"Decido di scrivere questo articolo per amore, per amore di tutti coloro che si affidano e si fidano di Porte Aperte onlus.
E’ passato poco tempo da quando i reflettori si sono spenti sul Luglio Soviglianese 2016, kermesse estiva che ha allietato con grande affluenza e piacere le sere di luglio a Sovigliana, sostenuta dalla nostra associazione Porte Aperte, e ai nostri orecchi sono giunte riflessioni che non ci hanno fatto piacere: siamo un’associazione di sfruttatori, che riceve una valanga di contributi, che guadagna mila e mila euro, che toglie lavoro alle altre associazioni, che fa come gli pare e che è sempre in mezzo.
Tornando al Luglio Soviglianese premetto che mai come quest’anno questa iniziativa ha impegnato i volontari con tanto impegno e fatica, volontari che operano con impegno ma con non poche difficoltà, visto che sono tutte persone con disagi, che spendono il proprio tempo e si impegnano per riprendersi una rivincita sulla vita, una vita per niente generosa con loro. Loro, però, hanno trovato in Porte Aperte l’unica “porta aperta” e l’unico sostegno e luce per ripartire.
Mai come quest’anno il programma è stato ricco di novità importanti e di qualità, mai come quest’anno è stata fatta opera di diffusione sui media, mai come quest’anno ha avuto tante presenze, mai come quest’anno l’investimento di spesa e impegno è stato così elevato, mai come quest’anno è stata contrastata.
Porte Aperte non è un organizzatore di eventi ma utilizza gli eventi e li organizza per diffondere la propria mission di riattivatore sociale, per farsi conoscere, per individuare attraverso l’opera di strada chi ha bisogno, per far conoscere cos’è e le meraviglie prodotte dal laboratorio “La Bottega di Geppetto” progetto di recupero persone e cose e finanziarlo, per far guadagnare senza assistenzialismo alle persone che sostiene le loro bollette, la loro spesa, il loro affitto, il necessario per mandare a scuola i propri figli, i bisogni necessari per il vivere in modo umano.
Porte Aperte non si può capire da fuori, Porte Aperte non si comprende dall’esterno: solo Porte Aperte può capire Porte Aperte, solo chi la vive attivamente e con umiltà e ne conosce tutto (i volontari, l’organizzazione, la rete, le attività, i progetti, gli impegni, la fatica, le discussioni, i pianti, gli abbracci, la fiducia, l’accoglienza, le nottate, le regole interne, il rigore, i bilanci, la gestione …. i miracoli) la ama a 360 gradi e combatte perché tutto questo non abbia fine.
Vorrei che ci domandassimo: ma se vediamo una no-profit organizzare durante tutto l’arco dell’anno miriadi di attività (molte delle quali vanno incontro alle famiglie del territorio), portare aventi il sostegno di tante persone, spendere per loro tempo e denaro, fare quello che molti altri non fanno per mancanza di fondi, avere sempre attivi molti progetti e volontari per portarli avanti, esserci sempre per tutti, anche per le istituzioni, collaborare per loro senza avere niente di più di quanto non abbiano le altre associazioni, accogliere sempre tutti senza guardare a religione, partito e ceto sociale, riattivare a tutti quelli che si rivolgono a noi, prima, un buon motivo per esistere e lottare, poi, sempre per questi tutti, trovare una scarpa per il proprio piede, un’attività da svolgere e un motivo per alzarsi la mattina da letto e ricominciare a combattere e riscoprire il sorriso sulle labbra per tanti, a favore anche del non-spreco e dell’ambiente, cosa pensereste? Sicuramente che: “Qui girano grandi cifre, chissà quanto guadagnano, chissà quanto prendono dalle istituzioni o partiti od organizzazioni religiose?”; ed è normale pensarlo visto che viviamo in questo mondo consumistico, dove niente si fa per niente o con niente, dove possono metterci la camicia di forza dovesse essere vero che facciamo tutto con poco e con grandissimo sforzo di tutti, soprattutto di chi poca ha; pochi giorni fa una signora che ha toccato con mano quello che facevamo ha esclamato: “Ah, ma voi siete matti, io non farei niente senza soldi o per niente!”.
