale, vista la riconosciuta qualità degli acciai lunghi e delle vergelle prodotti nella ex Lucchini. Oltretutto questo è il primo anno in cui l’Italia importa più acciaio di quanto ne esporti, il che dimostra ancora una volta la totale assenza di una politica industriale in questo paese.”

“E’ un atto di fede laica quello che il Presidente Rossi sta facendo rispetto alle promesse di Aferpi e dell’imprenditore Rebrab, un dilettante dell’acciaio che sta avendo serissime difficoltà ad ottenere credito da parte delle banche. Per ora Rebrab ha messo poco più di novanta milioni di euro su Piombino ma ne servirebbero oltre 700, denaro necessario anche per l’acquisto dei semilavorati, fondamentali per mandare avanti l’attività ordinaria dell’azienda. I nostri timori che Rebrab stia prendendo tempo solo per poter mettere le mani sul porto di Piombino rischiano di concretizzarsi. Ci auguriamo sinceramente di sbagliarci, soprattutto per il bene dei lavoratori, ma i segnali non sono incoraggianti.”

“Siamo anche molto preoccupati per la questione ambientale. Ad oggi non si ha notizia dell’avvio di neppure una delle opere di bonifica del sito industriale. Per questo abbiamo chiesto un intervento forte della Regione presso il Governo per assicurare tutte le azioni necessarie alle bonifiche del sito, convinti che debbano pagare i responsabili dell’inquinamento storico delle aree e non certo i cittadini. E’ urgente avviare quantomeno le bonifiche in tempi rapidi.”

“Purtroppo non si ha neppure notizia dell’inizio dei lavori della SS 398 diretta sino al porto, essenziale per la rinascita economica di Piombino e di tutto il suo comprensorio. Un’opera utile, da realizzarsi secondo un tracciato razionale, ossia quello che arriva direttamente al porto in un solo chilometro anziché far un lungo giro attorno alla fabbrica e poi in mezzo alla città, con un percorso di ben 4 chilometri. Chiediamo la costituzione di un tavolo tecnico con i soggetti interessati che curi tutti gli aspetti di ordine amministrativo, ambientale, urbanistico, finanziario e di monitoraggio.”

“La regione faccia subito anche tutto ciò che è in suo potere per i lavoratori, erogando il più rapidamente possibile la prevista integrazione regionale al reddito di coloro che hanno beneficiato dei contratti di solidarietà e prevedendo forme di integrazione al reddito, dopo l’estensione del contratto di solidarietà ai 719 lavoratori oggi in capo all’amministrazione straordinaria. E’ anche essenziale la conferma di tutti gli strumenti nazionali e regionali disponibili per il sostegno agli investimenti delle piccole imprese, in particolare dei settori a più elevato tasso di innovazione e a ridotto impatto ambientale, favorendo un processo di diversificazione economica del territorio”

“Avevamo anche chiesto la convocazione di un consiglio regionale straordinario da dedicare integralmente al polo di Piombino, ma la richiesta per il momento è stata bocciata. Continuiamo a pensare che questo passo istituzionale sia necessario” concludono i consiglieri.

Ex Lucchini: il dibattito in Aula

Il dibattito sulla comunicazione della Giunta regionale in merito alla situazione e alle prospettive della ex Lucchini di Piombino si è concluso con l’approvazione di una risoluzione, sottoscritta da consiglieri del Pd, in cui si invita la Giunta “ad intraprendere ogni iniziativa utile, attivandosi presso i soggetti istituzionali competenti”, affinché, tra l’altro, sia confermata con atti dal Ministero dello Sviluppo economico “la possibilità per Aferpi di partecipare alla rivisitazione degli strumenti di agevolazione per le imprese energivore” ed “accedere agli incentivi previsti per i progetti di efficientamento energetico”. La risoluzione chiede anche che “siano definiti gli accorgimenti normativi per consentire alle altre imprese del polo siderurgico di Piombino e dell’indotto di accedere alle medesime condizioni di costo dell’approvvigionamento energetico dei competitor nazionali e internazionali del settore, anche valutando l’ipotesi di computare l’accessibilità a tali incentivi come polo siderurgico nel suo complesso”. Inoltre chiede che “siano confermati gli impegni annunciati dal Governo in merito alla realizzazione della bretella 398, opera strategica rientrata nella competenza dello Stato, e affinché sia fornito supporto progettuale e tecnico alla procedura di realizzazione della stessa”. La risoluzione è stata approvata con il voto favorevole del gruppo Pd e di Sì-Toscana a sinistra. Contrari gli altri gruppi di opposizione.

