Arpat: "L'incidente alla Cromochim analogo a quello di Seveso"

L'intervento a Santa Croce sull'Arno (foto gonews.it)

L'incidente rilevante avvenuto a novembre dell'anno scorso presso lo stabilimento Cromochim di Santa Croce sull'Arno (Pisa), le cui ricadute sui terreni limitrofi sono state analizzate in una precedente Arpatnews, presenta alcune analogie con l'incidente avvenuto quasi 40 anni fa presso lo stabilimento Icmesa di Seveso (MI).

Fortunatamente le conseguenze dei due eventi non sono paragonabili, ma in entrambi i casi l'incidente ha avuto origine dai processi realizzati all'interno di reattori batch, apparecchiature largamente diffuse nel settore dell'industria farmaceutica e dell'industria di processo in generale, in cui avvengono reazioni chimiche con produzione discontinua ("a campagna").

Incidente Cromochim
A causa di un blocco del sistema di agitazione, dalla tubazione di sfiato del reattore per la produzione del cromobase, si è verificato un rilascio incontrollato di miscela reagente, contenente Cromo in forma esavalente e prodotti di reazione. Il mancato funzionamento dell’agitatore presente all’interno del reattore ha infatti comportato la rottura di una parte della tubazione in PVC e vetroresina che collega il reattore stesso e la sezione di abbattimento fumi.

La miscela presente all’interno del reattore è stata quindi immessa in atmosfera, sotto forma di aerosol e vapori, con ricadute anche all'esterno del perimetro dello stabilimento.

Considerando l'avanzamento della reazione all’interno del reattore (20%), il quantitativo di bicromato di sodio rilasciato in atmosfera risulta stimabile in 160 kg.

A seguito dell'incidente sono state previste opportune misure correttive che – in condizioni analoghe a quelle verificatesi a novembre scorso – permetteranno il blocco dell'intero processo di reazione, con fermata e messa in sicurezza di tutto l'impianto.

Incidente Icmesa
Nello stabilimento Icmesa si stava lavorando alla produzione di triclorofenolo, sostanza usata nei diserbanti, ma l'incremento di pressione nel reattore chimico determinò l'apertura del dispositivo di sicurezza a protezione del reattore, liberando una nube di aerosol contenente diossine, che raggiunse 40 m di altezza e inquinò 270 ettari di terreno. Complessivamente fuoriuscirono circa 400 kg di prodotti di reazione e reattivi; si ebbero casi di avvelenamento e di cloracne. L'intossicazione colpì anche gli animali che furono abbattuti a migliaia e tutta la vegetazione si disseccò.

A seguito dell'incidente e del conseguente procedimento penale, fu stabilito di dotare l'impianto di necessari automatismi di allarme, di controllo e di intervento.

Lo studio degli incidenti rilevanti come quelli qui descritti dovrebbe servire come stimolo ai gestori degli stabilimenti in cui sono presenti “reattori batch”, per approfondire adeguatamente le Analisi di Rischio con particolare attenzione all'affidabilità dei sistemi di sicurezza automatici presenti su tali unità.

Fonte: Ufficio Stampa ARPAT

Tutte le notizie di Santa Croce sull'Arno

<< Indietro
torna a inizio pagina