Ci chiamereste ancora sfruttatori se si sapesse che a chi ci domanda un aiuto, noi chiediamo una collaborazione attiva e lo impegniamo in un lavoro senza garantire niente che profumi di soldi, o quando ci chiede di essere sostenuto gli chiediamo di sostenere altri, quando ci chiede di essere accolto gli chiediamo di accogliere, quando ci chiede denaro gli chiediamo di condividere con altri quello che riceverà, quando l’ultimo arrivato sarà considerato come il primo, quando ci chiedono fiducia gli chiediamo di fidarsi di chi ha intorno? Pensereste ancora che riceviamo una valanga di contributi quando leggendo dai nostri bilanci solo il 9% delle nostre entrate corrispondono a contributi di enti pubblici (ASL e Amministrazioni Comunali), mentre il 91% è sudato dalle mani di chi è rifiutato dalla società? Pensereste ancora che guadagna mila e mila euro quando l’85% delle entrate è destinato a sostenere contributi assistenziali e buste paga (uno dei nostri miracoli è che siamo riusciti ad assumere alcune delle nostre persone in difficoltà, che vivevano con un ISEE al limite dell’umano, ad attivare tirocini non curricolari di disabili che non volevano vivere nei centri diurni, ma volevano vivere tra le persone normali) di coloro che vivevano e in parte ancora vivono in condizioni al limite dell’umano, a sostegno di quegl’inoccupabili che la società non guarda e non sa cosa fargli fare, mentre da noi per tutti c’è qualcosa da fare (negli ultimi dieci giorni sono state accolte persone dal tribunale e altre che ci hanno conosciuto proprio ai Giardini della Costituzione Italiana e hanno trovato il loro posto, la loro casa)? Il Luglio Soviglianese in questione si è chiuso con 7000 euro di deficit, ma non è negativo sapevamo che avremmo potuto correre questo rischio quando abbiamo voluto investire per fare cose interessanti e di qualità per il nostro territorio, per il nostro paese, senza partiti in mezzo o conoscenze, senza aspettare i contributi mancanti o il fare solo se ci sono i contributi: noi abbiamo prima accantonato e poi speso.
Pensereste ancora che toglie lavoro alle altre associazioni se vi dicessi che lavoriamo attivamente in rete con altre associazioni del territorio unite nella Consulta delle Associazioni, dove tocchiamo con mano che tutte hanno un ruolo e un’importanza precisa e specifica all’interno del nostro comune? Che abbiamo consolidato parternariati importanti con cooperative del territorio, enti, associazioni, aziende? Noi quotidianamente offriamo una serie di servizi e rispondiamo ad una miriade di bisogni che vanno incontro al territorio, e le istituzioni e i responsabili del territorio si complimentano e commentano che il nostro vantaggio sta nella meritocrazia dell’esserci sempre, di dare risposte concrete, di non guardare alla ricompensa (per noi la ricompensa è il sorriso che si produce nell’altro), di creare oggetti unici e stravaganti nel rispetto dell’ambiente, di aver attivato un meccanismo che recupera persone e cose, di trasmettere sentimenti di accoglienza, uguaglianza, rispetto, responsabilità, fiducia, certezza, serenità oltre a quelli legati all’amore per l’ambiente e la nostra terra. Informatevi se oltre a noi sul territorio ci sono associazioni che accolgono in estate moltissimi bambini, con un servizio giornaliero molto flessibile e comodo per le famiglie, compreso di compiti e l’accudimento di un orto, dove chi non può lasciare un’offerta può ugualmente usufruire del servizio, dove i bambini delle Caritas (con le quali siamo in rete) vengono accolti gratuitamente facendogli trascorrere un estate serena?
