Una grave perdita quella del professore Virgilio Facchini, ginecologo ex primario al Santa Chiara di Pisa, avvenuta ieri dopo una lunga malattia che non gli ha dato scampo. Aveva 76 anni e per buona parte della sua vita Facchini è riuscito a dedicarsi al prossimo senza mai risparmiarsi. Nel 2007 andò in pensione, dopo aver diretto a Pisa l'unità operativa di ostetricia e ginecologia 2 e quella materno-infantile. Facchini, originario di Vada (Rosignano Marittimo), lascia la moglie Nadia e cinque figli. Nella sua casa di piazza D'Ancona è stata allestita la camera ardente, mentre i funerali si terranno martedì 23 nella chiesa di Santa Caterina, alle 15.
Il cordoglio dell'Aoup
L’Azienda ospedaliero-universitaria pisana si stringe con affetto alla famiglia del professor Virgilio Facchini, scomparso nella giornata di ieri dopo una lunga malattia, esprimendo il più sentito cordoglio per la perdita di una figura importante per l’ostetricia e la ginecologia pisana.
Come infatti riportano oggi anche gli organi di stampa locali, il professor Facchini ha fatto nascere intere generazioni di pisani raccogliendo l’eredità del professor Piero Fioretti e guidando, a partire dai primi anni ’90, l’èquipe dell’Unità operativa di Ostetricia e ginecologia 2 ospedaliera e, negli ultimi anni, anche il Dipartimento materno infantile prima di essere collocato a riposo nel 2007. Grande ostetrico dotato di abilità tecniche veramente notevoli, aveva una lunga e consolidata esperienza nella chirurgia oncologica e nelle gravidanze a rischio, rappresentando un punto di riferimento per le pazienti anche da fuori Toscana. Importante anche la sua carriera universitaria – era docente di ostetricia e ginecologia all’Università di Pisa – è stato autore di numerosi lavori scientifici nel settore della ginecologia oncologica
Imponente nella figura e nel portamento, apparentemente burbero, era invece un “gigante buono”, come lo definiscono i suoi ex allievi e colleghi, dotato di una grande umanità e generosità, testimoniata dalle tante iniziative benefiche a favore dei più sfortunati che tutta la città ricorda. E possedeva anche una grande autoironia, riuscendo sempre a sdrammatizzare, anche nelle situazioni cliniche più delicate, e ad alleviare i carichi di lavoro del suo staff con le sue battute, portando una parola di conforto alle sue pazienti che, talvolta inizialmente impressionate dalla sua mole, gli riconoscevano al contrario una delicatezza professionale e una sensibilità non comuni