
Settemilacinquecento studenti provenienti da 120 scuole secondarie di secondo grado, e anche 100 studenti universitari, hanno partecipano stamani al Giorno della Memoria organizzato dalla Regione Toscana al Mandela Forum di Firenze. Arrivati da tutta la Toscana. Il titolo di quest'anno era “Voi che vivete sicuri - Accoglienza e respingimenti ieri e oggi”. L'edizione 2016 ha intrecciato infatti tra loro due temi, la deportazione ai tempi del nazismo (non solo degli ebrei) e il dramma dei profughi in fuga oggi dai propri Paesi.
Toscana Notizie ha realizzato una diretta testuale con il racconto della mattina, link e materiali multimediali: anche su Twitter (hashtag #giornodellamemoria) e Instagram.
Sul palco, intervistati da Gad Lerner, ci sono alternati Kitty Braun e le sorelle Andra e Tatiana Bucci, tutte e tre bambine deportate nei lager e che ai lager sono sopravvissute. C'era Vera Vigevani Jarach, fuggita con la famiglia dall'Italia all'Argentina dopo la pubblicazione delle prime leggi razziali ma che che, sotto la dittatura argentina, ha perso la figlia, l'ebreo della comunità romana Piero Terracina, la staffetta partigiana Marcello Mancini, deportato a quattordici anni, l'antifascista Vera Michelin Salomon e Antonio Ceseri, il militare internato, assieme a molti altri, per aver detto no a lla repubblica di Salò.
ore 13:05
I ragazzi lasciano il Mandela Forum. La diretta è finita
Cullati dalle note di Enrico Fink e l'Orchestra multietnica di Arezzo, i ragazzi lasciano il Mandela Forum di Firenze. Per tre ore e mezzo sono rimasti incollati sugli spalti, ad ascoltare la voce dei testimoni di ieri e gli spettri del male di oggi. Finisce qui anche la nostra diretta testuale.
ore 12:45
Terracina, l'inferno e il dovere di non chiudere gli occhi
"Vi racconto l'inferno - annuncia Piero Terracina sopravvissuto alla deportazione della comunità ebraica romana -. Vi racconto l'inferno perchè questo erano Auschwitz e Birkenau, con i loro diavoli, le SS e i kapò. Si andava per morire, subito col gas o dopo per fame e malattie".
"Sopravvivere era un miracolo - prosegue -, un miracolo che si pagava col ricordo di tutti i cari persi, milioni di morti che non dobbiamo dimenticare perché non si dovrebbe ripetere l'orrore. E invece purtroppo in Europa, in Africa, in Asia abbiamo visto di nuovo il peggio dell'uomo troppo spesso nell'indifferenza dell'opinione pubblica e dei mezzi di comunicazione. Invece dobbiamo tenere vivo il ricordo come oggi stiamo facendo per non dimenticare il male e per ricordare quanto di coraggioso fu fatto da tanti per ostacolare il razzismo e le leggi antiebraiche e dopo la deportazione".
Terracina invita a recuperare il coraggio e il senso di tolleranza di fronte al nuovo inferno delle fughe dalle guerre e dalle persecuzioni. Dobbiamo aiutare chi bussa ai nostri confini, che sfida il mare, il deserto, la fame e la sete, la paura. Aiutare chi magari ha perso figli, coniugi e genitori per dare la possibilità di un nuovo inizio e capirne le esigenze". "Conservare il senso di umanità - conclude - serve alla loro e alla nostra dignità. Battere la banalità del male significa reagire contro l'indifferenza e dare un senso alla nostra civiltà. E non si devono firmare deleghe in bianco ma ragionare con la propria testa".
"Io sono albanese e sono orgoglioso di avere la cittadinanza italiana". Bernard Dika, presidente del parlamento regionale degli studenti lo grida quasi, portando il saluto del l'istituzione di giovani che rappresenta. Lo fa alla fine del suo intervento, dopo l'abbraccio di Vera Jarach. "Servono militanti e buoni cittadini" gli dice.
