Centro di accoglienza Slataper, accolte 150 persone in un anno

Un anno di attività nel centro di accoglienza Slataper, in via Slataper 6 a Rifredi, trasformato da luogo di abusivismo (è stata un’occupazione dal 2011 al 2014) a struttura di assistenza e integrazione delle persone più svantaggiate: dalle famiglie in condizioni di precarietà economica, ai single con figli in forte disagio abitativo, dagli anziani rimasti soli fino ai richiedenti asilo. In questo primo anno sono state accolte quasi 150 persone; attualmente il centro ne ospita 100, tra cui 21 minori e un neonato. Ogni tipologia di ospite abita un piano diverso dello stabile. In ognuno di questi piani vengono condivisi spazi comuni come la cucina, la sala mensa, la sala con spazio biblioteca e tv e la lavanderia.

Nello specifico, l’edificio (di proprietà privata), gestito dalla Cooperativa Il Cenacolo in collaborazione con il Comune di Firenze, è un sistema di accoglienza integrato che prevede la coesistenza di 3 progetti all’interno della stessa struttura:

-  Progetto Nemo: servizio di pronta accoglienza residenziale per singoli e famiglie in situazione di forte precarietà socio-economica, segnalati dai servizi sociali, per un totale di 17 posti letto al piano terra della struttura. Al momento la metà degli utenti è italiana.

-  Progetto Famiglie: famiglie e singoli con figli minori in situazione di forte precarietà abitativa segnalati dai servizi sociali, per un totale di 25 posti letto al secondo piano della struttura (per un massimo di 6 nuclei).

-  Centro di Accoglienza Straordinaria in convenzione con la Prefettura di Firenze per l’accoglienza di richiedenti asilo, per un totale di 50 posti letto fra primo e terzo piano della struttura.

Il centro è organizzato nel seguente modo: un’unica direzione e gestione della struttura, servizio di portineria 24h/24, due équipe specializzate, una in percorsi di accoglienza sociale e l’altra in accoglienza dei richiedenti asilo, un operatore sociale per l’organizzazione di attività di socializzazione. Per ogni ospite dell’accoglienza sociale (Nemo e Famiglie) sono concordati percorsi di autonomia con i servizi sociali territoriali.

Per i richiedenti asilo del C.A.S. (Centro di Accoglienza Straordinaria) sono attivati percorsi di integrazione, in collaborazione con altri servizi gestiti dalla Cooperativa, per cui gli ospiti frequentano corsi di italiano e, sulla base delle competenze e degli interessi, usufruiscono di opportunità formative e professionali (9 hanno seguito un corso base nel settore agricolo, 3 stanno preparando l’esame per la licenza media).

Tanti i progetti interni ed esterni per migliorare la qualità di vita di queste persone. E’ stata formata la squadra di calcio “Slataper”, mista tra ospiti italiani e stranieri, che partecipa a tornei amatoriali e sarà presente alla prossima edizione dei Mondiali Antirazzisti a Modena. Inoltre, vari migranti partecipano a corsi di teatro in collaborazione con il progetto PACI, e infine altri due richiedenti asilo si stanno formando come rappers.

“L’idea alla base del nostro progetto sociale, che è ispirato a esempi virtuosi di accoglienza integrata - ha detto il direttore del centro, Andrea Ricotti - è quella di offrire una risposta immediata ai bisogni primari per poi lavorare affinché l’emergenza rientri all’interno di percorsi ordinari di tutela sociale. E’ bello vedere come, in questo centro, si siano create interazioni culturali ed umane tra italiani e stranieri, siano nate amicizie vere e profonde e le persone, attraverso un percorso graduale e monitorato dai nostri operatori, cercano di passare da una situazione di disagio ad una situazione di autonomia”.

DAL COMUNE

“Questo Centro di accoglienza, nato in una strutturata strappata al degrado e ad un’occupazione abusiva, ci dimostra che se facciamo accoglienza in modo serio, puntando sulla professionalità, sulla disponibilità e la passione degli operatori del settore e dei volontari e delle volontarie delle associazioni possiamo davvero realizzare qualcosa di utile per donne, bambini e uomini - ha detto il sindaco Nardella - che abbandonano il loro Paese d’origine per la disperazione, spesso per paura di morire, come ci ha raccontato un ragazzo”. “Il pensiero che solo qualche anno fa qui vi fossero degli occupanti in condizioni igieniche insopportabili - ha aggiunto il sindaco - e che non vi fosse il rispetto di nessuna minima regola, né igienica né di ordine pubblico, oggi ci porta a dire che a Firenze è possibile un buon modello di accoglienza e integrazione”.