A conclusione del dibattito, su sollecitazione di alcuni consiglieri, il presidente Enrico Rossi, nel dire che “l’impegno dello Stato è davvero importante, ma è la Regione ad essere il motore di questa operazione”, si è detto “disponibile per altri incontri, se si vorranno fare” per tenere informato il Consiglio regionale.

Il dibattito ha preso il via con l’intervento di Irene Galletti, M5s, che ha parlato di “questione annosa”, evidenziando che “il nuovo piano industriale è diverso da quello precedente” e che “nonostante ciò, sussistono forti perplessità” sia “sulle soluzioni proposte” sia in merito “alla nuova guida imprenditoriale”. La Galletti ha fatto riferimento ai recenti incontri svoltisi a Roma, aggiungendo che “ci sono dubbi anche sul Masterplan”.

Secondo Tommaso Fattori, capogruppo Sì-Toscana a Sinistra, “la vera partita si gioca il 26 settembre”, quando “si andrà al cuore del problema ovvero all’esame del piano industriale”. E ha aggiunto: “Mi auguro che Rossi abbia ragione, ma la sfida è difficile”. In seguito, presentando una risoluzione a nome del suo gruppo, poi respinta, Fattori ha chiesto di “dedicare un Consiglio regionale straordinario alla situazione delle acciaierie di Piombino”.

Claudio Borghi, Lega Nord, ha contestato l’impianto della risoluzione presentata dal Pd, affermando che “il piano industriale di oggi è cosa diversa da quello di cui si discuteva un anno fa” e ha aggiunto che “la soluzione dei problemi non passa da queste scelte”. Secondo Borghi, la risoluzione della crisi piombinese non può essere garantita dal gruppo Aferpi. Anzi, per Borghi sono in crescita le problematiche connesse alla crisi occupazionale e alla crisi dell’industria siderurgica italiana. Tanto che, commentando l’accordo con il gruppo nordafricano, Borghi ha definito “assurdo” quanto la regione sta facendo: “Per far concorrenza allo Stato cinese chiediamo aiuto a un algerino esperto in marmellate, il tutto per cercare di rimettere in piedi quella che una volta era la migliore industria siderurgica del mondo”.

Gianni Anselmi, Pd, che ha invece illustrato la risoluzione poi approvata, ha affermato che “le acciaierie di Piombino costituiscano un luogo simbolo della storia produttiva della Toscana” e “storicamente hanno un primato europeo nella produzione di prodotti siderurgici lunghi”. Per Anselmi tale leadership è stata realizzata “anche perché Piombino ha avuto la grande capacità di puntare sempre alla qualità dei propri processi produttivi”. Detto ciò, però, Anselmi ha detto che “oggi dobbiamo tuttavia guardare avanti ed indicare prospettive per il futuro dell’ex Lucchini sciogliendo i nodi indicati nella risoluzione”.

Giacomo Giannarelli, M5s, ha invece chiesto “l’impegno di ritrovarsi in Aula, per un aggiornamento, tra una trentina di giorni, quando si sarà concluso l’iter a Roma”. Vista la volontà del presidente di tenere informata l’Aula, ha osservato Giannarelli, “sarebbe opportuno ritrovarsi tra un mese o mese e mezzo”.

Ha concluso il dibattito Stefano Mugnai, capogruppo Forza Italia, che ha affermato di aver ascoltato, oggi, “interventi responsabili”, ma ha osservato che “a volte con le buone intenzioni si fanno delle tragedie”. Pertanto, in merito alla questione della ex Lucchini, Mugnai ha invitato a tenere “un approccio molto responsabile” e “realmente costruttivo”.

Fonte: Regione Toscana

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