Si svolgerà il 13 febbraio a Pisa, all’Ospedale di Cisanello (aula Unità operativa di Radiodiagnostica 1 - Edificio 30 A - inizio alle 8.30) un corso residenziale sulla termoablazione con radiofrequenza della tiroide. “Si tratta di una nuova tecnica - spiega il dottor Salvatore Mazzeo (nella foto), direttore del corso - che si affianca alle altre terapie (medica, radiometabolica, chirurgica) per la cura della patologia nodulare della tiroide. Essa consiste nell’utilizzo di aghi dedicati i quali, sotto guida ecografica, sono introdotti all’interno delle lesioni nodulari tiroidee e trasmettono onde a radiofrequenza che, a contatto con i tessuti, sviluppano calore provocando la necrosi (morte) cellulare, consentendo, nel tempo, risultati soddisfacenti in termini di diminuzione volumetrica delle lesioni stesse”. Proposta dai Paesi orientali, in particolare la Corea, tale terapia sta trovando ampi consensi in Europa e in particolare in Italia.
L’Ospedale di Pisa ha il merito di essere stato tra i primi in Italia ad occuparsi di tale applicazione terapeutica, grazie anche ad una consolidata esperienza di radiologia interventistica nel trattamento termoablativo percutaneo della patologia neoplastica di altri organi (fegato, polmone, osso, etc). Il tema principale del corso consiste nel fare il punto della situazione, dopo circa 3 anni di esperienza dall’utilizzo di tale terapia, dando particolare enfasi alla selezione dei pazienti, ai principi di tecnica e ai risultati, mettendo a confronto due esperienze, quella pisana con il dottor Mazzeo e quella genovese, condotta dal dottor Gianni Turtulici. Il corso, sotto il patrocinio della Sirm (Società italiana di radiologia medica) è rivolto sia a radiologi sia a endocrinologi e medici nucleari, cioè alle figure professionali più direttamente coinvolte nella gestione diretta dei pazienti affetti da patologia benigna e maligna della tiroide, ed è estesa agli endocrinochirurghi dell’Aoup in quanto direttamente coinvolti nel ricovero e nella gestione pre- e post trattamento dei pazienti sottoposti a termoablazione a radiofrequenza della tiroide.
La presenza di questi ultimi sottolinea ulteriormente come la terapia in questione non sia competitiva o in antitesi con quella chirurgica ma – considerata l’elevata incidenza della patologia nodulare tiroidea nella popolazione generale - si rivolga a pazienti nei quali non vi è una vera indicazione ai trattamenti convenzionali, o a coloro che rifiutano le terapie stesse o, infine, a quelli con controindicazioni alle terapie tradizionali per la presenza di altre patologie.