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Rems al Pozzale, la FP Cgil: "Vogliamo rassicurazioni sul personale". Chiesto un tavolo permanente

L'ex carcere femminile di Pozzale a Empoli (foto gonews.it)

"Non porremo nessuna domanda fino a che non avremo dal Ministero le rassicurazioni necessarie". È questa la posizione della FP Cgil in merito alla mobilità dei dipendenti del cacere di Pozzale dopo l'imminente trasformazione in Rems. Ieri, giovedì 28 luglio, si è tenuta la riunione tra l'Amministrazione penitenziaria e il personale.

Ma la discussione sembra essersi arenata ancora prima di inziare. Il sindacato lamenta le modalità stesse dell'incontro: "A notificarci la chiusura è stata l'Amministrazione penitenziaria - spiega Luca Bombini - sprovvista persino del documento ministeriale firmato da Consolo che trasforma il carcere in Rems". Proprio per questo motivo il sindacato avrebbe addirittura interrotto la seduta in attesa che dal Ministero arrivasse la documentazione.

"Ci aspettavamo il Provveditore in persona - continua Bombini - munito di ampie deleghe in modo da contrattare una posizione con i sindacati, ma abbiamo solo ricevuto una notifica di chiusura, una sorta di incontro formale. Siamo indignati".

Il sindacato ha chiesto l'apertura di un tavolo permanente per discutere delle questioni. Come primo punto il sindacato ribadisce la sua contrarietà alla dismissione di una struttura "che funziona bene", contestando la tempistica con cui si sta attuando il processo: le detenute saranno infatti trasferite a breve, non oltre il prossimo Inverno.

"È uno spreco di denaro pubblico, ricordiamo che il carcere è stato ristrutturato non molto tempo fa e che per trasformarlo in Rems serviranno altri interventi adeguativi. La struttura funziona bene e non capiamo perché non si sia scelto di utilizzare strutture come quelle di Pescia, attualmente vuota. Inoltre tempistiche così veloci penalizzano i dipendenti"

E proprio sulla questione del personale il sindacato ha fatto muro: "Non abbiamo ottenuto nessuna certezza". Il Ministero ha promesso di accogliere le richieste di trasferimento in qualsiasi struttura vicina, anche se questa avesse raggiunto il limite di dipendenti, lavorando quindi in sovrannumero di personale. Ma per la Cgil questo non basta.

"Vogliamo la certezza di ottenere pari trattamento lavorativo e solita mansione dopo il trasferimento. Inoltre vogliamo essere sicuri che il Ministero non possa negare la possibilità ad un dipendente di trasferirsi in sedi lontane. Se non avremo assicurazioni scritte, la discussione non andrà avanti". La parte pubblica ha espressamente dichiarato di non avere mandato a negoziare questi punti, motivo per cui la Cgil non intende proseguire la discussione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni Mennillo

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