Di seguito una lettera di un nostro lettore.
Salve,
leggo con molto interesse i vostri articoli sul blog e ritengo sia giunto il momento di chiedervi un consiglio, un parere, per cercare di decifrare un comportamento che dopo mesi e mesi io non riesco a capire, dando adito a supposizioni mai del tutto confermate.
Mi chiamo Gabriele ed ho conosciuto un uomo più grande di me che si chiama Andrea.
Premetto che sono un gay che vive la sua sessualità senza problemi e alla luce del sole, e non ho mai ricevuto offese o violenze da nessuno.
Tornando alla persona, ci conosciamo, lui mi fa presente di vivere in un regime di coppia aperta ed io da buon “liberale” gli rispondo che non ho alcun pregiudizio. Da quella sera i nostri incontri si perpetuano anche nei giorni successivi, tant’è che una sera nel mio più totale imbarazzo mi passa al telefono il suo compagno, suo coetaneo, Michele. Insomma tutto chiaro, limpido, io ho la mia relazione “sessuale” e non solo… visto che iniziamo a tempestarci di messaggi, una situazione ed un contesto che da sessuale va verso l’affettivo.
Arrivati alla fine del mese Andrea decide di chiudere il nostro rapporto via messaggio con una frase che da un uomo della sua età, ritengo immatura “non ti voglio più bene”.
Cerco spiegazioni, ma lui niente, fino a che poco dopo ricompare dicendo che non era vero che non mi voleva bene e che ci terrebbe a rivedermi (dopo mille messaggi miei in cui chiedevo spiegazioni).
Riprendiamo a vederci, ore di conversazioni, migliaia di messaggi in un solo mese, per poi addirittura andare via 6 giorni in vacanza insieme. Ovviamente consci della situazione almeno io: lui telefonava all’altro ed io che, se devo essere sincero, non ne ero geloso perché vedevo questo Michele più come una presenza “abituale” che un reale concorrente, visto che lo stesso Andrea paventava di non aver più rapporti sessuali fra di loro da ben 5 anni.
La nostra “storia” continua per altri mesi, con incontri dal vivo, telefonate un totale di 12.000 messaggi whatsapp: incontri sessuali che non nascondo mi sono capitati raramente per intensità e passione. Insomma io non potrei definirlo un semplice flirt.
Arrivati alla fine del mese scorso però, iniziano le stranezze. Tutto parte da una mia domanda "prendiamo un caffè tutti assieme?” Ero curioso di capire se Michele era davvero la persona che avevo conosciuto anni fa e del quale Andrea non voleva nemmeno farmi sapere il cognome; eppure io ero convinto di conoscerlo e dopo tutto non c’era niente di male, tutti abbiamo un passato.
Bene, viene fuori che questo Michele non vuole incontrarmi neppure per un caffè… ma come non eravate coppia aperta? Mah?!?
Era come se paradossalmente tutta quella libertà che paventavano si fermasse al loro cancello di casa.
Inoltre concludendosi il periodo lavorativo di Michele, Andra mi dice che da ora in poi non potremo più vederci perché c’è Michele a casa e decide così di chiudere tutta la storia.
All’inizio non nego di averci sofferto, mi sono sentito usato, e la frase che ha utilizzato per chiudere il nostro rapporto è stata “ti voglio meno bene dell’amore che provi per me”
Paradossalmente stavolta non mi ha ne bloccato il contatto (come la volta scorsa) né cancellato dalla sua lista skype, ma da parte mia è una situazione chiusa, anche perché la mia fiducia ne suoi confronti a questo punto è pari a zero.
Quello però che mi domando è: come può una persona essere schiavo di un’altra in un rapporto dove “detto da lui” non solo manca la sessualità, ma in cui lui “tenterebbe” di recuperare il rapporto anche personale che sempre a detta di lui va recuperato.
Parlando dei motivi che in passato avrebbero portato ai loro litigi, mi ha detto nelle nostre chiacchierate che nemmeno li ricorda: come si fa a rimuoverli mi domando?
