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Morte di Caravaggio, gli studi per smentire la fama di violento

Un celebre autoritratto di Caravaggio

Un celebre autoritratto di Caravaggio

 

l Caravaggio violento, assassino, criminale è una falsa rappresentazione  compiuta da Storici di parte. La Iuccisione di  Ranuccio Tommasoni fu  legittima difesa. Molti reati attribuitigli erano comuni nella Roma di quel periodo. Nuovi documenti confermano la sua morte a Porto Ercole. Nel suo ultimo viaggio da Paolo a Porto Ercole portava con se più di tre dipinti. Che fine hanno fatto?

Domani è la ricorrenza della morte di Caravaggio avvenuta a Porto Ercole il 18 luglio 1610 pur se circolano ancora altre tesi sul luogo di morte. In questa occasione occorre ripristinare la verità su questo grande genio pittorico raffigurato come violento, assassino e criminale. Uno stereotipo consolidatosi nei secoli.

Per quanto concerne il delitto Tommasoni l’informatore del Duca di Urbino inviò varie missiva  al Duca medesimo, brevi note legate al presunto omicidio Tommasoni. Una delle ultime pone il dubbio che si tratti di un omicidio espressamente predisposto. Tutte le fonti storiche  concordano nel riportare la circostanza: una partita di pallacorda nel rione di Campo Marzio. La stessa figura di Ranuccio Tommasoni viene descritta come arrogante, prepotente e invadente. Apparteneva ad una famiglia importante, il fratello era al servizio del Papa Borghese. Uno dei motivi di dissidio era rappresentato dalla donna amata da Caravaggio, Filide Melandroni, descritta molto bella e attraente, corteggiata anche dal Tommasoni. Anche Caravaggio venne ferito alla testa. Molti osservatori dell’epoca evidenziano la grande severità della punizione comminata al Caravaggio: pena di morte con taglia a chi portasse la sua testa.

Molti storici la interpretano come un segnale dato ai protettori di Caravaggio, alti prelati fra cui il Cardinale Della Valle appartenente alla componente riformista della Chiesa e filo-francese, a differenza del Tommasoni, appartenente ad una famiglia molto legato al Papa Borghese, conservatore e filo-spagnolo. Io stesso credo che questa versione sia fondata. Molte malefatte compiute o attribuite al Caravaggio sono risibili e rinviano a comportamenti abbastanza diffusi nella Roma di quel periodo. Interessante che il Bellori, nella sua storia di Caravaggio, ipotizza che l’irrequieto genio pittorico si sia macchiato dell’uccisione di un suo compagno di apprendistato quando era a Milano nella bottega del Peterzano. Un segno indicativo di come le invidie e le gelosie sgorgavano rapidamente per chi si era prepotentemente  affermato a Roma.

Sulla morte a Porto Ercole sono emersi due nuovi documenti che confermano definitivamente il luogo del suo decesso.

I testi originali si trovano ad Urbino e portano i seguenti riferimenti archivistici : borg, lat, 1078, Avvisi, c.537, avvisi 562. Si tratta di due missive.

 

I testi sono del 1610, 28 e 31 luglio: avvisi spediti da Roma alla corte di Urbino dagli informatori del Duca, con la notizia della morte del Caravaggio avvenuta a Porto Ercole, mentre da Napoli tornava a Roma, avendo ottenuto la grazia dal Papa per il delitto commesso il 28 maggio 1606. (Gli informatori non sapevano che Caravaggio non aveva avuto informazione della grazia del Papa emessa in quei giorni in cui era partito da Napoli per direzione Roma).

 

28 luglio- si è avuto avviso de la morte di Michel Angelo Caravaggio pittore famoso et eccellentissimo nel colorire e ritrarre dal naturale, seguita di suo male in Porto Ercole

 

-31luglio-  E’ morto Michel Angelo da Caravaggio pittore cellebre a Porto Ercole mentre da Napoli veniva a Roma per la grazia  di Sua Santità  fattali dal bando capitale che lui haveva.

Del suo ultimo viaggio da Napoli verso Roma, emergeva che solo tre quadri si trovavano presso la Marchesa di Caravaggio protettrice del pittore  che aveva finanziato il suo tentativo di rientro alla Amata Roma . Il Documento che si trova negli archivi segreti vaticani è una missiva che il legato Pontificio a Napoli, Deodato Gentile, scrive a Scipione Borghese segretario dello Stato Pontificio. Il documento  riporta in modo inequivocabile la seguente espressione “…La felluca ritornata riportò le robbe restateli ( di Caravaggio) in casa della S.ra Marchesa di Caravaggio che habita a Chiaia, e di dovea era partito Caravaggio. Ho fatto subito vedere se vi sono li quadri, e ritrovo che non  ne sono più in essere , eccetto tre,  li doi di San. Giovanni e la Maddalena….”.

Silvano Vinceti, storico e coordinatore della campagna per il recupero di resti mortali di Caravaggio, ha dichiarato “il modo migliore per onorare il Caravaggio è di ripristinare le verità negate. Caravaggio non era il mostro che ci viene tramandato e ripetuto in ogni occasione da pseudo- storici. Era un uomo con una forte personalità, amante della libertà e che non accettava soprusi, angherie e esercizio violento della Autorità. È venuto il momento di ripensarlo in modo nuovo. Rimane anche un mistero irrisolto: che fine hanno fatto alcuni dipinti che Caravaggio portava con se nel suo ultimo viaggio …?

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