
AL Governatore della Toscana
AL Sindaco Della Città Metropolitana Firenze
Lettera aperta
alle persone che hanno aderito alla campagna Toscana Rosso Sangue
alle persone che aprono brecce e non alzano muraglie
In questi giorni alcuni quotidiani e siti internet hanno pubblicato la storia dei 5 cinghialini entrati nella proprietà privata della famiglia Carmagnini grazie a un cancello rimasto aperto. Erano cuccioli, fuggivano dalla paura della caccia (per loro guerra). Le istituzioni, doverosamente consultate e coinvolte, per ora hanno risposto con una sola voce (fosse silenzio, fosse sghignazzo o fosse comando): devono morire.
Noi, diciamo no alla loro morte che non è codificata da alcuna delle leggi a cui la Provincia si aggrappa (nè dalla 221/15 nè dalla 10/16) e lanciamo un appello alle persone di buona volontà affinchè questi animali, che sono stati capaci di guadagnarsi la libertà, riescano a guadagnarsi anche la vita.
Ecco l'appello e un ringraziamento
- Alle istituzioni: affinchè ce li affidino com'è stato fatto a Genova per il cinghiale dell'Ospedale S. Martino
- A rifugi, santuari o proprietari di terreni recintati: affinchè li accolgano
- Un ringraziamento al veterinario pisano Marco Verdone che si è offerto di sterilizzarli.
La formula usata dalla città metropolitana di Genova, per consegnare il cinghiale all'Associazione che ne ha fatto richiesta per salvarlo, è stata: "cessione per allevamento finalizzato al consumo di carne" in analogia a quanto avverrà in Toscana all'apertura della filiera alimentare di carne di ungulati secondo la legge Remaschi che ne consente l'uccisione per tre anni consecutivi. Ma, mentre la filiera della legge Remaschi per funzionare ha bisogno di animali morti, la nostra filiera avrà bisogno di animali vivi.
Aspettiamo fiduciosi che la parte "umana" dell'essere umano, quella a cui ci appelliamo per esercitare la nostra empatia, si svegli dal torpore e riesca a commuoversi per la sorte di questi cinghialini fuggitivi senza santi in paradiso, diversi da noi per linguaggio ma uguali per capacità di sofferenza e desiderio di vita.
Fonte: Gabbie Vuote Onlus - Ufficio Stampa
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