"Oggi parliamo di discriminazioni che esistono ancora - racconta il ragazzo, commuovendosi -. Allora vi dico: non facciamo di questo giorno una giornata fine a se stessa, di informazione, ma facciamone un monito per tutti i momenti della nostra vita. Diventiamo militanti della memoria. La memoria è un valore del presente, che ci consente di costruire un futuro migliore".
Perché le parole diventino fatti, oggi il Parlamento degli studenti vuole impegnarsi in modo concreto. "La faremo - spiega Bernard Dika - presentando una proposta che preveda che che si parli nelle scuole di memoria, della Shoah e di tutti gli eccidi e gli stermini perpetrati dal regime nazifascista".
ore 12:24
"Non chiamate Mengele dottore, lui ed altri non se lo meritano"
"Finte gemelle" e vere cugine di Kitty Braun. Andra e Tatiana Bucci furono salvate paradossalmente da Mengele proprio perché scambiate per gemelle. "Non lo posso chiamare dottore, non lo merita" dice Tamara. Amava gli esperimenti sui gemelli e le fece uscire dalla fila della selezione per le camere a gas grazie alla somiglianza e al modo di vestirle della mamma, quasi uguali.
Anche Andra e Tamara Bucci furono catturate con la famiglia per una delazione, a Fiume. Dopo una sosta a San Saba finirono a Birkenau. Era il 1944 , e lì iniziò il periodo di detenzione nella baracca dei bambini, insieme al cugino Sergio che purtroppo finì nelle mani di un altro medico nazista.
"Noi due per fortuna seguimmo l'indicazione di una Blockova che ci voleva quasi bene. Non dovevamo rispondere all'offerta di raggiungere la mamma; era una trappola - ricorda Andra, senza riuscire ancora oggi a trattenere le lacrime -, ma Sergio fece quel fatale passo avanti e scomparve. Fu poi impiccato nel tentativo di far sparire le prove degli esperimenti".
Dopo la liberazione, Andra e Tatiana raccontano un'altra storia incredibile che le portò per diversi mesi in orfanotrofi a Praga e in Inghilterra, ormai convinte di avere perso la famiglia. Ma la mamma, in realtà ancora viva, non si dette pace finché insieme al babbo non risalì alla località inglese in cui erano state portate.
ore 12:02
Kitty Braun, il compleanno sul treno diretto al lager
"La paura della persecuzione insegnava a riconoscere, per una inspiegabile affinità elettiva, le persone buone dalle persone cattive. Chi ci aiutò, durante il primo periodo della nostra fuga, in cui ci eravamo nascoste a Mestre, fu un farmacista armeno, anche lui perseguitato come noi". Un armeno, altra etnia vittima ieri e oggi di deportazioni.
Kitty Braun Falaschi, deportata nei campi di concentramento di Ravensbrück e Bergen-Belsen all'età di nove anni, inizia il racconto della sua storia evocando la solidarietà e la comprensione che spesso lega chi è costretto a una stessa condizione di sofferenza.
"Uno dei ricordi più vivi e l'episodio avvenuto il giorno del mio compleanno - racconta -. Eravamo stipati su un treno bestiame che poi scoprimmo essere diretto a Ravensbrück. Durante il viaggio il treno si fermò a Gorizia e salirono delle partigiane che erano cariche di provviste. Una di loro diede alla mamma un uovo e un po' zucchero in cambio di una medicina per il mal di testa. Con quello la mamma preparò uno zabaione per festeggiare il mio compleanno. È quello zabaione non l'ho mai dimenticato: fu bello".
ore 11:52
Quei militari che dissero no a Salò
I militari italiani internati nei campi dai tedeschi sono stati a lungo ai margini della memoria nazionale. Eppure furono oltre 600mila a dire no al servizio per la Repubblica Sociale e i nazisti, e a scegliere la dura prigionia del lavoro forzato dopo l'8 settembre. Solo una parte piccolissima scelse di collaborare. " Per me si aprì un periodo di prigionia e di lavoro in una fabbrica che sembrò chiudersi il 21 aprile del 1945 con l'arrivo delle truppe russe - ricorda Ceseri -. Invece tornarono i tedeschi e ci fecero muovere dopo averci radunato; eravamo in 130, ci portarono in un vallone e cominciarono a spararci addosso.
