"Il risultato negativo del referendum per la fusione dei comuni di Castellina Marittima e Riparbella mi colpisce per la nettezza. I “No” hanno superato di gran lunga i voti favorevoli.
Io credo che un risultato di questo genere debba farci seriamente riflettere sulle proposte che, a livello nazionale e regionale, stiamo mettendo in campo per i piccoli comuni. E’ già la seconda volta che una proposta di fusione nel nostro territorio viene rigettata. Vince il campanilismo? Vince la conservazione sul cambiamento? O piuttosto non paga un approccio ormai ideologico alle fusioni, medicina utile per tutte le malattie, mentre i cittadini sembrano rifiutare questi modelli di semplificazione vissuti come una imposizione dall’alto?
Credo che il Pd, a tutti i livelli, debba aprire una seria riflessione su questo, anche perché questi fatti si inseriscono in un quadro di vera sofferenza sul piano istituzionale nella nostra provincia, di cui la crisi conclamata nell’Unione dei comuni della Valdera è solo l’ultimo esempio.
Fa riflettere anche un altro fatto: se quella delle fusioni è una sfida decisiva per il nostro partito, se quello è il campo della “battaglia vera”, allora ci doveva essere una mobilitazione del partito, di tutto il partito, del suo gruppo dirigente, che invece non c'è stata, come se la cosa interessasse i soli due sindaci. Abbiamo per caso deciso che in una parte della provincia la politica organizzata non serve più? Che bastano le liste civiche? Esperienza che peraltro da noi è stata spesso sinonimo di conservatorismo e, più di recente, strumento per operazioni trasversali anti Pd.
Pare evidente che il disinvestimento sul partito si comincia a pagare, disinvestimento sul piano organizzativo e anche su quello politico, del partito come luogo di confronto.
Se questo è il clima anche in territori come il nostro, mi permetto di avanzare serie preoccupazioni anche per le prossime elezioni amministrative e (cosa che pare stare molto più a cuore all’attuale gruppo dirigente) sul voto di ottobre. Come affronteremo la scadenza referendaria in cui il fronte del “No” pare largo, trasversale e motivatissimo a lanciare un segnale a Renzi (a livello nazionale) e a spodestare il partito egemone (sui nostri territori), mentre quello del “Sì” viene sempre più ristretto alla cerchia del ceto politico del Pd?
Serve una mobilitazione unitaria per vincere nei comuni al voto e far ottenere al Pd ed ai nostri candidati a sindaco Massimiliano Angori a Vecchiano, Alessio Antonelli a Cascina, Giamila Carli a Santa Luce e Alessio Lari a Buti un risultato importante, che confermi il buon governo di questi anni.
Serve un partito in campo capace di coinvolgere e non un timoroso basso profilo tenuto nella speranza che comune per comune le cose vadano bene e si risolvano".
Francesco Nocchi, Sinistradem Pisa