“L’immobile di via Slataper ci riempie di orgoglio - ha detto l’assessore Funaro - perché è un luogo che abbiamo restituito alla legalità, dove trovano accoglienza persone bisognose di diverse età e nazionalità, alcune delle quali fuggite dal proprio Paese per sfuggire alla morte. Il Centro è un bell’esempio di integrazione reso possibile dalla collaborazione tra pubblico e privato sociale”. “In via Slataper abbiamo un’integrazione tra accoglienze diverse - ha spiegato l’assessore -: tra gli ospiti ci sono persone che arrivano da situazioni di marginalità, uomini e donne che hanno perso la casa in seguito ad uno sfratto e alcuni profughi. Il Centro di via Slataper è la prima esperienza sul territorio in cui vi è la convivenza sotto lo stesso tetto di persone molto diverse tra loro e ha prodotto un nuovo modello virtuoso di scambio di conoscenze e di arricchimento reciproco”.

Ogni tipologia di ospite abita un piano diverso dello stabile. In ognuno di questi piani vengono condivisi spazi comuni come la cucina, la sala mensa, la sala con spazio biblioteca e tv e la lavanderia. Nello specifico, l’edificio di proprietà privata è un sistema di accoglienza integrato che prevede la coesistenza di tre progetti all’interno della stessa struttura: il Progetto Nemo che prevede il servizio di pronta accoglienza residenziale per singoli e famiglie in situazione di forte precarietà socio-economica, segnalati dai servizi sociali, per un totale di 17 posti letto al piano terra della struttura. Al momento la metà degli utenti è italiana; il Progetto famiglie: che si basa sull’accoglienza di famiglie e singoli con figli minori in situazione di forte precarietà abitativa segnalati dai Servizi sociali, per un totale di 25 posti letto al secondo piano della struttura (per un massimo di 6 nuclei); e infine il Centro di accoglienza straordinaria in convenzione con la Prefettura di Firenze per l’accoglienza di richiedenti asilo, per un totale di 50 posti letto fra primo e terzo piano della struttura.

Il Centro è organizzato nel seguente modo: un’unica direzione e gestione della struttura, servizio di portineria 24h/24, due équipe specializzate, una in percorsi di accoglienza sociale e l’altra in accoglienza dei richiedenti asilo, un operatore sociale per l’organizzazione di attività di socializzazione. Per ogni ospite dell’accoglienza sociale (Progetto Nemo e Progetto famiglie) sono concordati percorsi di autonomia con i servizi sociali territoriali.

Per i richiedenti asilo del C.A.S. sono attivati percorsi di integrazione, in collaborazione con altri servizi gestiti dalla Cooperativa, per cui gli ospiti frequentano corsi di italiano e, sulla base delle competenze e degli interessi, usufruiscono di opportunità formative e professionali (9 hanno seguito un corso base nel settore agricolo, 3 stanno preparando l’esame per la licenza media).
Tanti i progetti interni ed esterni per migliorare la qualità di vita di queste persone. È stata formata la squadra di calcio ‘Slataper’, mista tra ospiti italiani e stranieri, che partecipa a tornei amatoriali e sarà presente alla prossima edizione dei Mondiali antirazzisti a Modena. Inoltre, vari migranti partecipano a corsi di teatro in collaborazione con il progetto PACI, e infine altri due richiedenti asilo si stanno formando come rappers.

“L’idea alla base del nostro progetto sociale, che è ispirato a esempi virtuosi di accoglienza integrata - ha detto il direttore del centro Andrea Ricotti - è quella di offrire una risposta immediata ai bisogni primari per poi lavorare affinché l’emergenza rientri all’interno di percorsi ordinari di tutela sociale. È bello vedere come, in questo centro, si siano create interazioni culturali ed umane tra italiani e stranieri, sono nate amicizie vere e profonde e le persone, attraverso un percorso graduale e monitorato dai nostri operatori, cercano di passare da una situazione di disagio ad una situazione di autonomia”.

Fonte: Ufficio Stampa

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