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La storia di Gulotta in un libro presentato in Consiglio regionale, Giani: "Un dovere parlare dell'orrore di Alkamar"

Giuseppe Gulotta

Un uomo di cui si riconosce “il senso civico”, quello che traspare “dal libro che ha scritto e che presenta”. Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale, introduce in palazzo Panciatichi la presentazione di “Alkamar, la mia vita in carcere da innocente” (ed. chiarelettere). La storia incredibile di Giuseppe Gulotta, 55 anni, accusato appena diciottenne dell’omicidio di due carabinieri ad Alcamo Marina, in provincia di Trapani, e assolto per non aver commesso il fatto dopo 22 anni di carcere e 36 di calvario giudiziario.

Il libro, scritto a quattro mani dallo stesso Gulotta con Nicola Biondo, riunisce un parterre di personalità intervenute per confrontarsi sul “caso” che emoziona a più riprese l’affollata platea della sala Gonfalone. “È un caso emblematico su cui è importantissimo che si discuta nelle sedi istituzionali – afferma Giani –; le istituzioni hanno l’obbligo di farsi carico di ciò che è successo affinché non accada mai più”. Qui sta “il senso della presentazione di questo libro questa sera, a maggior ragione nei tre mesi che la Toscana ha dedicato alle riforme penali e all’abrogazione della pena di morte da parte del Granduca Pietro Leopoldo”, aggiunge il presidente.

Sul tavolo ci sono le tematiche dei diritti civili, e la questione della tutela della vita umana. Accanto a Giani lo stesso Gulotta, e lo scrittore Biondo che afferma: “Sembra incredibile, ma la Toscana è la prima istituzione italiana a ricevere Gulotta”. Che pure è stato ricevuto recentissimamente da papa Francesco – lo conferma don Pier Francesco Amati, il parroco di Gulotta –; protagonista di una storia che è ormai nota a un pubblico sempre più vasto.

Tra i relatori intervenuti c’è anche Alfonso Sabella, magistrato, che parla di “un pugno allo stomaco per una persona normale, ma soprattutto per uno come me, un uomo di legge e delle istituzioni”. “Ho lavorato per tanti anni a Palermo in quella terra in cui ho arrestato tanti latitanti ed ho svolto tante indagini, sempre rispettando al massimo le regole. Il rispetto delle regole è quello che differenzia lo Stato dell’anti Stato”, aggiunge.

L’appuntamento è stata l’occasione per presentare il progetto della Fondazione ‘Giuseppe Gulotta’, ispirato proprio dall’esperienza giudiziaria di Gulotta. L’iniziativa muove dall’esigenza di creare uno strumento forte ed efficace per la tutela delle vittime di errori giudiziari che hanno prodotto sentenze di condanna ingiuste. Il costituendo Ente sarà finanziariamente indipendente da qualunque potere politico, e con l’ausilio di esperti nelle materie legali e scientifiche consentirà l’avvio delle procedure di revisione delle sentenze.

La Fondazione svilupperà accordi di partenariato con le Università e altri enti con analoghe finalità, in un’opera di sensibilizzazione delle coscienze civili sugli effetti sociali dell’errore giudiziario e per la tutela della presunzione di innocenza.

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