Il viaggio apostolico di Papa Francesco in corso di svolgimento in Messico ha toccato anche il Chiapas dove il Santo Padre ha pronunciato una richiesta di perdono agli Indios per le sistematiche incomprensioni ed esclusioni subite e per le spoliazioni delle terre degli indigeni. La presenza di Bergoglio in quelle zone del mondo ha riportato alla mente il forte legame che la nostra città strinse proprio col Chiapas alla fine degli anni novanta, quando era Sindaco Vittorio Bugli. In quell'anno, infatti, il Comune stabilì un patto di amicizia e solidarietà con il Municipio autonomo di San Juan de la Libertad, esprimendo poi piena solidarietà anche ai 38 Municipi Autonomi <ritenendo la difesa della cultura e della dignità di tutte le comunità indigene del mondo un patrimonio importante per l'intera umanità>.
Ma perchè proprio il Chiapas? A portare l'attenzione empolese su quella zona del Messico furono gli esponenti del Csa Intifada che, vista la loro collocazione politica a sinistra, subivano il fascino di quel popolo e del loro sub comandante Marcos che lotta da sempre contro quello sfruttamento che poi è lo stesso di cui parla il Papa. Il Sindaco Bugli incaricò il suo vice Massimo Marconcini di seguire la cosa e così fu. Assieme ad alcuni ragazzi del centro di Ponte a Elsa, Marconcini partì per il Chiapas e, come ricorda lui stesso, fu <un'esperienza bellissima. Anche se avevo con me un numero per contattare direttamente lo staff dell'allora ministro degli esteri Lamberto Dini visto che potevamo correre dei rischi seri, partimmo per San Cristobal de Las Casas da dove poi passammo ospiti di queste comunità. Ricordo che portammo aiuti e che proprio lì scrivemmo a penna insieme formalmente questo patto di amicizia e solidarietà con il Municipio autonomo di San Juan de la Libertad>. Proprio quei frati di cui ha parlato il Papa nel suo viaggio ricordandone uno scomparso, furono il tramite fra loro e gli indigeni: <Quando arrivammo pareva non ci fosse nessuno ma poi, all'improvviso, spuntarono tante persone che ci fecero un'accoglienza bellissima. Fu una settimana non facile per le nostre abitudini, ma gli indigeni con noi furono splendidi. Arrivarono in tanti coi loro costumi e ci tributarono una festa che ricordo ancora oggi. Ad un certo punto uno di loro si tolse il cappello e me lo regalò, un oggetto che ancora oggi custodisco con grande piacere. Il sub comandante Marcos non riuscimmo a vederlo ma parlammo con persone molto vicine a lui tanto che, non a caso, avevano il volto coperto. Marcos si chiama sub comandante perchè il comandante è il popolo>. Anche se lo staff di Dini non ci fu bisogno di chiamarlo, il ritorno non fu molto sereno. <Prima di partire facemmo un comunicato duro contro il Governo - conclude Marconcini - e nelle 15 ore di pullman che feci per tornare all'aeroporto ricordo che avevo paura che potessero fermarmi. Per fortuna tutto andò bene e quel viaggio è ancora oggi un bellissimo ricordo>. Una collaborazione che il Comune di Empoli mandò avanti anche dopo visto che gli assessori Paola Sani prima e Niccolò Balducci fecero altri viaggi in Chiapas mentre, nell'aprile del 2003, una delegazione del Municipio Autonomo di San Juan de La Libertad fu ricevuta in Comune dove consegnò una lettera di <saluto caloroso e fraterno da parte delle autorità autonome e del popolo in generale, un ringraziamento per gli aiuti che avete portato a noi e a tutto il Municipio, specialmente agli alunni in età scolare del Municipio di San Juan de La Libertad>.
Visto che in questi giorni si riparla nel mondo di Chiapas, fa piacere ricordare quanto Empoli riuscì a fare nel tendere la mano a quelle popolazioni a cui il Papa ha chiesto perdono.
Marco Mainardi