“Dire che le Istituzioni pubbliche troppo spesso si dimenticano dei bambini innocenti dietro le sbarre è un'affermazione priva di fondamento perché i fatti parlano chiaro: l'amministrazione comunale ha a cuore la questione dei bambini in carcere e lo dimostra la battaglia vinta e portata avanti con grande determinazione dall'assessore Funaro per fare uscire da Sollicciano Giacomo, il bambino di 6 anni che si trovava nella struttura con la madre”.
Lo afferma il presidente della Commissione Politiche sociali Nicola Armetano, replicando alle consigliere Miriam Amato e Donella Verdi. “A proposito delle condizioni in cui versa il carcere di Sollicciano, il Consiglio comunale e la Giunta stanno seguendo la vicenda e l'assessore Funaro ha tenuto costanti contatti con il provveditore Carmelo Cantone – spiega il presidente Armentano – il quale le ha inviato una relazione sugli interventi che hanno già fatto dopo il sopralluogo dell'Asl e che stanno continuando a effettuare come richiesto anche da una mia domanda di attualità di oggi”.
“Per quanto riguarda gli interventi riferiti riporto quello che emerge dalla relazione: raddoppio delle forniture mensili a ciascun detenuto di materiali per la pulizia degli ambienti e l'igiene personale; risoluzione del problema relativo al cambio settimanale delle lenzuola fornite dall'amministrazione, tinteggiatura di tutte le stanze di alloggiamento e degli ambienti comuni del reparto femminile, miglioramento dell'erogazione dell'acqua calda nelle docce; riparazioni urgenti delle infiltrazioni più gravi provenienti dai tetti. Per quanto riguarda la presenza dei topi, dall'autunno la ditta che si occupa della derattizzazione ha effettuato azioni più mirate per debellare il problema. Da settimane – conclude il presidente Armentano – non viene più registrata la presenza di topi nella sezione, tenuto conto che è stata fatta un'accurata bonifica di zone come cavedi o interstizi di vario tipo. Voglio ribadire con forza che nei luoghi dove viene privata la libertà, giustamente negata per un reato commesso, non possiamo impedire di dare valore alla persona intesa come essere, perché già questo può essere un buon substrato per essere se stessi e, una volta rieducati, può essere un buon punto di partenza per ricrearsi una vita. Non solo occorre dare forza e sostegno all'integrità di chi è in carcere in termini di salute ma dobbiamo impegnarci per fortificare e rinforzare i valori etici di queste persone smarrite coinvolgendo chi è detenuto in attività sportive e culturali”.
Fonte: Comune di Firenze - Ufficio stampa