Viviamo in un'epoca in cui, per non offendere Tizio e Caio, siamo disposti a radere al suolo l'intera Roma. Stiamo vivendo in una società politicamente corretta così violenta da far impallidire i regimi totalitari del terzo mondo.
Sì, perché la violenza non è solo quella fisica, quella delle manganellate, quella che avverti subito e ti concede, magari, la possibilità di reagire o, al limite, di fuggire; la violenza a cui oggi siamo sottoposti è quella subdola e strisciante, quella bella che si veste dei colori dell'arcobaleno, tanto da far innamorare delle ideologie più assurde e aberranti i beoti, gli annichiliti, gli intruppati dei centri sociali che bruciano la macchina dell'operaio perché difendono i diritti dei lavoratori, i codardi, gli ignoranti e quelli che si considerano buoni e tolleranti verso il prossimo (a patto che tu la pensi esattamente come loro). È questa violenza che, come l'orda dei barbari che caló dalle Alpi, oggi vuol fare tabula rasa della nostra millenaria civiltà, che vuole spazzare via quei principi e quei valori che ci hanno resi quelli che siamo, che nella sua immensa miseria vuol travolgere le più elementari ed evidenti leggi della natura.
Bisognerebbe solamente ridere in faccia a quegli amministratori (siano essi impegnati a distruggere un piccolo paese o una nazione intera) fautori di questo tentativo di scempio, poveri cristi allevati in batteria nelle scuole di regime, dove si insegna a non ascoltare la propria coscienza e si inculcano nel cervello dogmi fondati sul nulla, senza abituare al ragionamento e al discernimento ma convincendo della bontà assoluta del pensiero unico di partito. I paladini del buonismo e del politicamente corretto non sono altro che il frutto degenere di un periodo storico altrettanto degenere, dove si confondono i diritti con i capricci e la libertà con il pensiero unico.
In quest'epoca in cui si cerca di ridurre un popolo ad un insieme di individui indistinti e non pensanti, senza alcun valore a guidarli se non quello di non avere valori, è ovvio che si ricorra alla violenza "bella", proprio per non correre il rischio che nell'individuo riemerga quell'istinto di sopravvivenza e quel senso di dignità che lo porterebbe a ribellarsi a cotanto scempio.
E allora non stupiamoci se i nostri amministratori usano i colori dell'iride per fare scempio dello stemma comunale, se arrivano ad autotassarsi per un evento di pura propaganda politica spacciandolo per evento culturale, se non si rendono conto che il paese non è il loro gingillo privato da rompere "tantopoineprendounaltro".
Non stupiamoci se non possiamo più esprimere liberamente il nostro pensiero perché altrimenti Tizio e Caio si offendono, se ci vogliono carponi a fare da zerbino per soddisfare i loro capricci del momento, non offendiamoci se ci etichettano come bigotti, retrogradi, omofobi, fascisti, perché noi, che non siamo, per fortuna, nè Tizio nè Caio, vogliamo difendere i nostri valori, tra i quali c'è la famiglia vera, quella costituita da un padre e da una madre naturalmente in grado di compiere il miracolo più grande che nessuna bizza isterica, per quanto bella e colorata, potrà arrivare a negare e a impedire che si verifichi: donare la vita.
Non potremo mai essere dalla parte di chi considera la vita un mero oggetto e non il valore per eccellenza: un oggetto talvolta così ingombrante da potersene disfare senza alcuno scrupolo.
Noi, purtroppo per loro, siamo quelli orgogliosi di essere tacciati da lor signori di bigottismo, arretratezza, ignoranza, omofobia e di essere fascisti, perché noi siamo quelli che staranno sempre orgogliosamente in piedi a difendere i valori della nostra civiltà. E da questa parte porteremo avanti sempre e comunque la nostra lotta per la difesa dei nostri principi e delle nostre tradizioni, perché non vogliamo che Roma venga rasa al suolo per il capriccio di due individui permalosi.