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Il Des At risponde all'Associazione Conciatori: "Da Donati frasi ingiuriose al Centro Nuovo Modello di Sviluppo"

(foto Enzo Oliveri per gonews.it)

"Il Distretto di Economia Solidale Altro Tirreno manifesta pieno sostegno e solidarietà al Centro Nuovo Modello di Sviluppo di fronte alle dure affermazioni pronunciate dal presidente dell'Associazione Conciatori, Franco Donati, nei confronti del Centro e dell'attività di studio e ricerca che svolge. Le frasi ingiuriose si riferiscono al rapporto "Una dura storia di cuoio", pubblicato recentemente e riguardante le criticità socio-ambientali esistenti nel distretto conciario di Santa Croce. Il rapporto fa parte delle attività del progetto europeo “Change your shoes” della durata di 3 anni, che si svolge in 12 nazioni europee e 3 nazioni asiatiche e che ha per finalità l’informazione dell’opinione pubblica sulle criticità sociali e ambientali esistenti nella filiera globale della calzatura in cuoio e la promozione di iniziative e scelte di consumo capaci di migliorare le condizioni umane, sanitarie ed economiche dei soggetti più deboli inseriti nella filiera. 

La ricerca sul distretto di Santa Croce è stata condotta attraverso attività di documentazione istituzionale e interviste a lavoratori, sindacalisti, esperti del settore, imprenditori, rappresentanti delle associazioni imprenditoriali. Per ogni dato riportato nella ricerca è stata indicata la fonte. Il rapporto è scaricabile dal sito della Campagna Abiti Puliti (sezione “Change your shoes”).

Per agevolare la piena acquisizione dei fatti pubblichiamo sul sito del DES Altro Tirreno (www.desaltrotirreno.org) la lettera di risposta di Francesco Gesualdi indirizzata a Franco Donati e l'estratto della relazione del Sig. Donati.

Inoltre il DES AT organizzerà un incontro pubblico per presentare il rapporto "Una dura storia di cuoio" invitandone i protagonisti".

Questa la risposta di Francesco Gesualdi, Presidente del Centro Nuovo Modello di Sviluppo e Coordinatore dell’area ricerca della Campagna Abiti Puliti.

"Signor Donati,le scrivo perché nella sua relazione all’assemblea dell’Associazione conciatori, tenutasi il 24 maggio scorso, lei ha citato la mia persona e il Centro Nuovo Modello di Sviluppo, che rappresento, con toni denigratori, arrivando a definire la ricerca che abbiamo condotto sul distretto di Santa Croce come “pseudo indagine (che) mette in fila dati completamente sballati e incongruenti perché i numeri che riporta sono completamente inventati”. Si tratta di affermazioni gravi, ma volendo rimanere sul piano politico, desidero chiarire fin d’ora alcuni punti. Il Centro Nuovo Modello di Sviluppo, che lei definisce come “ fantomatico”, esiste fin dal 1991 ed è iscritto all’Albo delle Organizzazioni non lucrative di utilità sociale presso la provincia di Pisa.

Associazione senza fini di lucro, ha fra le sue finalità “la promozione di iniziative dirette all’eliminazione di distorsioni esistenti e più in generale a fare crescere un modello di sviluppo che garantisca agli esseri umani un’esistenza dignitosa nel rispetto del pianeta e delle generazioni future.” In quest’ottica il Centro svolge anche attività di ricerca sulle filiere produttive a livello globale, con l’obiettivo di mettere in evidenza gli aspetti sociali e ambientali che debbono essere corretti in una prospettiva di miglioramento. Abiti Puliti è una campagna coordinata da varie associazioni italiane, fra cui il Centro Nuovo Modello di Sviluppo, ed è parte della più ampia campagna europea denominata Clean Clothes Campaign. La Campagna si pone l’obiettivo di sostenere i lavoratori inseriti nelle filiere produttive di abbigliamento e calzature, che reclamano più eque condizioni di lavoro, più sicurezza dei luoghi di lavoro, il pieno rispetto dei fondamentali diritti sindacali. La campagna interviene prevalentemente a sostegno dei lavoratori meno tutelati del Sud del mondo e dell’Europa dell’est, ma la crescente precarizzazione e riduzione di tutele, in ogni parte del mondo, ci costringe ad occuparci di condizioni di lavoro anche in casa nostra. Le nostre strategie di intervento si basano sull’informazione dell’opinione pubblica e sulla richiesta di comportamenti riparatori da parte di istituzioni e imprese.

Il progetto europeo all’interno del quale è stata svolta la ricerca sul distretto di Santa Croce, è denominato “Change your shoes” ed ha la durata di 3 anni. Si svolge in 12 nazioni europee e 3 nazioni asiatiche per un totale di 18 organizzazioni. La sua finalità generale è l’informazione dell’opinione pubblica sulle criticità sociali e ambientali esistenti nella filiera globale della calzatura in cuoio, al fine di promuovere iniziative e scelte di consumo capaci di migliorare le condizioni umane, sanitarie ed economiche dei soggetti più deboli inseriti nella filiera. Oltre che in Italia, il progetto prevede ricerche anche in Cina, India, Indonesia, Europa dell’Est. E mentre si è aggiunto recentemente il rapporto sulla Cina, prossimamente avremo anche quello sull’Europa dell’Est. La ricerca sul distretto di Santa Croce è stata condotta tramite attività di documentazione, di reperimento ed elaborazione dati, di interviste.

