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Pochi contratti full time, licenziamenti collettivi e una crisi persistente. Per la Cgil un 2015 da lasciarsi alle spalle

La conferenza del bilancio 2015 della Cgil

Un licenziamento collettivo di quindici persone nella Cartotecnica Maestrelli di Cerreto Guidi, cinquanta sfratti per morosità (anche con l'intervento della forza pubblica), duecento persone con gravi problemi economici legati alle negative vicende delle banche e una percentuale del 90% dei lavoratori di Co&So (e delle cooperative a questa legate) a cui non si riesce a garantire contratti full time. Ecco i dati che sono emersi dal bilancio 2015 della Cgil, presentato oggi, 29 dicembre, alla sede della Camera della Cgil in via S.Mamante a Empoli. E molti altri sarebbero emersi se gli intervenuti si fossero messi a illustrare i vari casi in cui la crisi imperversa nell'Empolese Valdelsa.

"La fantomatica ripresa che viene tanto ostentata ancora non esiste. - spiega Rossano Rossi, segretario di zona della Cgil - "A causa della cattiva informazione le persone potrebbero essere indotte ad autocolpevolizzarsi per la mancanza di occupazione. La verità è che il lavoro continua a non esserci e che i posti persi restano sempre di più rispetto a quelli creati".

"Come sindacato possiamo invece affermare di aver chiuso l'anno in positivo con una tenuta del tesseramento nel numero dei pensionati. -continua il segretario- abbiamo anche registrato circa 700 lavoratori in più nella lista dei tesserati alla Cgil rispetto all'anno passato". E lo stesso incremento si è venuto a verificare anche per quanto riguarda la Fiom.

Al centro della conferenza stampa anche il tema della sburocratizzazione. Si tratterebbe di una realtà inesistente secondo le parole di Rossano Rossi, in quanto le documentazioni che le persone ricevono direttamente a casa (come quelle di Imu e Tasi)  continuano ancora a necessitare dell'intervento del personale della Cgil, poiché molto spesso si tratta di materiale incompleto e poco comprensibile.

Anche le imprese sono state oggetto in questo 2015 di gravi riduzioni e perdite. "Molti provvedimenti che dovevano riguardare le industrie  si sono tradotti in niente. - ha affermato Iuri Campifiloni di Fiom - Una delle problematiche maggiori è la mancanza di imprenditori che decidono di investire sul territorio."  Un esempio può essere sintetizzato dalla vicenda della Twin Disc di Limite sull' Arno che presenterà nel 2016 un piano industriale che conterà ben il 40% in meno della forza lavoro.

"Siamo al settimo anno di crisi e non vediamo nessun investimento da parte dei privati bensì soltanto una riduzione di quegli strumenti che sarebbero invece necessari per affrontare la crisi. - continua Campifiloni- È stato rilevato che ben il 70% delle aziende metalmeccaniche della Valdelsa conta meno di 15 lavoratori. E gli artigiani del 2016 potranno avere un ammortamento di soli 90 giorni."

È stata constatata una grave riduzione anche nel settore degli appalti pubblici che, come ha spiegato Beatrice Rovi, hanno avuto come conseguenza una nuova organizzazione degli orari degli operai, impegnati oggi prevalentemente in turni part time. "Bisogna tornare a governare gli appalti politicamente. - ha terminato la Rovi - Per questo abbiamo anche proposto un protocollo d'intesa come quello di Bologna, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta".

Secondo quanto affermato invece da Salvatore D'Amico (Slc-Cgil), gli ultimi mesi del 2015 sono stati anche i protagonisti di un comportamento antisindacale da parte di aziende del territorio che hanno penalizzato i lavoratori che si erano rivolti alla Cgil. "È un atteggiamento paradossale che necessita di valutazioni repentine e accurate per quanto riguarda il comportamento aziendale del territorio".

È stata quindi la mancanza di visibilità di questa presupposta ripresa e tutti i motivi che ne stanno all'origine, il leitmotiv della conferenza di bilancio del 2015 della Cgil. "C'è stata un'incapacità totale nella stesura del Job Act -ha concluso Silvia Mozzorecchi di Filctem Cgil- Non si fa altro che rimandare a futuri decreti e provvedimenti e questo non ci permette di dare risposte concrete a chi si rivolge a noi. Visto che molte persone fra quelle che governano il nostro Paese vengono proprio dal nostro territorio, non resta che sperare che si ricordino da dove vengono e che agiscano di conseguenza".

Maria Vittoria Minisgallo

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