Il Regolamento urbanistico per tutti.
Questo il nome della presentazione interattiva on-line del Regolamento urbanistico del Comune di Firenze messa a punto dal Laboratorio di cartografia del Dipartimento di architettura dell'Università di Firenze.
Quando la città cresce gli indirizzi strategici del piano urbanistico si rappresentano con le principali direttrici di espansione. Quando invece si tratta di pianificare una città che cambia al suo interno con delle operazioni di rigenerazione urbana, come nel caso fiorentino, la rappresentazione si fa più complessa. Le aree da trasformare sono diffuse nella città in maniera casuale poiché dipendono dalla presenza di edifici da recuperare con nuove funzioni.
Per ciascuna area di trasformazione il Regolamento fiorentino fornisce una scheda con le prescrizioni da seguire nell'intervento: la superficie che può essere utilizzata per ciascuna destinazione d'uso e i vincoli cui è sottoposta l'area. Le schede sono dettagliate, ma si rischia di perdere la visione d'insieme. E' un po' come se una foresta fosse descritta con le foto di ciascun albero.
A questo problema cerca di sopperire la presentazione realizzata dal dipartimento universitario attraverso delle mappe che mostrano con le variazioni di colore quali zone della città saranno investite dalle maggiori trasformazioni nel quinquennio 14-19, periodo di validità del Regolamento. Le mappe rappresentano anche l'intorno nel quale gli effetti della trasformazione, come ad esempio i valori immobiliari, potrebbero essere maggiormente evidenti.
Si tratta di scenari che, nella presentazione del lavoro, vengono commentati dall'assessore all'urbanistica di Firenze Lorenzo Perra come «un'interessante rappresentazione della Firenze di domani che mette in evidenza sia la mixité funzionale prevista nel Regolamento Urbanistico, che la diffusione pressoché estesa a tutto il territorio urbanizzato degli interventi di rigenerazione urbana». Un lavoro che il direttore del Dipartimento di architettura, Saverio Mecca giudica «un esempio ottimo di come si potrebbe sviluppare la cooperazione istituzionale fra gli enti di governo del territorio e le istituzioni di ricerca fra le quali l'Università è la più rilevante».
Ferdinando Semboloni