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'Uniti a Sinistra': "Il 17 aprile votiamo sì perchè è utile"

Il 17 aprile al referendum sulle trivelle Uniti a Sinistra di Montespertoli vota SÌ per:

abrogare la norma che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Con il nostro SÌ bloccheremo così le concessioni per estrarre il petrolio quando i contratti giungeranno a scadenza, e non per tutta la “durata della vita utile del giacimento”, come previsto dal nuovo decreto del governo.

Consideriamo la partecipazione il bene fondante della democrazia e siamo dalla parte di chi tutela procedure e finalità. Il 17 aprile andremo quindi a votare e voteremo SÌ per i seguenti motivi:

1. Rimane indubbio che l’Italia non possa andare ancora avanti per molto con una politica energetica basata sull’importazione dell’85% del proprio fabbisogno. Proponiamo quindi di investire sul solare ad alta efficienza e sul risparmio energetico industriale

2. Riteniamo sia importante curare gli interessi dei cittadini e non gli interessi dei più forti, siano essi banche o petrolieri, a discapito dei cittadini stessi

3. Chiediamo che venga chiarito dai petrolieri e dal Ministero la necessità di lasciare incustodite 44 tra piattaforme e teste sommerse, causa di maggior danno ambientale di quelle attive. Inoltre, sosteniamo gli appelli della comunità scientifica e delle associazioni ambientaliste, contro i sondaggi con uso di air gun (bombe d’aria) impiegati dalle compagnie petrolifere, una delle principali cause di comportamento anomalo da parte dei cetacei con conseguente spiaggiamento

4. Il problema principale non è continuare a estrarre o no, il problema è chi debba controllare la fase finale di sfruttamento dei pozzi: evidentemente né i petrolieri, né il Ministero. Le Regioni (alcune) si sono fatte avanti, premiamole

5. Siamo dalla parte dei lavoratori, e riteniamo che le voci dei licenziamenti causati dall’abrogazione della norma siano solo squallide minacce volte a spostare l'attenzione dell'opinione pubblica dal vero obiettivo del referendum. Inoltre, vorremmo ricordare a tutti gli esponenti del PD, secondo i quali il referendum rappresenterebbe un costo di 300 milioni di euro sottratto ad altre attività, e che non è possibile accorpare elezioni e referendum, che Renzi non la pensava così quando chiese a Berlusconi l’accorpamento (election day) del referendum sull’acqua

6. Come Craxi ai suoi tempi, Renzi e i suoi hanno invitato ad andare al mare invece di recarsi alle urne il 17 aprile. Al di là dello sconveniente intervento di apparati dello Stato che invitano a non andare a votare, non ci sembra che Renzi si trovi nelle condizioni di invitare al non voto referendario: sarà interessante ricordare queste posizioni al prossimo referendum per cancellare quella riforma della Costituzione che costituzionalisti italiani e studiosi del mondo occidentale hanno definito incongruente e pieno di errori materiali e formali.

Cristiana Bellan, Enrica Belloni, Cinzia Farina, Florian Häeusl, Sauro Mori, Mauro Mucciarelli

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