Pensereste ancora che fa come gli pare, se vi dicessi che siamo attenti alle normative, e paghiamo quanto le istituzioni ci chiedono, abbiamo regolarizzato tutto anche quell’aspetto che non è più volontariato, che abbiamo voluto pagare le tasse e i contributi per non creare lavoro NERO e non sfruttare i nostri volontari già provati dalla vita; inoltre non possiamo sfuggire alla burocrazia pesante che lo Stato ha creato, burocrazia che ha appesantito anche le ONLUS e tutte le associazioni non lucrative, perché non presentando quanto richiesto non comporta una multa ma l’uscire dal giro, non essere più in quegli elenchi regionali molto importanti, nella rete richiesta come condizione sine-qua-non? Noi vediamo, dalla nostra posizione, chi fa come gli pare ….
E cosa dire a chi ci obietta che è sempre in mezzo? Noi stiamo dove siamo chiamati a stare per mission e per opera, dove il nostro lavoro di trincea è importante, dove c’è un bisogno, dove si vedono i frutti, dove si vedono realizzati i miracoli dove la vita torna a cantare anche se arriva da noi distrutta e in coma.
Sicuramente noi abbiamo un altro modo di concepire i termini "solidarietà" e "fare bene il bene". Mi pare che oggi sia diventato un business anche questo, legato ad un'immagine, a conoscenze, al solito clientelismo, a grandi nomi, a cifre. Difficile è fare il bene e parlare di solidarietà attraverso i rifiuti: rifiuti sono le mani di coloro che nessuno vuole, rifiuti sono le tantissime cose che si buttano e potrebbero essere riutilizzate, diminuendo spese di smaltimento e facendo del bene alla terra e a quel pensiero individualista legato al profitto e a chi tutto può. A noi hanno insegnato: "fai il male e pensaci, fai il bene e scordalo", hanno insegnato che non saremo giudicati per quante cose avremo fatto, ma per quanto avremo amato, hanno insegnato a non aver paura della montagna davanti, ma se rimaniamo puri, saldi e untiti, ce la faremo a raggiungere la meta, hanno insegnato che "l'essenziale è invisibile agli occhi" (e meno male!!! perché se fosse essenziale quello che si vede, allora non avrebbe senso vivere).
Sicuramente nelle nostre menti "normali" vale la regola (e mi ripeto perché sia bene chiaro il concetto di cosa siamo e come facciamo ad essere) che non può esistere sulla faccia della terra chi fa tanto, fa anche del bene, con tanto impegno e soprattutto "gratuità", che "qualcosa" sotto ci deve essere!!!
Porte Aperte nel suo statuto ha fatto propria la mission più difficile: fare il bene gratuitamente, attraverso le mani di chi non vuole nessuno e le cose che tutti buttano via, perché ognuno possa essere "il primo cambiamento che vorrebbe vedere avvenire nel mondo".
Ma chi non è dentro potrà capire? Chi ogni giorno non respira quelle sofferenze, quei sacrifici, quei sorrisi, quel "ce l'abbiamo fatta", chi lotta a destra e sinistra per raccogliere donazioni o procurare lavori, o affrontare un percorso con le istituzioni che porterà a dei cambiamenti per i deboli, potrà pensare che tutto questo sia vero?
L'unica cosa è: venite e vedete e gustate quanto è bello quell'"essenziale che è invisibile agli occhi".
Grazie a coloro che permettono che tutto questo, con grande sacrificio, sia possibile e lotta anche per cambiare l'opinione di chi non lo crede possibile. Grazie a quegli enti e istituzioni e aziende che invece hanno deciso di vivere con noi “un modo diverso di fare solidarietà”. Grazie anche a coloro che sono la nostra spina nel fianco con le loro critiche perché ci permettono di verificare il nostro lavoro e farci quotidianamente un esame di coscienza.
Grazie a coloro che mi hanno permesso la pubblicazione di questo articolo perché tanti potessero sapere".
Il Consiglio di Porte Aperte aps onlus