Io ero in mezzo, e fui coperto dai corpi dei compagni. Mi sono salvato per miracolo, con altri due soltanto, dopo una notte immerso nel sangue e nella terra, e ci penso sempre". Anche se non ha raccontato per anni di quanto accaduto, dopo che una volta tornato un ufficiale gli disse "ma che vuoi che sia, sono morti ta nti in guerra" e la Marina lo mise a sminare l'area del porto di Civitavecchia. "M'ero salvato in Germania, ho rischiato di morire tornato in patria" dice.
ore 11:26
Per dieci anni dopo la fine della guerra nessuno voleva sentir raccontare
"Ragazzi, potete concorrere a che vi capiti il meglio, fatevi le armi e gli strumenti, tramite la riflessione, per vivere ogni giorno al meglio. Ci sono cose che possono capitare nella vita, ma il fatto che io sia stata arrestata per questioni politiche e non per questioni razziali, l'ho vissuta sempre come una fortuna. E l'ho apprezzato sempre, senza abbandonarmi alla drammatizzazione". Vera Michelin Salomon, antifascista della Resistenza romana, imprigionata nel 1944 nel carcere nazista di Aichach perché a 20 anni distribuiva volantini davanti ai licei contro i tedeschi occupanti, traduce così il suo messaggio ai giovani e alla memoria. "Perché oggi è importante ricordare? - continua - Perché per dieci anni dopo la fine della guerra nessuno ha voluto sentir raccontare niente, si doveva solo dimenticare e ricominciare. Ma una buona parte degli italiani con i tedeschi ha collaborato fino alla fine, si sa. E su quest o l'Italia non ha mai voluto fare una riflessione".
ore 11:05
Martini e l'orgoglio per quel numero
Gambe "cionche", come lui stesso da toscanaccio trapiantato in Piemonte ironizza, ma memoria viva, quella di Marcello Martini, la giovanissima staffetta proveniente da un'intera famiglia partigiana applaudita da tutto il Mandela Forum. "Il mio primo ricordo va al sacrificio di Radio Cora" ha esordito Martini ricordando poi la sua cattura e il trasferimento a Mauthausen. "Lì fui mandato a lavorare in una officina perché avevo 14 anni - prosegue - ed ebbi fortuna, perché riuscii a tornare. La cosa peggiore erano i kapò per noi, più delle SS che vedevamo meno, tedeschi spesso prelevati dalle carceri". Dal suo ritorno, Martini è un appassionato militante della Associazione nazionale ex deportati nei campi di sterminio; un modo per tenere viva un memoria importante, la memoria di quel numero, il 76430, cucito sotto il suo triangolo rosso, il numero di matricola della giovane staffetta partigiana e la su a "carta d'identità" per gli aguzzini. "Di questo numero e di quel triangolo vado orgoglioso" ribadisce.
Poco prima sul palco era salito lo storico Giovanni Gozzini. "Voglio citare la conferenza internazionale che il presidente Roosvelt organizzò a Evian, in Francia, nel 1938 per risolvere il problema profughi" esordisce, affrontando il tema profughi e migrazioni di ieri e di oggi.
Alla conferenza era presenta come osservatrice anche una giovanissima Golda Meir, futuro primo ministro di Israele. Gozzini legge un brano scritto dalla stessa Meir: "starmene in quella fastosa sala ad ascoltare i 32 rappresentanti levarsi a turno per spiegare quanto avrebbero desiderato ospitare un grandissimo numero di profughi e come, disgraziatamente non fossero in grado di farlo, fu per me terribile. Penso che nessuno che non sia passato per quella prova sia in grado di capire ciò che provai a Evian: un misto di pena, rabbia, frustrazione e orrore. E avrei voluto balzare in piedi e gridare "Ma non lo sapete che questi "numeri" sono esseri umani, gente che può essere condannata a trascorrere il resto della sua vita in campi di concentramento".
