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L'intervista all'operaio licenziato della Coinservice Spa: "Ho fatto un errore, ma questa è una ripicca"

"In 4 giorni hanno cancellato 4 anni di lavoro". Così conclude la lunga chiacchierata con Massimiliano Ferrarolo, l'ormai ex lavoratore della Coinservice Spa di Empoli, che al momento sta combattendo le sue due battaglie: quella contro una grave malattia che potrebbe ripresentarsi e quella per la riassunzione nell'azienda in cui ha prestato servizio, finché la salute glielo ha permesso.

Al momento l'uomo, residente a Brusciana, padre di tre figli, ha perso il suo lavoro e con lo stipendio della moglie non sa come andare avanti. L'azienda gli avrebbe offerto un contratto che, sostiene, sarebbe solo un modo per licenziarlo nuovamente al manifestarsi della malattia e questa volta senza possibilità d'appello.

Già da subito, quindi, le sue intenzioni riguardano la protesta: "Ora che non ho nulla da fare m'incatenero alla loro sede. Mi hanno distrutto come uomo".

Quando è stata l'ultima volta che c'è stato un contatto con l'azienda? "L'azienda non mi ha più rivolto parola ormai da un mese, a parte l'avvocato. L'ultima volta mi hanno chiamato dicendo di dormire tranquillo, perché avrebbero strappato la lettera di licenziamento. Poi dopo evidentemente devono aver cambiato idea, come se non avessero proprio intenzione di riassumermi".

"Ora stanno cercando di far credere che mi hanno licenziato per venire in contro alle mie esigenze e che il nuovo contratto è un modo per aiutarmi. Assurdo"

Il coltello dalla parte del manico però chi ce l'ha? "Legalmente hanno ragione loro. È stato un mio errore non comunicare che stavano per scadere i giorni di malattia e che avrei dovuto chiedere l'aspettativa. Ho avuto questo tumore a luglio dello scorso anno, per questo sono stato 4 mesi a casa. Una volta rientrato in azienda, dopo la visita medica che mi ha ritenuto idoneo per l'interno (e quindi non più come autista) ho avuto 2 mesi fa una miocardite, praticamente un'infiammazione al cuore. Sono dovuto andare in ospedale, lì i dottori mi hanno dato 30 giorni di prognosi".

"Non ho mai fatto un ritardo o avuto un richiamo scritto, ma loro mi hanno licenziato per soli 4 giorni, punirmi in questo modo è grave".

Ma perché l'azienda avrebbe agito così? I sospetti del lavoratore sull'atteggiamento tenuto dall'azienda, a quanto spiega, riguarderebbero la sua militanza nel sindacato: "È una ripicca. Stanno cercando di dare un forte avviso ai lavoratori perché abbiamo manifestato il nostro disaccordo in passato. L'azienda poteva comunicarmi la fine dei giorni di permesso, ma non lo ha fatto e mi ha licenziato. Era 3 settimane che stavano contano i giorni, era tutto premeditato"

E il nuovo contratto? L'azienda si giustifica sostenendo che il nuovo contratto prevede solita mansione e inquadramento, ma per Ferrarolo le carte in tavola sono diverse. "Sono già assunto e l'azienda mi conosce perché mi chiedono di firmare un nuovo contratto? L'obiettivo è quello di far scattare i 20 giorni di prova previsti dal job Act. In questo periodo io non mi posso ammalare, se accade sono licenziato senza nessuna possibilità di appello. L'azienda sa che io non sono guarito, vogliono farmi passare per deficiente. Se volessero davvero aiutarmi mi concederebbero i 120 giorni di aspettativa non retribuita, poi se supero le visite e sono in grado di rientrare torno al mio lavoro, altrimenti accetto il licenziamento a mio rischio e pericolo".

"Se volessero riassumermi - conlcude - lo farebbero alle precedenti condizioni, altrimenti è solo un pretesto per mandarmi via. Io sono disponibile a firmare, ma la verità e che in azienda siamo considerati solo numeri, operai che devono produrre e la mia malattia non mi ha permesso di farlo".

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