Gialli da (a)Mare: una trilogia poliziesca da leggere in spiaggia

Se c’è una cosa che non può mancare nella borsa da mare, insieme ai consueti oggetti, è un bel libro. Leggere al mare può essere davvero superlativo, soprattutto, quando quel libro che avete messo nella vostra borsa è un giallo. Ma non uno dei soliti gialli: il caso diventa irresistibile se a guidarlo è un detective insolito. Il detective in questione è il commissario Tommaso Casabona, capo della mobile di Valdenza, paesino immaginario della Toscana, uomo schivo ma con una grande carica umana, reso cinico dai troppi anni di mestiere alle spalle. E’ lui  il protagonista di una trilogia che comincia con “Ogni giorno ha il suo male”, prosegue con “La pietà dell’acqua” e, che almeno per ora, si conclude con il “Il metodo della fenice”. E’ attraverso la figura di Casabona che i lettori si avvicinano al mondo della Polizia di Stato, ne conoscono più da vicino le dinamiche interne, le tecniche e le metodologie investigative. Mostrando persino i retroscena che solitamente rimangono nell'ombra per i non addetti ai lavori.

Il suo autore, Antonio Fusco, funzionario della Polizia di stato e criminologo forense, dal 2000 si occupa di indagini di polizia giudiziaria in Toscana. Ha sempre avuto la passione per la letteratura fin da bambino, ma solo raggiunti i cinquant'anni si è sentito pronto a scrivere qualcosa di suo. “Per essere un buon scrittore” -mi dice - ”bisogna saper osservare le cose della vita. Incuriosirsi, carpirne le sfumature ed interrogarsi sul loro significato profondo. Così la memoria diventa un campo fertile dove germogliano le idee. Non si butta via nulla. Tutto può servire per tessere la tela. Poi ci vuole fantasia e creatività.” E’ questa la ricetta per un libro di successo, secondo il nostro autore. Successo che non ha tardato ad arrivare, visto che, tra i vari riconoscimenti, proprio la scorsa settimana, “La pietà dell’acqua”, ha vinto il premio Mariano Romiti. Un premio prestigioso, tra i più importanti di quelli dedicati al giallo ed al noir.

Il successo lo si deve soprattutto alle trame, sempre più avvincenti, che tengono il lettore letteralmente incollato alle pagine del libro. Si comincia con “Ogni giorno ha il suo male” dove l’omicidio di una donna, ritrovata in casa, in una posizione del tutto innaturale, con una fascetta stringi cavo intorno al collo, scuote la tranquilla Valdenza. Si pensa subito al movente passionale ma, all'occhio esperto di Casabona qualcosa fin da subito non quadra: troppi elementi diversi sulla scena del crimine e troppi particolari contrastanti. Abbiamo poi “La pietà dell’acqua” in cui, in un ferragosto rovente sulle colline toscane viene ritrovato il corpo di un uomo ucciso con una revolverata alla nuca. Non un omicidio qualunque, ma una vera e propria esecuzione. Casabona non fa in tempo a dare inizio alle indagini, però, che il caso gli viene sottratto dalla direzione antimafia. Strano, molto strano. Come l’atmosfera di quei luoghi: dopo lo svuotamento della diga costruita nel dopoguerra, dalle acque del lago è riemerso il vecchio borgo fantasma di Torre Ghibellina. E fra le centinaia di turisti accorsi per l’evento, Casabona si imbatte in Monique, un’affascinante giornalista francese. O almeno, questo è ciò che dice di essere. Perché in realtà la donna sta indagando su un misterioso dossier che denuncia una strage nazista avvenuta proprio nel paesino sommerso. Un dossier scottante, passato di mano in mano come una sentenza di morte, portandosi dietro un’inspiegabile catena di omicidi.

Infine abbiamo il “Il metodo della fenice”, ambientato sempre in Valdenza. Siamo a novembre, e una telefonata anonima sveglia la centrale all'alba.  Il commissario Casabona, è il primo a precipitarsi sul posto: sotto il vecchio ponte di Campanelle, ai confini del bosco dove vive appartata la misteriosa comunità degli Elfi, viene rinvenuto il corpo di una giovane donna, nudo e parzialmente carbonizzato. Un compito facile per la Scientifica, perché lì intorno emergono subito indizi utili all'indagine. Troppi e troppo in fretta, pensa Casabona. Per sciogliere il mistero, dovrà affrontare i cosiddetti “scheletri nell'armadio” che si celano all'interno della provincia, dove l’unica cosa che conta è l’apparenza, eppure niente è come appare.

Alla domanda finale che faccio all'autore “Perché una persona dovrebbe scegliere di leggere proprio i  suoi libri?” lui mi risponde: “Hanno il sapore della verità. Non ci sono effetti speciali o soluzioni narrative improbabili. Ciò che racconto potrebbe accadere nella realtà, nello stesso modo in cui viene descritto. E poi al centro ci sono le persone, ciò che accade arriva attraverso i loro occhi ed i loro sentimenti.” Ed è assolutamente vero, le pagine scorrono inesorabili proprio perché, ciò che si legge potrebbe accadere anche a noi, solo se, in quel momento avessimo la forza di chiudere il libro ed affrontare la realtà. Ma, la verità è, che fino a che non sarete arrivati all'ultima pagina, sarà dura accantonare il commissario Casabona ed il suo mondo. Non mi resta allora, che augurarvi una buona lettura!

Giulia Meozzi

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