"Se questi testimoni di esperienze vissute nei campi di concentramento - commenta Gozzini - ogni anno il giorno della memoria tornano qua, a riaprire ferite terribili e dolorose, lo fanno perché hanno fiducia in voi, ragazzi, e nella vostra capacità di capire che la diversità è un valore innanzitutto. Che dobbiamo combattere fortemente il principio che ci sia qualcuno che decide tu si' tu no. E che dobbiamo dire tu esisti perché sei diverso da me e per questo devi stare accanto a me".
ore 10:40
Vera Vigevani Jarach, il nonno ad Auschwitz e la figlia vittima dei generali argentini
Sul maglione verde Vera ha un medaglione con una foto della figlia Franca, militante politica, desaparecida e vittima dei voli della morte sotto la dittattura argentina. La famiglia – una famiglia benestante, il babbo avvocato, neppure una famiglia troppo osservante confessa - dopo le leggi razziali fuggì subito, nel 1939, da Milano in Sudamerica. Non lo fece il nonno, che volle rimanere in Italia e fu deportato ad Auschwitz. "Nessuno dei due ha una tomba su cui piangerli" racconta con rammarico. "Tutto iniziò quando fui allontanata da scuola: non capivo il perché. Io andavo bene a scuola" dice. Ci fu comunque la solidarietà di alcuni insegnanti, che organizzarono una sorta di dopo scuola. [ br] "Nunca mas el silencio" ricorda ai ragazzi. Mai più silenzio, assieme alla tradizione e la memoria. Un qualcosa per cui vale la pena ed è necessario combattere: anche con la disubbidienza civile, come la madri di Plaza de Mayo.
ore 10:10
Quando anche la satira era vietata
Libertà vuol dire satira, con la musica anche. E' il caso dell'"Imperatore di Atlantide", ultima opera di Ullmann. Fu composta a Terenzin, anticamera della deportazione ad Auschwitz. Sul palco giovani pianisti e cantanti dell'Accademia del Maggio musicale fiorentino ripropongono "L'aria della morte", che entra in sciopero pur di non seguire i voleri del tiranno. Ma non fu mai rappresentata. L'opera «per sette cantanti e 15 strumenti», gli unici disponibili nel campo, ingegnosamente usati dal compositore, non ebbe mai un pubblico. Il 27 settembre l'assassinio di Paul Eppstein, presidente del Consiglio ebraico di Theresienstadt, fu il prologo alla deportazione verso i lager a est. Ullmann riuscì a consegnare all'amico Emil Utitz tutto ciò che aveva prima di salire con la moglie Elisabeth, Peter Kien, Rafael Schächter e molti altri musicisti sul convoglio per Auschwitz dove poco dopo, il 18 ottobre, finirono nelle camere a gas. L'unico superstite del gruppo ifu l cantante Karel Barman che, ironicamente, aveva nell'opera la parte della Morte
ore 10:07
Barni: "Combattere pregiudizi e stereotipi"
"Oggi il primo compito è combattere l'indifferenza che ci impedisce di vedere l'orrore di tante situazioni nel mondo - ha detto la vicepresidente Monica Barni aprendo il Meeting della Memoria 2016 -. La Shoah è andata certamente oltre ogni immaginazione, ma tante sono le analogie con i momenti che stiamo vivendo, e non possiamo convivere con l'orrore. Dobbiamo combattere pregiudizi e stereotipi attraverso un dialogo continuo, unico modo per salvare il sogno di un'Europa che non può accogliere con steccati e muri chi chiede aiuto. Oggi - conclude - grazie a tutti voi che siete qui, in particolare a tutti gli studenti e gli insegnanti che li hanno accompagnati a questo momento di ricordo e di proposizione".
ore 09:51
Oggi come negli anni Trenta, a difendere quote e confini
"Siamo in una situazione simile a quella degli anni '30 - ha detto Gad Lerner intervistato dalla Rai durante l'inizio del meeting 2016 -. Gli Stati discutono mentre migliaia di persone premono per salvare la vita propria e dei loro familiari. I governanti ragionavano di quote, proprio come oggi, di confini da chiudere stretti nei propri egoismi. Una lezione che oggi sembra non essere compresa, mentre si continua a rifiutare la sofferenza".