E perché sentirsi “spiato” da me, quando ho solo chiesto il cognome del suo compagno, dopo che me lo aveva presentato al telefono ed ero sicuro di conoscerlo già?
Dubbi incertezze domande a cui non ho ricevuto che mezze risposte.
Così mi sono rivolto a voi chiedendo ovviamente nel limite del possibile, in che categoria si possono inserire questi “uomini” e se davvero sono io lo sbagliato, l’errante, che cerca ancora un amore che abbia il coraggio di nominare il suo nome.
Gentile lettore,
Sono molte le domande che suscita la sua lettera, per poter comprendere meglio la relazione che ha vissuto, ma soprattutto lei.
Lei si definisce senza pregiudizi nei rapporti e per questo accetta di intraprendere una relazione nel ruolo di “amante liberale”.
La relazione però, va oltre, non si limita al piacevole e divertente passatempo sessuale: si inizia con i messaggi, le chiamate, fino ad arrivare alle confessioni e alle parole importanti.
Andrea, il “traditore allo scoperto”, pare mostrare comportamenti ambivalenti: da una parte dimostra estrema vicinanza, cura, rassicurazione sulla importanza e sulla intensità della vostra relazione, rispetto a quella ufficiale e dall’altra mostra improvvisi momenti di distanza, senza reali e consistenti spiegazioni, nonostante le sue innumerevoli richieste.
Andrea torna, la rassicura e lei lo riaccetta nella sua vita e il vostro legame si fortifica, anche con la vacanza che fate insieme: lei racconta di non sentire Michele, il “tradito consenziente”, come un reale concorrente, perché Andrea le ha confidato che non hanno rapporti sessuali da anni.
Ha mai provato a chiedere ad Andrea cosa li teneva uniti? Se è per la possibilità di avere altre relazioni, se per il supporto che riuscivano a darsi, se per l’abitudine e l’affetto? (l’una non esclude l’altra!) e che cosa invece univa voi? Il sesso? Avere una relazione al di sopra delle regole convenzionali? Per uno era una cosa, per l’altro un’altra?
Poi arriva la sua fatidica domanda ad Andrea “prendiamo un caffè tutti assieme?” : forse a questo punto, quando lei cerca di conoscere una parte nuova di Andrea e diventare in qualche modo una parte concreta del loro rapporto, Andrea (e Michele?) sentono per la prima volta, realmente, un possibile pericolo per il loro rapporto o una invadenza che va oltre il “cancello di casa”? Non lo sappiamo. Ma i segnali che Andrea ha mandato erano talvolta celati, ma chiari: Andrea, nonostante tutti i problemi che lamentava con il suo compagno ufficiale, continuava a stare con lui, non mai ha voluto investire realmente nella vostra relazione e ha cercato di proteggere Michele.
È vero, tutta la libertà che paventavano si fermava al loro cancello di casa, dove a lei non era permesso di entrare.
Lei ci chiede in quale categoria mettere questi “uomini”, ma questo, se anche esistesse una categoria dove inserirli, a cosa le serve? Forse è più importante capire come lei vive le relazioni, quale importanza si dà nella relazione con l’altro; che significato ha per lei essere un amante; che cosa le ha lasciato e cosa ha imparato da questa relazione? che cosa vuole lei da una relazione?
Gabriele, lei ha iniziato la sua lettera con “lui mi fa presente di vivere in un regime di coppia aperta ed io da buon “liberale” gli rispondo che non ho alcun pregiudizio” e finisce con “se davvero sono io lo sbagliato, l’errante, che cerca ancora un amore che abbia il coraggio di nominare il suo nome”, nel mezzo ci sta un mondo, il suo , che parte dal desiderio di giocare e finisce con quello di trovare un amore autentico: cerchi di capire quale desiderio lo muove in questo momento e nel contesto in cui si sta trovando, agisca in modo da poterlo realizzare.
Nel caso in cui vogliate suggerirci un argomento da affrontare o esporci una vostra problematica o preoccupazione scriveteci a studiopsicologicoilcammino@gmail.com e noi vi risponderemo o pubblicando la lettera in forma anonima o affrontando la tematica da voi richiesta