Oltre ai lavoratori sono stati intervistati anche sindacalisti, esperti del settore, rappresentanti di associazioni imprenditoriali, imprenditori stessi. Fra le istituzioni consultate citiamo la Camera di Commercio di Pisa, l’USL 11 di Empoli, il Dipartimento Provinciale del Lavoro di Pisa, il Centro per l’Impiego di Pisa, l’Arpat. Ogni dato riportato nella ricerca indica la fonte. Affermare che si tratta di “numeri completamente inventati” è un’offesa gratuita tanto più che lei stesso nella sua relazione dichiara che “ esistono ancora oggi sacche seppur modeste di realtà aziendali che non rispettano i contratti di lavoro, le leggi sul collocamento, le norme sulla sicurezza e quelle sulla tutela dell’ambiente.” La nostra ricerca, “Una dura storia di cuoio”, si limita a sostanziare con numeri e testimonianze quanto lei stesso ammette. Se però lei ritiene che i nostri dati siano errati li contesti con altri altrettanto documentati, non con offese e giudizi avventati.

Nella trasmissione televisiva andata in onda in Germania ho affermato che “c’è un clima di grande omertà nei confronti delle imprese conciarie”. L’ho affermato perché abbiamo trovato molta resistenza da parte delle istituzioni pubbliche che hanno sempre creato difficoltà ogni volta che chiedevamo dati riguardanti le concerie. Ma soprattutto perché abbiamo trovato lavoratori impauriti di perdere il proprio posto di lavoro se raccontano ciò che vivono. Del resto la stagione che sta vivendo il lavoro in Italia e più in generale in Europa non è delle migliori.

Oltre alle controriforme che hanno reso il licenziamento più facile, c’è l’avanzare del lavoro interinale che è l’incarnazione della precarietà. Una forma di lavoro che l’Associazione conciatori sembra apprezzare particolarmente, dal momento che nel 2014 ha siglato un accordo con Manpower e Adecco per assicurare ai propri associati, lavoro interinale a tariffe agevolate. Ho anche notato che nell’arco di pochi giorni il quotidiano “La Nazione” ha riservato ben tre articoli alle opinioni espresse dall’Associazione conciatori contro il servizio televisivo tedesco e contro il nostro rapporto. Invece non mi risulta che abbia mai dato spazio al nostro rapporto, benché se ne siano occupati quotidiani nazionali come Repubblica, Il fatto quotidiano, Il manifesto. Constatato che la Nazione è il quotidiano che ha dato più spazio alle esternazioni dei conciatori, ne deduco che con la testata esista un rapporto di vicinanza particolare, che mi piacerebbe venisse utilizzato per convincere il quotidiano a pubblicare questa mia lettera. Se succedesse, sarebbe un contributo importante per l’abbattimento di quel muro di omertà che tanto ostacola la trasparenza e i diritti".

Contro Donati arrivano anche le parole del Progetto Rebeldia.

"Apprendiamo con sconcerto delle dichiarazioni di Franco Donati, presidente dell'Associazione Conciatori che attaccano e diffamano Francuccio Gesualdi, Papa Demba e tutto il Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano.

Tali esternazioni vengono mosse a seguito dell’inchiesta realizzata dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo (CNMS) e dalla Campagna “Abiti Puliti. Una dura storia di cuoio” che analizza la situazione lavorativa nell’industria della concia italiana. La ricerca, parte del progetto “Change Your Shoes”, focalizza l’attenzione su quella che viene definita la Repubblica del Cuoio: il distretto produttivo di Santa Croce.

Condanniamo fermamente il modo di Assoconciatori di approcciarsi a una simile questione, ovvero attaccando le persone e le associazioni di volontariato invece di concentrarsi sui contenuti.

Se la premessa di Donati è allarmante "esistono ancora oggi ... realtà aziendali che non rispettano i contratti di lavoro, le leggi sul collocamento, le norme sulla sicurezza e quelle sulla tutela dell’ambiente", le conclusioni sono disarmanti. Come si possono mettere sullo stesso piano i diritti delle persone e il rispetto dell'ambiente e del territorio con l'immagine pubblica di un distretto economico il cui fine è il profitto? La reazione è scomposta e controproducente. Alla luce dei dati emersi dal rapporto "Una dura storia di cuoio", crediamo che le aziende che si dichiarano virtuose, le istituzioni locali, ma anche quelle europee che hanno promosso e finanziato l'inchiesta e le associazioni interessate, dovrebbero far fronte comune per capire le strategie più opportune da mettere in atto per debellare questo drammatico fenomeno. Al contrario, la strada scelta dall'associazione dei conciatori è quella di fuggire il confronto di merito, chiudersi al dialogo, mettere "la testa sotto la sabbia" e nascondere così il problema in favore di una fittizia immagine di facciata che non rispecchia la realtà delle cose. Le istituzioni per ora tacciono, ma auspichiamo una celere presa di posizione in merito. A tutto il Centro Nuovo Modello di Sviluppo e in particolare a Francesco Gesualdi, a tutti i collaboratori del rapporto e a Papa Demba, vanno la nostra solidarietà e un ringraziamento per il serio e approfondito lavoro d'inchiesta svolto".

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