ore 09:50
Cittadinanza onoraria per Andra e Tatiana Bucci
Il meeting inizia con una citazione di Primo Levi: "Voi che ve ne state sicuri nelle vostre tiepide case ...". "Immaginate che dall'oggi al domani la vostra famiglia sia portata via" ricorda il sindaco di Firenze, Dario Nardella, annunciando il conferimento della cittadinanza onoraria alle sorelle Andra e Tatiana Bucci, bambine sopravvissute a Birkenau. Ricorda anche Schengen e la libertà di muoversi. Immaginate ancora prima come è iniziata, con le leggi razziali: "licenziati all'improvviso perché ebrei", allontanati dalle scuole perché ebrei. Fiorella, la più piccola deportata da Firenze, aveva appena quattro mesi.
ore 09:13
Gli spalti si riempiono
Alle otto e mezzo il parcheggio davanti al Mandela Forum era già zeppo di bus carichi di studenti e gli spalti all'interno iniziano a riempirsi. Davvero un bel colpo d'occhio. Nell'attesa, Enrico Fink e l'orchestra mutietnica di Arezzo - il nonno Isacco fu l'unico della famiglia a salvarsi dalla deportazione degli ebrei di Gorizia - intrattiene i ragazzi in un concerto itinerante con arie klezmer.
ore 08:06
Confische ai profughi
Aspettando l'inizio del meeting, si sfogliano i giornali. La Danimarca ha approvato una legge, destra e sinistra assieme, che prevede la confisca ai rifugiati di parte del loro patrimonio. Era già accaduto in Svizzera. Viene spiegata come una compartecipazione alle spese di accoglienza e non tutti sono d'accordo.
ore 08:06
La Toscana che apre le braccia
La Toscana ha accolto oltre 6400 richiedenti asilo tra il 2014 e il 2015. Erano stati mille e ottocento i migranti giunti dal nord Africa tra il 2011 e il 2012, dopo la prima "Primavera araba". Lo ha fatto in modo diffuso, distribuendo gli ospiti in oltre cinquecento piccole strutture e coinvolgendoli nelle comunità. Gli stranieri che vivono invece in Toscana (dati 2014) sono 395 mila: rumeni, albanesi, cinesi e marocchini i più numerosi.
ore 08:04
Quelli che vogliono vedere e ricordare
Dal 2002 un treno parte alla fine di gennaio dalla Toscana fino ad Auschwitz e Birkenau, campi di sterminio simbolo della furia nazista. Fino al 2005 il treno partiva tutti gli anni, poi ogni due, intervallato dal meeting fiorentino; e sopra vi salgono ogni volta almeno cinquecento ragazze e ragazzi delle scuole superiori. Anche loro hanno contribuito al record di visite registrato nel 2015, il più alto di sempre, più del 2014 che finora aveva registrato il picco di ingressi.
Oltre 1 milione e 720mila persone da tutto il mondo ha voluto vedere con i propri occhi i due più grandi campi di concentramento e sterminio costruiti dai nazisti, fuori dalla cittadina polacca di Oświęcim, sessanta chilometri a ovest di Cracovia. Nel 2014 erano stati 1 milione e 534 mila, con sette visitatori su dieci con meno di diciotto anni.
Rispetto al passato, sono aumentati i turisti tedeschi (+24%), irlandesi (+57%) e ungheresi (+56%), ma anche quelli cinesi (+32%), nord e sudamericani (rispettivamente +39% e +51%). Gli italiani sono al quinto posto per numero di presenze – nel 2014 erano quarti - preceduti, nell'ordine, da polacchi, inglesi, statunitensi e tedeschi.
ore 08:00
Al Mandela Forum di Firenze è tutto pronto
È tutto pronto al Mandela Forum di Firenze per ospitare l'edizione 2016 del Giorno della Memoria.
Fonte: Regione Toscana
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